Battesimo del signore

Tra gli aneddoti relativi alla vita di P. Pio da Pietrelcina ce n’è uno veramente curioso.

Un giorno il santo frate udì una persona che bestemmiava e prontamente le assestò un potente ceffone in piena faccia “con quanta forza aveva nel braccio” riferiscono i testimoni. L’episodio è ben immortalato nel film “Padre Pio. Tra cielo e terra”, uscito nell’anno 2000, in cui il ruolo del santo è bene interpretato da Sergio Castellitto.

Anche Giovanni Battista non scherzava: sulle rive del Giordano gridava alla gente: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?”.

Ma la Bibbia non ci aveva detto che Dio è misericordia e dolcezza?

Il Battista parla invece di ira imminente, di alberi che saranno tagliati e gettati nel fuoco.
Mah…

Ci chiediamo: è possibile avere un brutto carattere ed essere santi?

Se pensiamo, tra i tanti, al grande dottore della Chiesa Girolamo, scontroso, polemico e aggressivo al punto da essere detestato perfino da molti confratelli sacerdoti, la risposta sembrerebbe affermativa.

C’è conflitto tra l’ira di Dio di cui parla Giovanni Battista e la misericordia di Dio di cui parla l’evangelista Luca?
La risposta è: no.
Anzi: per fortuna esiste l’ira di Dio!

Cioè: per fortuna Dio è contro il peccato, non lo accetta, lo rifiuta e lo condanna totalmente.

Non c’è nulla di peggio di una madre che giustifica il figlio tossicodipendente dicendogli: “La droga ti fa bene!”. Una simile madre conduce alla morte il proprio figlio.
Beata la madre che grida, arrabbiata: “La droga ti uccide!”.

Dio dice sempre che il male è male. Non lo giustifica. Mai. Lo chiama per nome e lo denuncia con forza, anche usando persone con un brutto carattere. Gli sta a cuore in sommo grado di condannare il peccato.
Ma perché?
Per salvare il peccatore.

Per questo, nella Bibbia, castiga, ammonisce, richiama, punisce.

“Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre” (Is 50,20).

Beato chi chiama il male con il proprio nome, senza paura, anche con veemenza, come il Battista.

L’ira di Dio è strumento di redenzione e salvezza per l’uomo.

Oggi, festa del Battesimo del Signore, Giovanni Battista, anziché ricevere una denuncia per stalking, riceve una visita di Gesù, che lo benedice e lo approva. Con la sua presenza lo legittima, come se gli dicesse implicitamente: “Vai avanti così, amico mio. Non temere. Continua a gridare e ad arrabbiarti”.

Verrà giorno in cui anche Gesù si arrabbierà così, rovesciando tavoli e sedie nel tempio di Gerusalemme e scacciando venditori e cambiavalute.

Il testamento di Papa Benedetto XVI ci fa tornare in mente le parole di Giovani Paolo II: “Il più grande peccato di oggi è la perdita del senso del peccato”. Cioè la perdita di Dio.

In questa festa del Battesimo del Signore è bene sottolineare il significato profondo della visita di Gesù a Giovanni, lungo il Giordano.

Anche se il Battista oppone resistenze, Gesù insiste, davanti a tutti, per farsi battezzare da lui. Desidera legittimarlo in maniera pubblica e ufficiale: vuole mandare un segnale chiaro.

Vengono in mente le parole di Dio al giovane Giosuè: “Oggi stesso comincerò a glorificarti agli occhi di tutto Israele, perché sappiano che come sono stato con Mosè, così sarò con te” (Gios 3,7).

Il messaggio che ci viene oggi dalla liturgia è un forte invito alla conversione.

All’inizio del 2023 siamo chiamati a rinnovare le promesse del nostro battesimo e a fare qualche buon proposito per il nuovo anno.

Una vita spirituale senza propositi realistici è piatta e non ci fa crescere.

In questo nuovo anno ci impegneremo a chiamare male il male e bene il bene.

Ci sforzeremo di evitare il peccato, di diventarne complici, di assecondarlo anche implicitamente.

Ci impegneremo a denunciarlo esplicitamente, anche se questo ci dovesse costare sofferenze, emarginazione, incomprensioni, solitudine.

In una parola: cercheremo di essere fedeli al patto che abbiamo fatto con Dio nel Battesimo: rinunciare a Satana e credere in Dio.

S. Teresa d’Avila dice che è necessaria una “determinada determinación”, cioè una scelta chiara, radicale, a favore del bene e contro il peccato, per poter progredire un poco nel nostro cammino.
Tutto questo si è realizzato il giorno del nostro battesimo.
Ne siamo consapevoli?

Gesù, servo sofferente, “eletto” che “proclama il diritto con verità”, “chiamato per la giustizia”, “luce delle nazioni” (prima lettura), “consacrato in Spirito Santo e potenza” per “risanare chi sta sotto il potere del diavolo” (seconda lettura), viene al Giordano per farsi battezzare da Giovanni, per legittimarlo.

E viene a sua volta legittimato dal Padre, che gli dice: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Vangelo).

A noi il compito di imitarlo, come abbiamo chiesto a Dio nell’orazione all’inizio della Messa:

“Padre d’immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli: concedi a noi che oggi celebriamo il mistero del suo battesimo nel Giordano, di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto, in cui il tuo amore si compiace”.

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