Battesimo del Signore
Tu sei l’amato
In te ho posto il mio compiacimento. Essere amato. Lasciarsi amare è quanto di più arduo l’uomo possa “fare”. Siamo sempre tutti presi dal fare … Se fai così, tutti sono contenti di te. Non fare così, se no poi Dio non è contento. Fare, fare, fare … Gesù viene per dirti: Fa’ come me. Impara a “stare”. Come? In preghiera. Cioè: se tu arrivi a sentire Dio come tuo Padre, non ti porrai il problema di cosa fare o non fare. Vivrai la tua relazione di amore con Lui come la cosa più naturale che ci sia, e se sceglierai di vivere una cosa piuttosto che un’altra sarà perché la sentirai tua o perché penserai di non recare dispiacere alla Persona che ami, tuo Padre. Finché non entri in questa stanza profonda che è il segreto del tu per Tu con Dio nella trasparenza di ciò che sei non ti sentirai amato. Farai mille cose per dimostrare a te e agli altri, Dio compreso, che sei bravo, che fai le cose per bene, che cammini nella perfezione. Ma non ti servirà ad altro che a incatenare le tue possibilità di amare. Potrai amare solo quando avrai imparato a lasciarti amare. Sei figlio, Dio ti ama perché sei suo figlio, non perché fai o non fai delle cose. Quando l’amore traboccherà dal tuo cuore, verrà con sé che guarderai il mondo, le persone, la vita in tutt’altro modo. E ti sembrerà tutto così piccolo di fronte all’amore che Dio ha per te che non potrai fare a meno di narrare le meraviglie dell’incontro a chiunque troverai sul tuo cammino.
CONTEMPLAZIONE
Signore, la tua voce sulle acque mi fa ricordare i primi versetti della Scrittura. Lo Spirito aleggiava sulle acque, dava loro movimento, era il simbolo della vita che ovunque si esprimeva … La tua voce risuona
in me ogni volta che le tue parole lasciano eco nella memoria e nel sentire, ogni volta che ho il coraggio di stare in silenzio davanti a te. Cosa non ho ricevuto da te? Piego le ginocchia al tuo passaggio, Gesù. Che io ti veda … nelle acque del perdono ricevuto e donato, nelle lacrime del grazie che come incenso, salendo ogni giorno a te, risaneranno le mie piaghe.
Il Vangelo dei piccoli
Gesù va al fiume Giordano. Giovanni lo vede e parla di lui a quanti pensavano che lui era il Messia. Non si può prendere in giro le persone. Ognuno è chiamato a vivere il progetto che Dio ha su di lui. Giovanni è precursore di Gesù, cioè gli va avanti e prepara le strade nei cuori. Lui è la voce, Gesù è la parola. Lui battezza con l’acqua perché i cuori si preparino a riconoscere il Figlio di Dio che sarebbe venuto, Gesù battezzerà con il fuoco. Che paura! Quale fuoco? Il fuoco dell’amore che infiamma di vita tutto ciò che esiste. L’acqua del battesimo lava le colpe, le porta via. E Gesù anche va a togliere le colpe? No. Lui non ha colpe. In quel momento, mentre scende nel fiume Giordano, porta le colpe di tutti noi. Che peso! Non quelle di qualcuno, ma le colpe di tutti gli uomini di tutti i tempi, comprese le tue … Gesù ci libera da ogni peso, a un patto però. Che noi prendiamo su di noi la sua croce. La sofferenza, vissuta nel suo amore, è una moneta preziosa. Immagina che tu vuoi liberare qualcuno che è stato sequestrato. Devi pagare un riscatto, tanti soldi. Con i soldi della sofferenza tu liberi chi è prigioniero del male, proprio come ha fatto e fa Gesù. Lui è venuto e ha detto: Ti voglio raccontare tutto il mio amore. E anche se tu mi metti sulla croce e mi fai soffrire, io continuo ad amarti. Tu quando guarderai la croce ti ricorderai di cosa significa amare fino alla fine, amare senza tirarsi indietro. Ogni sofferenza ha un grande valore, è come se un pezzetto di croce lo portassi anche tu con Gesù per aiutare qualcuno. Se vivi un momento di gioia, chissà … forse c’è qualcuno che sta offrendo il suo dolore per te!
Dio nel pozzo
Una comitiva di zingari si fermò al pozzo di un cascinale. Un bambino di circa cinque anni uscì nel cortile, osservandoli ad occhi sgranati.
Uno zingaro in particolare lo affascinava, un pezzo d’uomo che aveva attinto un secchio d’acqua dal pozzo e stava lì, a gambe larghe, bevendo. Un filo d’acqua gli scorreva giù per la barba di fuoco, corta e folta, e con le mani forti si reggeva il grosso secchio di legno alle labbra come se fosse stata una tazza.
Finito che ebbe, si tolse la fusciacca multicolore e con quella si asciugò la faccia. Poi si chinò e scrutò in fondo al pozzo. Incuriosito, il bambino si alzò in punta di piedi per cercare di vedere oltre l’orlo del pozzo che cosa stesse guardando lo zingaro. Il gigante si accorse del bambino e sorridendo lo sollevò da terra tra le braccia.
«Sai chi ci sta laggiù?», chiese. Il bambino scosse il capo.
«Ci sta Dio», disse. «Guarda!», aggiunse lo zingaro e tenne il bambino sull’orlo del pozzo. Là, nell’acqua ferma come uno specchio, il bambino vide riflessa la propria immagine. «Ma quello sono io!».
«Ah!», esclamò lo zingaro, rimettendolo con dolcezza a terra. «Ora sai dove sta Dio».
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