Domenica 27^ del Tempo Ordinario
La sacralità della famiglia e l’indissolubilità del matrimonio
Celebriamo oggi la XXVII Domenica del tempo ordinario e la parola di Dio ci induce a riflettere su un tema di grande attualità: la dignità del matrimonio e della famiglia e l’assoluta negazione del divorzio nella prospettiva cristiana. Il Vangelo di Marco che ascoltiamo oggi ci presenta Cristo Maestro che insegna ai suoi discepoli i fondamenti etici del suo messaggio. Gesù è il vero ed unico teologo morale che può giustamente rivendicare alla sua persona l’autorevolezza di quello che dice e che indica come via di salvezza, ma anche come personale risposta all’amore di Dio nella vita coniugale.
Sappiamo come possa apparire dura questa parola a quanti hanno purtroppo abbandonato la strada della vita coniugale, si sono separati e sono divorziati. Cristo ammonisce senza compromessi terminologici, giuridici, che tutto ciò che viene legato spiritualmente davanti a Dio, nella piena coscienza di intendere e volere, nella libertà non può essere sciolto, perché a consacrare il patto d’amore tra l’uomo e la donna non sono solo le due persone che si impegnano ad amarsi e a rispettarsi per tutta la vita, ma è Dio stesso, su cui si fonda il matrimonio sacramento. Le promesse fatte a Dio hanno valore definitivo e non temporanee o parziali, o di convenienza o di temporaneità, se vanno bene o ci vanno bene. La parola data rimane per sempre, soprattutto se è data nella massima coscienza e libertà interiore. I veri matrimoni, anche se sciolti da un punto di vista civile, non si interrompono mai, perché quelli sacramentali hanno un altro peso ed un altro valore. Comprendiamo il dramma che vivono tante coppie che si sono separate o divorziate. La misericordia di Dio è infinita, e quindi almeno nel frequentare la chiesa, nella preghiera, nell’ascolto della parola di Dio ritrovino il senso di quella fede messa in seria crisi con la crisi coniugale.
Gesù in ragione della debolezza dei nostri modi di pensare e di agire coglie l’occasione per dire che lo stile di vita cristiana è semplice, essenziale, puro, proprio come i bambini. Non bisogna mandare via i bambini, ma accoglierli, cioè non bisogna rifuggire da quei comportamenti che ci fanno essere noi stessi e crescere nella bontà. Questo vale in tutte le vocazioni, ma soprattutto in quella coniugale, dove una persona si dovrebbe integrare perfettamente con l’altra e costituire un solo progetto di vita.
Strettamente collegato al testo del Vangelo è la prima lettura tratta dal Libro della Genesi, dove si parla appunto della creazione dell’uomo e della nascita della famiglia, basata sul matrimonio, che è un’istituzione naturale. La coppia, l’unione, la collaborazione entrano a pieno titolo nel progetto della creazione. Il concetto di coppia, relazione, di interdipendenza, di comunione e di condivisione nel matrimonio è qui espresso in modo chiaro e significativo. Noi siamo fatti gli per gli altri. La solitudine, l’individualismo non trova riscontro in una visione autenticamente cristiana. La koinonia (comunione, l’intimo legame e la relazione fraterna degli uomini tra di loro) l’agape (amore fraterno, disinteressato), prevalgono sua una concezione materialistica ed edonistica (ricerca del piacere nella vita) dell’amore e del matrimonio. Capire questo nel nostro mondo significa fare scelte di vita capaci di reggere agli urti devastanti del valore famiglia.
Il testo della seconda lettura di oggi, incentrato sulla Lettera agli Ebrei, ci presenta la figura del Cristo redentore dell’umanità, morto sulla croce per noi. Il modello di amore e di sacrificio per tutti è Cristo che si immola per noi sulla Croce. Se avessimo costantemente rivolto il nostro pensiero al Crocifisso, ben volentieri accetteremmo le croci che ci vengono consegnate dalla vita in qualsiasi stato in cui ci troviamo e soprattutto nel matrimonio.
La coppia che fonda la sua esperienza di amore e di relazione su Cristo ha la garanzia di farcela, in quanto solo la grazia che deriva dal matrimonio può sostenere il cammino dei coniugi nelle prove. Non a caso gli sposi nel giorno del matrimonio si giurano fedeltà e si impegnano l’uno nei confronti dell’altro nella buona e nella cattiva salute.
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