Domenica delle Palme
Gridavano: Osanna
Gesù entra nella dimenticanza della gloria. Gli echi delle acclamazioni portano altri echi, e nulla e nessuno potrà illudere Gesù sul suo immediato futuro. Quando si è consegnato all’AMORE dell’uomo, sapeva bene cosa poteva accadere. Tutti cercano Gesù, ma chi lo conosce veramente? Chi fa esperienza di Lui. Se non ti vibra nelle viscere dell’interiorità la voce del Padre che pronuncia il tuo nome, non potrai capire le follie di un amore che accetta di andare fino in fondo, costi quello che costi!
Buon cammino tra i ciottoli del quotidiano sì al vangelo. La croce sarà l’ultima parola del non compromesso: la Parola di Dio non ammette condizioni. Per il fatto che esiste chiede risposta: Osanna o Crucifige…
Gesù si avvicina a Gerusalemme. Quando sta per arrivare manda avanti due discepoli con un mandato ben preciso: Andate, slegate l’asino che sta lì. Il Signore ne ha bisogno, ma ve lo rimanderà subito. Un asino mai cavalcato, preso in prestito. Gesù, il Figlio di Dio, il Signore dell’universo prende in prestito una creatura per entrare nella città santa. È il giorno del suo trionfo. Un asinello con dei mantelli sopra. Gesù vi monta. Un entrata speciale, regale. La gente stende mantelli sulla strada, i passanti tagliano rami e li gettano sulla via. Avanti e dietro tutti gridano: Osanna! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore … Cosa avviene di fronte alla persona di Gesù che passa nelle strade della nostra vita? Il primo movimento è: acclamare, riconoscere, benedire. Non passa molto tempo che quelle grida si leveranno per un’altra acclamazione: a morte! Accogliere Gesù non è una passeggiata. Lui non è un potente, non elargisce favori, non arriva per risolvere le cose. Lui cavalca un asinello, non cerca riconoscimenti altisonanti, non ha nulla di proprio se non il nome, l’appartenenza al Padre, la presenza di una Parola che crea continuamente la vita.
E l’asinello? Non era davvero prevedibile che potesse essere preso da Gesù. Potrebbe essere il simbolo della tua persona. Sei piccolo, nessuno ancora ti ha cavalcato, quindi sei nuovo a questa cosa, sei legato vicino a una porta, fuori, sulla strada. La scelta che lui fa di te ti rende grande! Sei legato, finché Cristo non manda a slegarti. Diventi grande perché lui ti sceglie. Poi tornerai alla vita di sempre. Ma intanto quello che è avvenuto resta nella tua storia, nessuno potrà mai più cancellarlo. E nelle orecchie ti resteranno le parole di gloria: Benedetto il regno che viene! Cristo si avvicina a te, Gerusalemme, a te, creatura fatta a immagine e somiglianza sua. Entra in te umilmente perché tu lo riconosca Signore della tua vita. Non vuole Dio fare da padrone dentro le tue mura, in casa tua. Si accosta a te poveramente. Vuoi essere un ramo tagliato e gettato sui suoi passi oppure preferisci perderti nella folla che circonda il procedere di Gesù ma non risponde personalmente a lui? Tra gli altri è facile gridare Osanna e sarà altrettanto facile gridare: Crocifiggilo. Ma se tutti gli altri tacessero e solo tu restassi ad acclamare, il tuo Osanna resterebbe: Osanna? Quanti crocifissi nella tua esistenza solo perché non hai il coraggio di uscire dalla folla e di pronunciare parole vere, tue, scaturite da un’esperienza ravvicinata e diretta
Il Vangelo dei piccoli
Oggi Gesù che è Re entra a Gerusalemme in un modo diverso da come era andato le altre volte. Prima di arrivare sale su un asinello, tutto vestito con i mantelli. È gran festa. Tutti che lo vedono passare gettano per strada i mantelli e i rami delle piante… I bambini gridano intorno a Gesù e agitano i rami che hanno in mano. Tutti fanno festa. Ma questa festa non dura tanto, perché dopo qualche giorno, sempre a Gerusalemme, Gesù viene condannato a morte. Come mai questo cambiamento? Il giudizio degli uomini è molto superficiale. Se Gesù mi fa il miracolo, è bravissimo. Ma se non me lo fa, incomincio a dire che è ingiusto, che ce l’ha con me. Come si fa a dire questo di Dio? Solo se penso di essere più di lui, mi viene da pensare così. È come se dicessi a Dio: Tu non sai fare bene le cose. Dovevi fare così, e invece non lo hai fatto, non lo fai … Inizia oggi la settimana santa, dei giorni in cui poter stare vicino a Gesù e capire cosa porta in cuore per noi. Lui sta dando la vita per te, perché ti ama e tu gli stai a cuore. E tu? Che fai? Leggi il vangelo e lì troverai i segreti della vita, della tua felicità. Sono i segreti nascosti nel legno della croce. È questo il trono di Gesù, la croce: qui ha dato tutto Se stesso per te. È un pegno di amore!
Il regalo
Tobia era un bambino di quarta elementare, silenzioso e sereno. Viveva con i genitori ed i fratelli in una modesta casetta, ai margini del paese, appollaiato su una collina costellata di ulivi, a qualche chilometro dal mare.
Il giorno della chiusura della scuola, prima delle vacanze di Natale, tutti i bambini della quarta elementare fecero a gara per portare un regalo alla maestra, che si chiamava Marisa, ed era gentile e simpatica. Sulla cattedra, si ammucchiarono pacchetti colorati…La maestra ne notò subito uno piccolo piccolo, con un bigliettino vergato dalla calligrafia chiara ed ordinata di Tobia: «Alla mia maestra». Marisa ringraziò i bambini, uno alla volta. Quando venne il turno di Tobia, aprì il pacchettino e vide che conteneva una piccola, magnifica conchiglia, la più bella che la maestra avesse mai visto: era tutta un ricamo pieno di fantasia, foderato di madreperla iridescente. «Dove hai preso questa conchiglia, Tobia?», chiese la maestra. «Giù, alla Scogliera Grande!», rispose il bambino. La Scogliera Grande era molto lontana, e si poteva raggiungere solo tramite un sentierino scosceso. Era un cammino interminabile e tribolato, ma solo là si potevano trovare delle conchiglie speciali, come quella di Tobia. «Grazie, Tobia! Terrò sempre con me questo bellissimo regalo, che mi ricorderà la tua bontà… Ma dovevi proprio fare tutto quel lungo e difficile cammino, per cercare un regalo per me?».
Tobia sorrise: «Il cammino lungo e difficile fa parte del regalo!».
Non si regala un “oggetto”. Si regala un pezzo del proprio “amore”. L’unico vero “dono” è un pezzo di sé…