Domenica delle Palme
La domenica delle palme comincia con il racconto dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, seduto su un asino, simbolo del messianismo di Gesù. Non è un’animale da guerra. E’ simbolo di mitezza, di pace e di servizio. Anche noi, se desideriamo portare Gesù nel mondo, se vogliamo regnare con lui, imitiamo quest’asino che porta Gesù.
Ma ora contempliamo alcuni punti del racconto della Passione secondo Marco.
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù.
Diciamo che Gesù ha preso su di sé il peccato del mondo, che ha pagato per noi. Cosa significa? Qui abbiamo un esempio concreto, che ci aiuta a capire come lo fa. Sono vicino a Gerusalemme e i discepoli hanno paura. La situazione è molto tesa. Il gesto esagerato di questa donna è l’occasione per tirare fuori questa tensione. I discepoli lo fanno scaricando tutto il loro malessere su questa donna, accusandola e giudicandola. Sono infuriati dice il testo. Gesù, per difenderla, parla della sua prossima morte, riattirando su di sé l’attenzione e tutto il malessere dei discepoli impauriti. Infatti è la goccia di troppo, che fa scattare Giuda. Così facendo Gesù ha preso su di sé tutta la violenza che stavano scaricando su questa donna, ha preso su di se il peccato dei discepoli, ha fatto da capo espiatorio. In altre parole, è morto per lei, come è pronto a morire per ognuno di noi.
Contempliamo questa sua Passione vissuta per noi.
disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?».
Notiamo che non chiedono “chi è?”. Dicono: “Sono forse io?”. Tutti hanno paura di non farcela. E’ bene che anche io abbia questa lucidità.
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu».
Contempliamo Gesù che ha paura, e allo stesso tempo continua a chiamare Dio Abbà. Segno di totale fiducia e grande affetto. Potessimo riuscirci anche noi!
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò.
Gesù non reagisce, non dice nulla!
Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio.
Anche qui, non reagisce. Marco ci fa contemplare un Gesù che è Signore della situazione. Si sottomette agli eventi senza difendersi. Quando i discepoli capiranno questo, scapperanno tutti e Gesù rimane solo, fino alla morte.
Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo»…
Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici»… Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
Durante tutto il processo, nel vangelo di Marco, che è il più antico e quindi il più attendibile storicamente parlando, Gesù tace. Riconosce solo di essere il Figlio del Benedetto e il re dei Giudei, a dimostrazione che non prova a sfuggire dalla condanna che ne scaturirà.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Alle nove è già in croce. Hanno fatto tutto in fretta per paura di Gesù e della folla. Ma Gesù si è sottomesso a tutto, prendendo su di sé anche il peso delle loro paure. Il peso del peccato del mondo.
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Questa è l’ultima tentazione: “Scendi dalla croce; facci vedere chi sei!”. Ma Gesù non è venuto per farci vedere chi è. E’ venuto per stare con noi.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Gesù ha voluto condividere anche questo. Anche la nostra fatica di credere di fronte alla morte, anche l’esperienza di sentirsi abbandonato da tutti e da Dio. Anche il sentirsi fallito. Ci rendiamo conto?
Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo.
Gesù muore e subito il velo del tempio, che c’impediva di vedere Dio, non c’è più. Ora, contemplando Gesù che muore così, possiamo intravedere la grandezza e totale gratuità dell’amore di Dio per noi, per me. Signore Grazie.
Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Fino ad allora, ogni volta che qualcuno provava a dire che Gesù era il figlio di Dio, Gesù lo metteva a tacere, perché sapeva che lo avrebbero associato ad un re guerriero. Ora, davanti alla croce, finalmente si può dire, perché non è più equivocabile.
Ma cosa ha visto questo centurione, abituato a vedere gente morire in croce, di così diverso?
Buona domenica.
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