Battesimo del Signore
La scena è austera e solenne. Tremenda e affascinante. Come ogni rivelazione del Signore.
Il fiume Giordano è popolato di penitenti che, con sincerità e con dolore autentico, ascoltano la “voce” di colui che grida nel deserto: “Preparate le vie del Signore”.
Una voce che invita a cambiare modo di vivere. Devono essere abbattute le colline dell’orgoglio, dell’autosufficienza, della pretesa vana di poter fare tutto senza il Braccio potente di Dio.
Devono essere appianate le valli, cercando, negli abissi sempre scomodi e torbidi del cuore, le infedeltà nei confronti del Dio Liberatore, Buono e Fedele.
Un invito destinato a ciascuno di noi, segnati nell’intimo da picchi di capriccio, confusi con una libertà sbagliata e con una vita che non sa distinguere più ciò che è bene da ciò che è male.
Ognuno di noi ha in sé pozzi reconditi e bui che versano l’acqua inquinata di una vita parallela al bene e giustificata come se fosse bene.
Il profeta è dentro la sua pelle di cammello, uomo di penitenza che incoraggia a pentirsi.
Mentre la gente fa la fila per farsi versare sul corpo l’acqua del dolore per i peccati, un Uomo, sconosciuto a tutti, si accoda, ultimo, per farsi, anche lui, battezzare da Giovanni.
Accanto al forte e roccioso predicatore, si profila il volto mite e dolcissimo dello Sposo che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
E’ la potenza creatrice di Dio. E’ l’amore di Dio che si è fatto bambino con tutta la nostra imperfezione, a partire dalla semplicità e dalla povertà della mangiatoia.
E’ cresciuto come ragazzo che apprende e inizia a diffondere la Sapienza. Si presenta al Giordano come giovane umile e anonimo: uno dei tanti peccatori di Israele.
Viene da Nazareth di Galilea, terra insignificante per farsi battezzare da Giovanni.
Il servo battezza il Signore del cielo e della terra. L’amato versa l’acqua della penitenza sull’Amore.
La creatura segna col sigillo della penitenza il Creatore.
L’Amore che salva, è fatto sempre di scelte assurde, per la nostra meschina visione del mondo.
L’Amore gioca sempre sui tempi della sorpresa e dello stupore. Non per mettersi in vista, ma per un suo bisogno incontenibile.
L’Amore o è tutto o non è Amore.
Mentre quell’Uomo, Gesù di Nazareth, figlio di Maria e Giuseppe, uno di noi, figlio del falegname esce dall’acqua, si squarcia il cielo e lo Spirito discende verso di Lui come una colomba. Mette il suo sigillo. Spande il suo irresistibile profumo di vita nuova. Consacra il Cristo, speranza di ogni povero e di ogni schiavo schiacciato dai potenti. Orecchio e cuore sensibilissimo alla voce di chi grida inascoltato. Compagno di viaggio degli scarti del mondo per includerli a pieno diritto tra i figli di Dio.
Mentre quell’Uomo, Gesù di Nazareth, figlio di Maria e Giuseppe, uno di noi, figlio del falegname esce dall’acqua si squarcia il cielo e viene dall’alto una Voce: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
Il Padre-Amore, lo Spirito-Amore dichiarano a tutti noi che quel Gesù è l’Amatissimo Figlio, custode di tutto l’Amore.
Siamo immersi nel Fuoco che crea e trasforma ogni giorno il mondo, il cuore degli uomini e delle donne di questo mondo.
Oggi la manifestazione di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, raggiunge la più alta vetta. La possiamo anche contemplare, perché è diventata carne della nostra carne, offrendoci il dono di essere anche noi Figli amati. Figli di adozione.
Da questo momento Gesù è il punto di riferimento, la bussola, il conforto, la ragione di vita, la motivazione nelle scelte, la presenza nella prova, il custode buono, il custode bello della nostra esistenza, l’Amore di Dio sempre visibile, sempre a portata di mano, il Vivente. Dio che si fa toccare e vedere, gustare e sentire, cogliere nel suo profumo di vita.
E’ Lui stesso ad invitarci come chi sente il bisogno di farci partecipare a tutti i suoi doni.
“Voi assetati, venite all’acqua della salvezza. E’ gratuita. Se ne berrete vivrete. Venite tutti. Il Padre ama tutti. Chiama tutti. Accoglie tutti”.
Se uno di noi è nel peccato, Gesù, il Figlio, lo riporta lungo la strada dell’amore. Noi ci fermiamo sul ciglio. Il Signore passa, misericordioso, e ci soccorre con l’unguento delicato del perdono.
Quando i nostri pensieri sono lontanissimi dai pensieri di Dio, è questa la vera ed efficace terapia del cuore.
Proprio così: quando le nostre vie ci portano per strade che non sono del Signore, la Parola di Gesù ci illumina, scende come pioggia benefica in noi. Ci purifica e ci disseta.
Noi la accogliamo come acqua dal pozzo inesauribile e purissimo della sua tenerezza.
Gesù, desiderio infuocato del mio cuore. Rivelati come il Figlio, l’Amato. Il Prediletto nel quale il Padre si compiace.
Gesù, ho sete, ho fame di Te. Rischio di venir meno lungo la strada che è soltanto e ostinatamente la mia e non la tua. Chi mi può dare l’acqua di cui ho bisogno? Chi può sfamare il mio cuore che viene meno?
Gesù, sono in mezzo alla folla del Giordano, smarrito e confuso. Mi turbinano nella mente e nella pelle i miei peccati. Non so a chi rivolgermi.
Nella fila, in mezzo ai tanti, ci sei Tu.
Lo grida Giovanni: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”.
Allora sei tu la mia salvezza. Ho trovato Colui che cercavo. Ho trovato l’amato del mio cuore.
Ti seguo. Voglio vedere dove abiti. Voglio fare esperienza di te. Della tua casa che forse è soltanto un giaciglio sotto un ulivo.
A pensarci, Gesù, la casa per me sei Tu. Voglio accogliere il tuo invito: “Vieni e vedi”.
Vengo. Vedo. Non posso più staccarmi dalla tua presenza. Non posso più fare a meno del tuo amore. Non posso più rinunciare alla tua attrattiva irresistibile.
Ti chiedo soltanto un dono ulteriore, Gesù. Permettimi di correre, senza esitazioni, da Simone, da Elisabetta, da nonno Michele, dal mio amico barbone che ogni mattina mi aspetta per la colazione calda. Sono miei fratelli. Voglio raccontare tutto anche a loro. Sono sicuro che rimarranno contenti e ti seguiranno anche essi, forse con una passione più forte della mia. Non sapranno resistere alla tua chiamata e al tuo invito.
Lasciami andare per un momento Gesù. Non posso tenere soltanto per me la gioia di averti incontrato.