Cristo Re dell’Universo
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
Conosciamo questo testo che, ai giorni nostri, è uno dei più citati e discussi. È importante, ma non è tutto il Vangelo: anche questa pagina del Vangelo di san Matteo è inscindibile dal resto del suo Vangelo e del Vangelo intero.
Qualcuno infatti pensa che il solo criterio di giudizi – e di conseguenza di salvezza o di condanna – è la nostra risposta ai bisogni più concreti del nostro prossimo. Poco importa ciò che si crede e come si crede, poco importa la nostra appartenenza o meno a una comunità istituzionale, poco importano le intenzioni e la coscienza, ciò che conta è agire ed essere dalla parte dei poveri e dei marginali.
Invece in Matteo troviamo molti “discorsi” che si riferiscono al giudizio finale. Colui che non si limita a fare la volontà di Dio attraverso le parole non sarà condannato. Colui che non perdona non sarà perdonato. Il Signore riconoscerà davanti a suo Padre nei cieli colui che si è dichiarato per lui davanti agli uomini. La via della salvezza è la porta stretta. Per seguire Cristo bisogna portare la propria croce e rinnegare se stessi. Colui che vuole salvare la propria vita la perderà. San Marco ci dice anche: Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvato. Colui che non crederà sarà condannato. Queste parole ci avvertono di non escludere dal resoconto finale la nostra risposta ai doni soprannaturali e alla rivelazione. Guarire le piaghe del mondo, eliminare le miserie e le ingiustizie, tutto questo fa parte integrante della nostra vita cristiana, ma noi non rendiamo un servizio all’umanità che nella misura in cui, seguendo il Cristo, liberiamo noi stessi e liberiamo gli altri dalla schiavitù del peccato. Allora solamente il suo regno comincerà a diventare realtà.
Commento su Mt 25, 31-46
Per capire questa pagina del giudizio universale, occorre tener presente tutto il piano dell’opera di Matteo. Non bisogna mai leggere una pagina o un versetto di Vangelo fuori dal contesto. Ricordiamo sono cinque i discorsi su cui poggia l’impianto dell’evangelista Matteo: Montagna (beatitudini), Missionario, Parabole, Ecclesiale, Escatologico.
Il giudizio universale appartiene dunque al discorso escatologico. È l’ultima catechesi di Matteo. Forse l’esempio di pecore e capri è suggerito dall’idea della fecondità e dell’infecondità. La fecondità, nella Bibbia, è legata all’ascolto della Parola di Dio. San Matteo ricorda che c’è una marea di poveri, di disgraziati, di sofferenti. Una vera denuncia sociale. Bisogna fare qualcosa! Bisogna cambiare il mondo. Ma come? Cambiando se stessi. La missione prima, fondamentale, è la comunione tra i fratelli della comunità ecclesiale («sapranno che siete dei miei se avrete amore fraterno»). Matteo è l’evangelista della Chiesa. In sostanza la scena del giudizio universale è un ampliamento di Mc 1,41: «Chi vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome, perché siete di Cristo…». Il mondo della «giustizia» è il mondo celeste. Il mondo terrestre continua ad essere caotico, ma sulla terra ci sarà un segno di giustizia: la Chiesa, un popolo di giusti, presi dal progetto di Dio, gente non egoista, non invidiosa, non pigra, caritatevole («l’avrete fatto a me»). La Chiesa dunque è sacramento del mondo futuro (celeste), una presenza di giustizia, che porti il mondo a una crisi. Noi annunciamo la regalità di Cristo risorto realizzando un clima di fraternità. Ma tutto dipende dalla presenza di Gesù, l’Emmanuele. Il tema del Dio-con-noi apre e chiude il Vangelo di Matteo. («Sarà chiamato Emmanuele» – «Io sarò con voi…»). Gesù ha spostato il centro di gravità della religione: non più questione di opere-legge ma coscienza-fede. Ecco che le opere devono essere solo una conseguenza della fede, per non essere ipocrita quando predichi… Rischio della Chiesa non è la persecuzione, ma l’applauso degli uomini. Non dimentichiamo che Gesù ha creato nella gente una grandissima delusione, perché ha disatteso tutti i sogni e le rappresentazioni messianiche. Dio povero, Dio debole, Dio che perdona… Scandalo! Satana voleva distogliere Gesù da un messianismo di sofferenza e di umiltà. Ultimo attacco nel Getsemani: proprio fino a quel punto? Gesù ha rifiutato l’uso dei poteri, ha rifiutato l’uso di qualsiasi forza, sia fisica, sia psicologica. È la natura dell’amore! Non ci siamo ancora convertiti totalmente all’impotenza e alla debolezza del nostro Re!
Il giudizio universale
Dopo una vita semplice e serena, una donna morì e si trovò subito a far parte di una lunga e ordinatissima processione di persone che avanzavano lentamente verso il Giudice Supremo. Man mano che si avvicinava alla mèta, udiva sempre più distintamente le parole del Signore. Udì così che il Signore diceva ad uno: “Tu mi hai soccorso quando ero ferito sull’autostrada e mi hai portato all’ospedale, entra nel mio Paradiso”. Poi ad un altro: “Tu hai fatto un prestito senza interessi ad una vedova, vieni a ricevere il premio eterno”. E ancora: “Tu hai fatto gratuitamente operazioni chirurgiche molto difficili, aiutandomi a ridare la speranza a molti, entra nel mio Regno”. E così via. La povera donna venne presa dallo sgomento perché, per quanto si sforzasse, non ricordava di aver fatto in vita sua niente di eccezionale. Cercò di lasciare la fila per avere il tempo di pensare, ma non le fu assolutamente possibile: un angelo sorridente ma deciso non le permise di abbandonare la lunga coda. Col cuore che le batteva forte, e tanto timore, arrivò davanti al Signore. Subito si sentì avvolta dal suo sorriso. “Tu hai stirato tutte le mie camicie… Entra nella mia felicità”.
A volte è così difficile immaginare quanto sia straordinario l’ordinario.
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