Domenica VI^ del Tempo Ordinario
Il discorso della montagna (le beatitudini) viene proposto oggi in un brano significativo che mostra la novità del Vangelo rispetto alla legge antica. La novità consiste nella interiorizzazione della legge come orientamento di vita: non è l’esteriorità delle azioni, ma il cuore dell’uomo davanti a Dio che definisce l’autenticità della fede: In questo modo Gesù si presenta lui stesso come autentico interprete della volontà di Dio. Il suo insegnamento non è semplice ripetizione o commento, ma è parola di Dio detta con autorità. Il Vangelo riassume la proposta di Gesù in alcune ‘antitesi’: non si tratta però di creare contrasto o addirittura una contraddizione tra la legge e il Vangelo, ma di cogliere quella ‘giustizia maggiore’ che Gesù indica ai suoi discepoli come forma della ‘nuova alleanza’ che porta a compimento l’antica. La prima lettura ci fa ascoltare un brano di uno dei maestri del giudaismo, il Siracide, Il suo messaggio può chiarire un atteggiamento fondamentale in ordine all’accoglienza del Vangelo di Gesù: all’uomo che ascolta la Parola di Dio è chiesta una adesione responsabile e non soltanto un assenso formale. Nella seconda lettura Paolo ricorda alla comunità cristiana l’importanza della ‘parola della croce’. Questa sola è la sapienza di Dio, il ‘mistero’ del suo amore, che egli ci ha rivelato mediante la parola e la vita di Gesù. Come Gesù Cristo ha preso l’iniziativa nell’offrire il perdono all’uomo, così anche noi dobbiamo essere sempre i primi a offrire il perdono a chi ci ha offeso o fatto qualche danno.
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