Domenica 5^ di Quaresima
NELLA POLVERE
Gesù è nel tempio al mattino. Tutto il popolo va da lui. Si siede a insegnare quando arrivano gli scribi e i farisei con una donna e la mettono nel mezzo. Gesù non risponde alla domanda che si sente rivolgere come provocazione. Si china e si mette a scrivere per terra. Perché? Gesù non guarda la donna, si china come a vestire di dignità quella dissacrazione. Quale rispetto per un momento così intimo al quale quella donna è stata strappata? Pur nel tradimento due persone che si amano sono state denudate dagli sguardi intriganti di altri. E l’uomo? Dov’è rimasto? La donna è stata portata al giudizio di Gesù. E il suo compagno? Perché non è là? Gli occhi di Gesù amano quella donna che si vede improvvisamente messa in piazza, addirittura nel tempio, una donna impaurita per il suo domani di fronte a quel Maestro così diverso dagli altri. Gli occhi di Gesù custodiscono la vergogna della donna che è stata “violentata” ed esposta senza alcun pudore. Quel silenzio vuole essere come un mantello che ricopre la sua nudità. Il silenzio di sillabe che si scrivono nella polvere. E quando essi insistono nel domandare, Gesù li porta a tacere anche loro, invitandoli a un giudizio equo. Lei ha peccato? Chi è senza peccato può giudicarla e lanciare contro di lei la pietra della morte. Le tavole di pietra su cui Mosè aveva scritto la legge di Dio si sono stagliate nei cuori e li hanno induriti fino a che l’osservante possa dire: Io sono la legge. Tutti se ne vanno uno per uno. E i più anziani sono i primi a lasciare il giudizio. I più accaniti non possono negare di essere anch’essi peccatori. Un peccatore può comprendere l’altro, non accusarlo o giustiziarlo addirittura.
Perché il solo che possa giudicare è Gesù, tra i presenti l’unico senza peccato. Resta solo infatti Gesù. E può guardarla finalmente. Si alza e le rivolge parola. La chiama per nome, aspetta da lei risposta a ciò che sta vivendo. Ti rendi conto? Se ne sono andati tutti. Tutti quelli che ti hanno portato qui e volevano farti fuori in nome della legge. Stai nel mezzo non più come oggetto di accusa e di morte, ma come oggetto di attenzione d’amore. Io potrei condannarti. Ma non ti condanno. Ci siamo incontrati. Ora la tua vita può cambiare: ecco il verdetto pronunciato per te. La vita inizia nuovamente.
Mentre andrai porterai in cuore un desiderio nuovo, quello di non peccare più, perché il peccato si scrive nella polvere, la tua storia si scrive in cielo. Non potrai più dimenticare quello che il Signore ha fatto per te .