Domenica delle Palme
Perché ci sono 4 Vangeli? Non ne basterebbe solamente uno per raccontare l’unica storia? Non si rischia che le differenze tra i 4 (differenze che a volte appaiono chiare) portino a pensare che la storia non è vera?
La risposta della Storia della Chiesa ci dice che, tra le tante testimonianze raccolte sulla vita di Gesù, prima orali e poi scritte, si sono fissate nel corso del tempo queste 4 testimonianze considerate “canoniche”. “Canonico” significa che è punto di riferimento riconosciuto da tutti e quindi “regola” ogni altra testimonianza. La risposta più spirituale è che la storia di Gesù è così ricca che non basta una sola voce a raccontarla e c’è bisogno di più punti di vista per coglierne la complessità e bellezza.
I 4 Vangeli a modo loro raccontano anche la Passione di Gesù, ognuno con dettagli unici anche se sostanzialmente coincidono negli eventi centrali.
Quest’anno la liturgia ci fa ascoltare il punto di vista dell’evangelista Marco (che secondo la tradizione era discepolo di Paolo prima e poi dello stesso Pietro), che racconta la Passione in modo molto drammatico. Dal punto di osservazione di Marco, sul Calvario davvero di consuma il totale abbandono di Gesù da parte di tutti, discepoli, amici e sostenitori. Gesù è accerchiato solo da chi lo insulta e vede in lui solo un bersaglio di cattiverie. Non c’è una parola di speranza da chi gli sta accanto, persino dai due ladroni che condividono le pene (l’evangelista Luca invece coglierà dal suo punto di vista un dialogo diverso tra il buon ladrone e Gesù…). Anche quello che dice Cristo sulla croce appare a primo ascolto come una serie di parole disperate (“Dio mio perché mi hai abbandonato”), mentre in realtà è una preghiera presa direttamente dai Salmi. Ma chi lo ascolta addirittura fraintende le parole (“Ecco chiama Elia”). Possiamo davvero trovare in questo modo di raccontare la morte di Gesù, tutto il dramma della sofferenza umana. Penso davvero che noi stessi possiamo riconoscere in questa scena i momenti di sofferenza che viviamo o di persone e situazioni che conosciamo bene. Possiamo riconoscere la mancanza di parole giuste che consolino, la solitudine che non aiuta e che schiaccia, la mancanza addirittura di comprensione di Dio, che sembra ci abbandoni.
Ma sotto la croce c’è un uomo che proprio in tutto questo ha un punto di vista davvero unico e diverso. Da chi meno te le aspetti, escono parole di fede diametralmente opposte a quelle violente di tutti gli altri.
E’ il centurione romano, un pagano, uno che non c’entra nulla con le promesse del popolo ebraico, che non dovrebbe avere alcun strumento mentale e religioso per comprendere quel che accade. Eppure secondo l’evangelista Marco è da lui che escono le parole più alte, la più alta professione di fede riguardo Gesù: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”.
Marco ci fa incontrare questo uomo che è capace di andare oltre le apparenze di sconfitta e di abbruttimento di Gesù, e ne vede la bellezza e grandezza interiore. “Avendolo visto spirare in quel modo…”, il centurione comprende il dono totale, assoluto, divino di Gesù. Proprio così si comporta Dio-Amore. Proprio così Dio si rivela.
Nella Via Crucis che l’altra sera abbiamo vissuto in Chiesa, è stato recitato un commento in forma teatrale che prova a dar voce a questo centurione, che nel Vangelo di Marco è raccontato brevemente, ma in modo unico.
In questo commento teatrale c’è il suo punto di vista, e forse anche il nostro.
PARLA IL CENTURIONE
Centurione: (impaurito) E’ tutto buio, che succede? Incredibile, sta cadendo tutto, c’è anche il terremoto. (pausa). Davvero quest’uomo era Figlio di Dio. (pausa)
Io l’ho portato a crocifiggere. Ho solo eseguito gli ordini, ma io ci ho messo del mio. L’ho visto nel Pretorio, mentre veniva interrogato, era innocente, eppure mi fu consegnato da flagellare, e scendemmo insieme la scalinata. Non faceva nessuna resistenza. Veniva giù con me, come di sua volontà. L’ho consegnato a un decurione e io che non sono fuggito mai in vita mia, questa volta sono fuggito come un vigliacco per non vederlo flagellare; se fossi rimasto, non lo avrebbero ridotto in quel modo, che pareva una fontana di sangue… (pausa)
Ho visto morire molti uomini, e nessuno ha detto mai quello che ha detto Lui. Solo Dio può perdonarci tutti e solo il figlio di Dio poteva domandarglielo. Io chiamo vinto uno che non ce l’ha fatta ad arrivare dove voleva. Ma lui c’è arrivato. E per Lui non era solo questione di vincere la paura che abbiamo tutti… Lui, Lui si è messo tutto il mondo sulle spalle. Solo Lui poteva… ha aspettato di essere al colmo del patire, per tornare, e il Padre per riprenderselo come noi glielo abbiamo ridotto, tutto sangue. E il primo che s’è portato con sè, è stato un ladro, appeso vicino a lui… che è stato il primo a capire che quello era figlio di un Re e da dove veniva e dove tornava. (pausa)
Quando morirò voglio chiedergli anch’io che si ricordi di me, del centurione che stava sotto la croce. Era innocente, lo so, era innocente. (pausa)
Davvero quest’uomo era Figlio di Dio.