Domenica 5^ del Tempo Ordinario
Esegesi
Mi scosto da terra e prendo il largo, seguendo il Signore Gesù. Getto via per lui la mia barca e la mia vita. Mi fido della sua Parola e mi riconosco peccatore, bisognoso della guarigione e della salvezza che vengono solamente da lui. Lascio che lui mi parli, che mi racconti la storia meravigliosa del suo Amore per me. Chiamo a questa festa anche i miei amici, i vicini e i conoscenti, perché, insieme, la gioia sia moltiplicata.
Il mare e il tema dell’esodo
Gesù è in piedi, sta presso la riva del mare, è innalzato al di sopra delle oscurità minacciose e ignote dei flutti del mare e della vita. Si pone di fronte a questo popolo radunato, pronto per l’ascolto e per l’esodo, lui, il buon pastore, con la verga della sua Parola. Vuole condurci attraverso i mari e gli oceani di questo mondo, in un viaggio di salvezza che ci porta sempre più vicini al Padre. Il Signore parla e le acque si aprono davanti a lui, come già è avvenuto presso il Mar Rosso e presso le rive del fiume Giordano. Anche il mare di sabbia del deserto viene sconfitto dalla potenza della sua Parola e si apre, diventando un giardino, una strada pianeggiante e percorribile per quanti decidono il viaggio di ritorno a Dio e da lui si lasciano guidare. In questi pochi versetti del vangelo, il Signore Gesù prepara, ancora una volta, per noi il grande miracolo dell’esodo, dell’uscita dalle tenebre di morte per la traversata salvifica verso i pascoli verdeggianti dell’amicizia con lui, dell’ascolto della sua voce. Tutto è pronto: il nostro nome è già stato pronunciato con infinito amore dal pastore buono, che ci conosce da sempre e ci guida per tutta l’eternità, senza lasciarci cadere mai dalla sua mano.
L’ascolto della fede che conduce all’obbedienza
È il secondo passaggio del glorioso cammino che il Signore Gesù ci offre attraverso questo brano di Luca. La folla si stringe attorno a Gesù, spinta dal desiderio intimo di «ascoltare la Parola di Dio»; è la risposta all’invito perenne del Padre, che percorre tutta la Scrittura: «Ascolta, Israele!» e «Se il mio popolo mi ascoltasse!». È come se la folla dicesse: «Sì, ascolterò che cosa dice Dio, il Signore». Ma l’ascolto che ci viene indicato e suggerito è completo, non superficiale; è vivo e vivificante, non morto; è ascolto della fede, non dell’incredulità e della durezza di cuore. È l’ascolto che dice: «Sì, Signore, sulla tua Parola io getterò la mia rete». La chiamata che il Signore ci sta rivolgendo, in questo momento, è prima di tutto la chiamata alla fede, a fidarci di lui e di ogni parola che esce dalla sua bocca, sicuri e certi che tutto ciò che lui dice, si realizza. Come Dio disse ad Abramo: «C’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore?». O come fu detto a Maria: «Nulla è impossibile a Dio» e allora lei disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». È qui che dobbiamo arrivare; come Maria, come Pietro. Non possiamo essere soltanto ascoltatori, perché illuderemmo noi stessi, come dice san Giacomo; resteremmo ingannati dalla smemoratezza e ci perderemmo. La Parola va realizzata, messa in pratica, compiuta. È grande la rovina di chi ascolta, ma non mette in pratica la Parola; bisogna scavare profondo e porre il fondamento sulla roccia, che è la fede operosa .
La pesca come missione della Chiesa
L’adesione dell’ascolto e della fede porta alla missione, cioè ad entrare nella comunità istituita da Gesù per la diffusione del regno. Sembra che Luca, in questo brano, voglia già presentare la Chiesa che vive l’esperienza post-pasquale dell’incontro con Gesù risorto; noto, infatti, i molti richiami al brano di Gv 21,1-8. Gesù sceglie una barca e sceglie Pietro e, dalla barca, chiama uomini e donne, figli e figlie, a continuare la sua missione. Noto che il verbo «prendi il largo» è al singolare, riferito a Pietro che riceve l’incarico di guida, ma l’azione della pesca è al plurale: «gettate le reti», riferita a tutti coloro che vorranno aderire e partecipare alla missione. È bella e luminosa, è gioiosa quest’unica missione e fatica comune per tutti! È la missione apostolica, che inizia ora, in obbedienza alla Parola del Signore e che giungerà molto al largo, fino agli estremi confini della terra (cf Mt 28,19; At 1,8; Mc 16,15; 13,10; Lc 24,45-48).
È interessante notare il vocabolo usato da Luca per indicare la missione che Gesù affida a Pietro e, con lui, a tutti noi, quando gli dice: «Non temere… sarai pescatore di uomini». Qui non viene usato lo stesso termine che troviamo già in Mt 4,18ss, in Mc 1,16 o anche in questo brano al v. 2, semplicemente pescatore; qui c’è una parola nuova, che compare solo due volte in tutto il Nuovo Testamento e che deriva dal verbo «catturare», nel senso di «prendere vivo e mantenere in vita». I pescatori del Signore, infatti, gettano le loro reti nel mare del mondo per offrire agli uomini la Vita, per strapparli dagli abissi e farli ritornare alla vita vera. Pietro e gli altri, noi e i nostri compagni di navigazione in questo mondo, possiamo continuare, se lo vogliamo, in qualsiasi stato ci troviamo, quella sua stessa meravigliosa missione di inviati del Padre «a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10).
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