Domenica III del tempo Ordinario

Il Vangelo di Gesù

Dopo che Giovanni fu arrestato» (letteralmente: «fu consegnato»): c’è un verbo al passivo senza il complemento d’agente; lo si trova spesso nella Bibbia. È chiamato «passivo teologico», perché il complemento d’agente è Dio. Gesù è il «consegnato» per eccellenza. Gesù si consegna volontariamente alla morte, quando giunge l’ora segnata dal Padre; prima, nessuno può toccarlo. Il vero discepolo di Gesù dovrebbe vivere questa consegna, secondo il progetto divino. Ci siamo «inciampati» già nel primo versetto, che sembra messo lì, di passaggio; ma nessuna parola del Vangelo è di passaggio; «Gesù si recò nella Galilea, predicando il Vangelo di Dio», la lieta notizia. E qual è questa lieta notizia? Che il tempo è compiuto: e che il regno di Dio si è avvicinato. Il tempo è compiuto: l’eterno fa l’ingresso nella storia; il tempo viene redento, è assorbito dall’eternità, diventando definitivamente tempo di salvezza.

L’ingresso del divino nella storia provoca un cambiamento.

«Convertitevi e credete nel Vangelo», cioè fate vedere con la vita che Dio regna. Questa è la bella notizia: la storia cambia corso. «Convertitevi»  significa cambiare il modo di pensare. Nella Bibbia si parla molto di durezza di cuore. Il «cuore», per la Bibbia, è la sede delle grandi decisioni, è la zona della volontà.

La durezza di cuore è la malattia del popolo di Dio, è avere il cuore fermo, bloccato, duro. Io posso capire una cosa ma non farla mia; non mi entra dentro. La parola di Dio va ascoltata e «conservata nel cuore»: è l’arte di Maria di Nazareth.

La conversione mi spinge a cambiare, a camminare, a fare esodo, ad andare oltre. Nella parola metanoia c’è proprio anche il senso dell’andare oltre. Dopo questa espressione iniziale, ecco subito la chiamata dei primi discepoli lungo il mare di Galilea; esempio vivo dell’irruzione del divino nella vita di una persona, come è avvenuto per Davide, Eliseo, Amos,…: il pastore Davide diventerà pastore di un popolo, i pescatori di Galilea diventeranno pescatori di uomini.

Infine c’è da notare una parola classica di Marco, che purtroppo nella traduzione del lezionario non appare: «e subito». «E subito li chiamò». Questo kai euthùs lo si trova 42 volte in Marco: indica l’urgenza, l’incalzare degli eventi, la necessità di non indugiare. C’è un’urgenza, perché «il tempo ormai si è fatto breve» e «passa la scena di questo mondo».

Non è forse da collocarsi nel tema della conversione e della radicalità della sequela la celebrazione della settimana dell’unità dei cristiani? Per costruire l’unità, occorre cadere a terra come Paolo sulla via di Damasco, occorre farsi prendere per mano da Anania, occorre l’umiltà del perdere la propria vita. Il sogno di Gesù, espresso nell’appassionata preghiera sacerdotale (Ut sint consummati in unum!), è stato pagato a caro prezzo…

alla sequela di Gesù

Giovanni fu arrestato e Gesù va in Galilea. Due percorsi a servizio dell’unico Signore. Il tempo è compiuto. Quel tempo che l’uomo non riesce ad afferrare e a possedere si compie e chiede un cambiamento di rotta. L’uomo è chiamato a non lasciare nulla di ciò che è. La sua identità rimane, cambia semplicemente l’oggetto del suo agire. Non più pesci, ma uomini. Non più un rapporto da avere con creature inferiori, ma un rapporto alla pari con creature della stessa dignità. Nuove reti da riassettare, le reti di una pesca più faticosa: sono le reti della predicazione che verranno gettate nel cuore degli uomini durante la notte del dolore e del non senso. Quella parola come una chiave apre a nuovi orizzonti: Seguitemi! Non si va da soli in questa nuova avventura. I legami non si rompono. I fratelli diventano più fratelli, condivideranno ancora l’esistenza amara del guadagnarsi il pane, non più cercando per sé ma donando ad altri. Il mare, simbolo di tutto ciò che non si può controllare, è lì con il movimento familiare e tranquillo delle acque che si infrangono a dire il suo: Andate. Gesù, un uomo tra i tanti è quel Dio che si accosta sulle rive del mare, un Dio che passa nella vita umana. Un Dio che vede con occhi di uomo, un Dio che parla con forza nuova: Seguitemi. E quegli uomini che erano pescatori, subito lasciano e vanno. Vanno a pescare in altro mare, il mare della terra ferma, il mare dei villaggi, il mare del tempio, il mare delle strade. Vanno al richiamo di uno sguardo che chiama, uno sguardo capace di convincere a lasciare tutto, non solo la barca, il mare, le reti, ma anche il padre, la propria storia, i propri affetti, l’origine del proprio esistere. Amici che di sera si affidavano alle onde del mare di Galilea lasciano il loro angolo di sicurezza per mari lontani. È un’amicizia antica che parte, senza sapere ancora per dove, ma con in cuore il calore di una voce e di uno sguardo: Seguitemi.

La pietra preziosa

Due amici si ritrovarono dopo una lunga separazione. Uno era diventato ricco, l’altro era povero.

Mangiarono insieme, e rievocarono i ricordi comuni.

Poi il povero si addormentò.

L’amico, colmo di compassione, prima di partire gli fece scivolare in tasca un grosso diamante di valore inestimabile.

Ma al risveglio il povero non trovò quel tesoro e continuò la vita di sempre.

Un anno dopo le circostanze fecero nuovamente incontrare i due amici.

“Dimmi, perché”, disse il ricco all’amico, vedendo che era ancora in miseria, “non hai trovato il tesoro che ti avevo messo in tasca?”.

Ogni incontro tra persone è un’esperienza simile. Ogni uomo o donna che vivono con noi ci regalano tesori preziosi. Il più delle volte però non ce ne accorgiamo.

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