Domenica 29^ del Tempo Ordinario
Senza stancarsi mai
La fede sulla terra, dov’è? L’uomo cerca risposte dall’uomo. E non contento, perché l’uomo non può dare risposte eterne, continua a cercare ovunque, ma invano. La lucerna della fede orienta a percorrere i sentieri di casa, quelli che il cuore spinge a cercare, ma se gli occhi sono pieni di luci artificiali ci si perde … Grideremo al Padre di venirci a prendere lì dove siamo? Oppure continueremo come siamo ad essere orgogliosi e a voler fare tutto da noi? La grandezza della vedova è che cerca giustizia da chi può fargliela, non se la fa da sé. Nel suo chiedere c’è l’accettazione piena della sua condizione. E questo le permette di trovare risposta. A ognuno il suo, ma se tu pretendi il tutto, rischi di perdere anche quello che hai, perché non lo vedi, non ne vivi. Il dono della preghiera lo hai già intessuto nelle fibre della tua umanità, lo senti premere dal di dentro verso l’infinità di Dio che è il senso unico del tuo esistere, ma lo copri con mille sensazioni e rumori, riducendolo a una richiesta scarna di utilità. Quando ti disporrai a percepire le grandezze del Suo amore per te, nascoste nelle ore e nei minuti che divori ogni giorno, allora sì … cadrai in ginocchio e le lacrime del cuore saranno le sole tue parole, perché sarai inebriato dal Mistero!
MEDITAZIONE
Per un po’ di tempo egli non volle… il problema grosso della vita umana: il subito, l’immediato. Se la vedova avesse letto quel “non volere” come “risposta definitiva”, avrebbe rinunciato a qualcosa di importante. Ma quella vedova vive non in base alla volere del giudice, si lascia guidare da quello che vive e ha fiducia che il suo volere tenace arriverà a superare le diffidenze e le resistenze dell’altro.
Pregare sempre, senza stancarsi mai, è una necessità, non un’esperienza accidentale. Senza stancarsi mai … una sfida per l’uomo oggi che si stanca in breve di tutto e cerca continue novità che lo facciano sentire protagonista! Come si fa a non stancarsi mai? Gesù vuol ricondurre la nostra attenzione non al fare ma a ciò che costituisce la nostra natura più profonda, l’appartenenza a Dio. Non ci si stanca di essere figli, è uno status esistenziale che si esprime in mille modi, ma esce dallo spazio della scelta. Pregare sempre è essere figli del Padre sempre. L’ambito della scelta sta nel voler stare in contatto più o meno con Colui che è la nostra origine e il nostro perché, ma non nell’essere da Lui stati pensati, voluti, attesi, amati. Un figlio non può smettere di esserlo, pur volendolo! Lo farà razionalmente ma non realmente! La parabola della vedova e del giudice ci dà la misura della perseveranza, la portata di quel “mai”. Se una cosa ti sta a cuore, non demordi, perché il tuo pensiero e la tua vita sono occupati interamente, non puoi farne a meno. La vedova che va dal giudice nutre una speranza sola: ricevere giustizia. Non ha nessuno, non ha nulla da perdere, chiede. Si rende conto di essere un fastidio per quel giudice? Sicuramente sì, ma è più importante quello che vive. Ha bisogno di qualcuno che la difenda, e l’unico può essere il giudice. Non sta chiedendo qualcosa di strano, chiede a lui di essere quello che è: giudice. Non è un favore personale, è il perché del suo esistere. Non importa se non teme Dio e non ha riguardo per alcuno, non importa se non vuole. Importa che sia giudice. Ed è quella insistenza che gli dà la possibilità di espletare quello che è. Dove poteva andare se non lì? La vedova lo sa, è l’unica possibilità. E insiste finché non ottiene. Dà fastidio perché è una memoria costante all’altro del suo potere. Sei giudice? E fallo allora! Favolosa la risposta del giudice: arriva a fare giustizia per levarsela di torno. Non la poteva più vedere! Questa vedova mi dà tanto fastidio. Non dice: L’ascolto perché ha ragione. Lo sa che le spetta la giustizia. Unica motivazione del suo “scomodarsi” è il togliersi un fastidio. Il riferimento costante per l’uomo è se stesso, sempre. Questa sorta di idolatria perenne che chiude alla voce altrui può essere smossa dalla presenza perseverante di chi agli occhi di Dio gioca tutte le sue possibilità di vita. Ma noi abbiamo timore di dare fastidio e ci ritiriamo facilmente di fronte al diniego altrui. Appena sentiamo che l’altro non tollera la nostra presenza, andiamo altrove, dove siamo cercati e accetti. Il non stancarsi della preghiera vuole essere invece l’invito a perseverare in ciò che crediamo necessario alla nostra vita. Si sfondano i muri più alti con la perseveranza di ciò che è giusto. E allora avremo intorno a noi qualche vedova che ci chiede giustizia? Tentiamo di eliminare dalla nostra attenzione ogni voce che ci dà fastidio perché ci ricorda ciò che “dobbiamo” di nostro agli altri? Dio fa giustizia prontamente. Ma c’è qualcuno che cerca il suo appoggio? C’è chi grida giorno e notte verso di lui? Dio non fa attendere. Ma i nostri sguardi sono incapaci di vedere le risposte di Dio perché offuscati da pensieri e ragionamenti vani.
CONTEMPLAZIONE
Gesù, di fronte alle avversità della vita presso chi potrò trovare giustizia? Il mio affanno quotidiano mi conduce a gridare contro. Insegnami tu a gridare verso di te, giorno e notte. E il mio grido si perda nel silenzio per tornare a me carico della tua voce: Eccomi! Sono qui, non temere … Quando capirà che tu non sei la soluzione dei miei problemi, ma Colui che si prende cura di me al punto da farsi carico di tutto ciò che vivo?
Il Vangelo dei piccoli
Cosa significa pregare? Gesù dice che è necessario pregare sempre, senza stancarsi mai. Hai visto i pesci? Vivono nell’acqua, se escono dall’acqua muoiono. La preghiera è la nostra acqua, è ciò che ci fa vivere, che ci nutre, che ci sostiene, lo spazio in cui tutto ciò che siamo genera vita. Un bimbo piccolo piccolo vive dello sguardo della mamma, la segue ovunque si muove, e se non la vede, piange perché pensa di averla perduta per sempre. Se si sente guardato dalla mamma, intraprende le sue prime avventure, inizia a camminare, a fare delle cose nuove. Quello sguardo che lo segue gli dà la sicurezza che non avrà nulla da temere, perché c’è chi lo custodisce e ha cura di lui perché lo ama. Tu preghi quando ti senti guardato e seguito da Dio. Ti senti amato e questo ti fa sentire importante, prezioso, capace di qualsiasi cosa. Sai di non essere mai solo. Quando tu non ce la fai, Lui è là, pronto a intervenire. E come tutte le mamme sa cosa è bene per te. Un dialogo di intesa che è fatto di parole dette e non dette, ci si capisce al volo. E ci si sente alleati perché si vuole la stessa cosa! Noi invece pensiamo che la preghiera sia un chiedere quello che vogliamo. Se non otteniamo quello che piace a noi o che a noi sembra utile, ci inquietiamo e magari non preghiamo più quasi fosse un dispetto! Pregare è amare, e si ama sempre quando l’amore è vero… La vedova va dal giudice perché è convinta che prima o poi l’ascolterà. Anche quando tutto sembra dirle che non verrà ascoltata, lei continua ad andare. Essere cocciuti nelle cose che valgono è una virtù grande: ti permette di arrivare alla meta. Non ti arrendere mai di fronte alle difficoltà, poco più in là, se continui a camminare per quella strada troverai la risposta che cerchi è sulla via della preghiera.
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