Domenica 30^ del tempo ordinario
Lungo la strada
Balza in piedi, lascia ogni sostegno e si precipita verso Gesù. Ecco la risposta del cieco che vive lungo la strada all’invito ricevuto da Gesù. La vita si rimette in movimento quando riceve in qualche modo la presenza di Dio; è come un vortice la conversione del cuore. Chi sta nelle tenebre apre un varco verso la luce con il suo grido che è una porta aperta nella fede: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!
Il figlio di Timeo sente che c’è Gesù lungo quella strada, lo riconosce come Colui che ha portato la liberazione al suo popolo, e non fa’ che levarsi verso di lui. È finita la schiavitù del lasciarsi andare, la povertà del rimanere cieco. Finalmente i passi verso la città santa hanno lasciato delle orme profonde come fossero sprazzi di cielo tra i ciottoli della terra. E chi attende sa riconoscerli! Chi è vincolato dalle catene del buio sa apprezzare anche la polvere che quei piedi calpestano accanto a sé. Un cuore stretto dai morsi della fame di luce ritrova la bellezza del balzare in piedi che fa del giacere inerte una memoria sbiadita e dell’andare dietro a Gesù una memoria vivente del dono ricevuto. Getta il mantello! Lévati in piedi e vieni anche tu! Dalle tenebre della tua morte per le fibre della sua croce si intravede già l’aurora di risurrezione
CONTEMPLAZIONE
Gesù, i miei occhi sono spenti. Ascolto i rumori della vita e avverto tanta nostalgia di ciò che non tramonta. Scruto l’orizzonte nella speranza che i contorni delle cose che vivo non si sfumino e il senso della perdita mi attanagli come eco di un per sempre che si è dileguato. Quando i miei occhi tentano di accaparrare per sé non sono forse occhi di un cieco? Quante possibilità di vita non viste, smarrite qua e là nell’affannosa ricerca di riempitivi istantanei! Quanto vorrei custodire i segreti che tu hai seminato nella mia vita! Insegnami, Gesù, a non strappar via dai miei desideri le tue parole di vita. Dove camminerò altrimenti? Su quali vie? Tu sei la via! L’unica via che conduce al cielo, l’unica via che conduce all’uomo, l’unica via che conduce al mio cuore.
Un sandwic
Beati
La proclamazione delle beatitudini non è una serie di formule augurali, prospettiva del futuro che giungerà al momento del compimento. Piuttosto è una affermazione, una costatazione di fatto, la proclamazione della situazione presente.
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Infatti la beatitudine va ricercata nella appartenenza al Regno che è già in atto; è un fatto ormai compiuto. Questa è l’affermazione chiave che ci permette di comprendere tutte quante le affermazioni successive.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Per comprendere meglio si fa incontro l’ottava beatitudine che contiene la medesima affermazione della prima. Questo ci autorizza a ricercare una sintonia tra “i poveri in spirito” ed i “perseguitati per la giustizia”.
Nella dinamica paolina dell’essere umano (corpo, anima e spirito) lo spirito è il luogo dell’incontro con Dio, della rivelazione: “Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. Il povero in spirito è colui che manifesta il bisogno di Dio e lascia a Lui lo spazio per la comunione. Così è di colui che cerca la giustizia, nel senso biblico della parola: il giusto è colui che si mette nella prospettiva di Dio e del suo Progetto.
Queste due “beatitudini” nella loro similitudine sono quasi un sandwich, un contenitore che ci permette di comprendere tutte le altre.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Per comprendere il senso di queste affermazioni occorre “inserirle” nel mezzo alle altre due affermazioni. I diversi atteggiamenti, dal pianto al lavoro per la pace, trovano una corrispondenza nella situazione futura, dalla consolazione all’essere chiamati figli di Dio. Il motivo della beatitudine non va cercato nella prospettiva di una realtà futura annunciata, ma nel fatto che tutti questi atteggiamenti non sono altro che esplicitazioni dell’essere poveri in spirito e di costituire così il regno dei cieli.
La beatitudine non è una categoria futuribile, ma una realtà che si rende esplicita adesso dentro questa nostra storia.