domenica della SS. Trinità
Celebriamo oggi la solennità della Santissima Trinità. Dopo la bella celebrazione della Pentecoste, in cui abbiamo contemplato la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e abbiamo gustato l’armonia dello Spirito, che si manifesta nei diversi linguaggi che ciascuno di noi mette in atto per dare voce alla creatività della Chiesa, oggi ci apprestiamo a entrare nel grande mistero trinitario. Ci lasciamo guidare dalla Parola di Dio che la liturgia oggi ci presenta, per assaporare a fondo la profondità di questo sublime incontro tra Dio Trinità e l’umanità.
Ci troviamo di fronte a un mistero grande, che è impossibile spiegare razionalmente. Il mistero, come l’amore, non può essere compreso con la sola ragione; non è questione di teorie o dimostrazioni matematiche. Del mistero tuttavia, come dell’amore, possiamo farne esperienza. È difficile parlare concettualmente e teoricamente del mistero trinitario, ma possiamo osservare come la Santissima Trinità operi in noi. Questo mistero ci dice essenzialmente che Dio è relazione e noi, di conseguenza, non possiamo fare a meno di essere persone di relazione. ‹‹Non è bene che l’uomo sia solo›› (Gen 2,18) leggiamo nella Genesi. Dio ci ha creati relazionali. La relazione fondamentale alla quale il Signore Dio ci chiama è con lui. Alla luce di questa consapevolezza, lasciamoci guidare da tre messaggi che vogliamo accogliere dalla Parola di Dio di oggi.
Il primo messaggio, lo prendiamo dalla prima lettura, tratta dal libro dei Proverbi: ‹‹quando egli fissava i cieli, io ero là›› (Pro 8,27). Questa prima lettura esprime tutta la meraviglia che sgorga osservando Dio all’opera. Quando Dio opera desta meraviglia. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo operano sempre in comunione. Quando c’è comunione, c’è meraviglia. Come ci insegna l’esperienza della Pentecoste, la comunione non c’è quando tutti la pensano allo stesso modo, ma quando ognuno scopre la propria unicità, il proprio linguaggio, e lo mette a servizio dell’armonia dello Spirito. Quando Dio fisava i cieli ha dato inizio a un’opera grandiosa. Troppe volte ci dimentichiamo di guardare il cielo; troppe volte ci dimentichiamo di essere parte di un universo sognato e voluto da Dio; troppe volte ci dimentichiamo che la meraviglia di Dio è in atto; troppe volte ci dimentichiamo che mentre Dio fissava i cieli, già ci amava.
Il secondo messaggio lo prendiamo dal vangelo: ‹‹quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità›› (Gv 16,13). Il brano di oggi, come tutto il vangelo di Giovanni, insiste tanto sul tema della verità. È una parola che ricorre spesso nel suo racconto. Questo significa che la verità rappresenta il centro della nostra ricerca interiore. Siamo assetati di verità. Eppure è una parola che in fondo ci spaventa tanto. Nel vangelo di Giovanni leggiamo: ‹‹io sono la via, la verità e la vita›› (Gv 14,6). Gesù stesso dice di essere la verità. Questo, per noi cristiani, significa che la verità non è un concetto, né una teoria filosofica, ma è una persona: Gesù. Cercare la verità significa cercare lui, relazionarci con lui. Se la verità è una persona, questo vuol dire che siamo chiamati a relazionarci con la verità. La verità non si possiede, ma se ne fa esperienza entrandoci in relazione. Gesù ci invita a seguirlo e a fare esperienza di verità. La relazione con lui ci porta al centro del mistero cristiano: l’amore di Dio. Celebrare la Santissima Trinità sta a significare per noi celebrare la relazione fondamentale alla quale Dio ci chiama: ‹‹l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato›› (Rm 5,5), come leggiamo nella seconda lettura di oggi.
Infine, il terzo messaggio che prendiamo dalla Parola di Dio è un tempo verbale che torna con particolare forza nel vangelo di oggi: il futuro. L’evangelista usa molti verbi al futuro: verrà, parlerà, dirà, annuncerà, glorificherà, prenderà. Il futuro indica la dinamicità dell’azione. Non è un caso se la liturgia ci propone di celebrare la Santissima Trinità ascoltando questo vangelo ricco di verbi al futuro. Questo dato ci dice che Dio è dinamico e non statico. Dio non rimane fermo di fronte a noi. Dio opera e, come abbiamo già detto, quando Dio opera desta meraviglia. Siamo dunque invitati a entrare in questa dinamicità che è la dinamicità dell’amore. Il cuore di Dio non è mai fermo, ma sempre in movimento. Chi ama ha sempre il cuore in movimento.
Gustiamo appieno questa solennità entrando nel cuore di Dio, che desidera prendere dimora in noi. Ci aiutino queste tre dimensioni che la Parola di Dio oggi ci consegna: la dimensione della meraviglia, della verità e della dinamicità dell’amore. Non siamo chiamati a comprendere una teoria, ma a fare esperienza di una relazione che è capace di cambiare la nostra vita.
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