Domenica 25^ del Tempo Ordinario
MEDITAZIONE
I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Gesù ci dice che essere figli della luce non significa non impiegare al massimo le capacità di intelletto e di “tornaconto” personale. Quello che cambia rispetto ai figli delle tenebre è la trasparenza dell’essere e la scelta di un fine che sia la garanzia quotidiana di una vita che non si esaurisce nel frammento di tempo in cui fluisce, ma sconfina nell’infinità di Dio.
Gesù oggi ci porta in giudizio. È chiesto ad un amministratore di rendere conto del suo operato. Accusa: sperperare gli averi della persona per cui lavora. Cosa fa? Non impiega energie per discolparsi. Sa che sarà dimesso dal suo incarico. Cerca di trarre profitto per sé anche in questo momento, pensando al domani. Faticare di braccia o mendicare? No. Non ci sono le forze e poi è umiliante. Crea dei vincoli di gratitudine, obbliganti per sé. Era consueto che l’amministratore prendesse una parte per sé dagli interessi. Quindi rinuncia alla sua parte che aveva pattuito con i debitori. Cento barili di olio. Cinquanta erano per lui. Cento misure di grano. Venti erano per lui. Non chiede perché al momento non gli servano. Non chiede perché si riserva di “riceverle” al momento della necessità. È astuto. Cosa farebbe con barili di olio e misure di grano? Se invece per riconoscenza domani quelle persone lo accoglieranno in casa, sarà servito e riverito! Scaltro… Gesù loda questo suo modo di fare perché usa la sua intelligenza per salvarsi come persona. La ricchezza disonesta, quella cioè che tu non hai guadagnato, usala per custodire la tua vita di domani. La fedeltà è cosa seria, ma va vissuta giorno per giorno nelle cose più banali come nelle cose importanti. Sei chiamato ad amministrare le ricchezze che tu non ti sei dato, ma se sperperi e non sai trarne profitto per te, a che ti serve? Non puoi servire i padroni del momento. Dio è molto più che un padrone, è tuo padre. Ti ha sognato, pensato, voluto, creato, amato da sempre. e ti ha messo in mano ogni sua cosa, compreso suo Figlio. Sapeva che sei maldestro, che non sei attento, che ti distrai facilmente, ma non per questo ti ha negato le sue ricchezze. La fedeltà all’amore è la via per la quale ti sarà possibile servire qualsiasi realtà, non in condizione di dipendenza ma nella libertà dell’essere figlio che non manca di nulla perché tutto ciò che è del Padre è suo. Gesù chiede di mettere le proprie abilità a servizio di qualcosa di più che mantenersi con barili di olio e misure di grano. La fedeltà alla propria identità chiede di mettersi a servizio dell’uomo sempre, in cose di poco conto e in cose importanti. Allora sì che si vive come figli della luce!
CONTEMPLAZIONE
Ti benedico, Signore, perché mi dai consiglio, il mio cuore mi istruisce. Quando lascio che tu cammini avanti a me, so che non posso vacillare. E vivo sicuro che mai mi abbandonerai perché la mia vita ti appartiene
Il Vangelo dei piccoli
Gesù racconta oggi un’altra parabola che richiama quella dei due figli della scorsa domenica. C’è sempre una ricchezza di mezzo. Ricordate il figlio più piccolo che prende la sua parte e se ne va, pensando di vivere la sua libertà lontano da casa? Sciupa tutto, si toglie tutti gli sfizi e poi ha fame. La sua libertà lo fa diventare schiavo dei porci che hanno le carrube da mangiare mentre lui muore di fame. Il figlio più grande pensa di essere schiavo di suo padre e invidia il figlio più piccolo, senza accorgersi che tutto quello che appartiene al padre è anche suo. Lui è libero perché è figlio non servo! Ma non se ne rende conto. Uno si è smarrito andando via da casa, l’altro si è smarrito restando in casa. Oggi si parla di uno che gestisce le ricchezze di un uomo ricco e sperpera. Anche il figlio minore si dice che aveva sperperato… è sempre questione di libertà. Questo amministratore fa come gli pare con le ricchezze che non sono sue, finché un giorno gli viene chiesto conto di ciò che combina e viene licenziato. Pensa che ti ripensa trova la soluzione per mantenersi: fare in modo che gli altri si sentano obbligati a mantenerlo. Furbo! Gesù ammira la sua astuzia, non certo la sua disonestà e ci dice: Fatevi amici sì con le ricchezze di questo mondo, ma donando tutto, non ricattando…
La fedeltà nelle piccole cose ti porta alla fedeltà nelle grandi cose. Niente ti appartiene perché è Dio che ti ha donato e ti dona tutto. Tu puoi arricchirlo con la tua intelligenza, ma se lo fai tenendo tutto per te, muori! Non hai un tesoro nel cielo. Il tuo padrone sono i tuoi beni! E poi? Che ci fai? Il cielo non si compra… Dio non lo paghi. Se vendi tutto quello che hai e lo dai ai poveri, allora sì, loro ti apriranno le porte del paradiso di cui loro hanno le chiavi: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. Ma poveri in spirito è la stessa cosa che poveri senza soldi o possibilità? Sei abbastanza intelligente per riconoscere i poveri che piacciono a Dio, quelli che hanno Lui come unica ricchezza.
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