Domenica dell’Ascensione del Signore
L’Ascensione ci immerge nel mistero di Dio, anche se, per parlare della nuova condizione di Gesù, si ricorre a immagini “visibili”, cioè nell’ordine dei sensi. Il mistero oggi celebrato è lo stesso mistero della Resurrezione: l’uso del “passivo teologico” (è stato) sottolinea l’agire di Dio in Gesù. Non ci parla di “allontanamento”, ma di “gloria”, ci parla dello Spirito di Dio che ci chiama ad essere collaboratori. L’Ascensione al cielo, come la risurrezione, è manifestazione della gloria di Dio e i credenti sono chiamati testimoni e annunciatori della sua “gloria”: a glorificarlo con la sua vita, con la parola e l’azione. Le tre letture ci portano al centro della fede cristiana. Nel Vangelo il Gesù benedicente è fonte di gioia e consolazione nello Spirito. La reazione dei discepoli non è di avvilimento o di depressione, al contrario, essi sperimentano in sé la gioia intensa, che non li ricaccia nel passato, ma li fa restare in attesa del compimento della promessa, in attesa dello Spirito. Questo manifesta che evangelizzare non è un progetto umano, ma è porsi all’interno del progetto di Dio per essere suoi collaboratori. E’ lo Spirito Santo il protagonista dell’azione ecclesiale, ci dice la I^ lett., e richiede la nostra collaborazione e conformazione a Cristo per essere testimoni (II^ lett.)