Domenica 1^ di Avvento
Dio mio, in te confido: la fiducia in Dio”che viene” ci introduce nel tempo di Avvento e contraddistingue la nostra preghiera. La speranza fa vivere. Gesù scuote i discepoli, impedisce che il loro amore si raffreddi, non esita a ricorrere a immagini severe, che comunicano un senso di urgenza e richiamano all’attenzione la coscienza di chi ascolta. L’Avvento liturgico, mentre celebra questa attesa della venuta di Gesù, alimenta la nostra tensione di credenti verso l’incontro definitivo con lui, dando unità e senso ai molti frammenti di cui si compone la nostra vita. Il Vangelo ci esorta a stare pronti: il Signore è già presente qui e ora, viene sempre nella nostra esistenza e verrà in modo definitivo nel giorno e nell’ora che non conosciamo. Perciò occorre vegliare, agire con saggezza, al tempo stesso con distacco dalle cose terrene e con impegno. Il credente sa quale è il suo compito: lavorare perché il progetto di Dio cresca all’interno della storia umana. L’immagine posta da Isaia (I° lett.) è quella di un grande corteo di popoli che convergono “nella luce del Signore” verso la “città della pace”. Ed è questo anche il compito dell’uomo: creare pace, affinché gli uomini possano camminare secondo le vie del Signore. Occorre perciò essere consapevoli dell’importanza del momento presente, come ricorda Paolo nella seconda lettura: già spunta l’aurora della salvezza, è vicino il momento in cui Dio viene a salvarci. Questo impone un preciso dovere: gettare via le “opere delle tenebre” e indossare le “armi della luce”.