Domenica XXVII del tempo ordinario
Dio ha cura della sua vigna
Come chiunque tenga a ciò di cui ha cura, Dio a volte è deluso del nostro operato. La liturgia di oggi ci offre però una precisa descrizione di come egli agisca in questa situazione. Il Signore non perde fiducia nel suo popolo, né nella possibilità che esso possa amministrare da solo la vigna; egli sostituisce invece coloro che hanno voluto appropriarsi della vigna poiché essi, per loro conto, hanno scelto di non aver parte alla sua eredità.
Il nuovo popolo farà fruttificare la vigna
La parabola dei vignaioli omicidi descrive un momento di crisi radicale nella vita del Messia e nell’evoluzione della storia della salvezza. Dopo aver parlato instancabilmente attraverso i profeti ai responsabili della vigna di Israele, da ultimo Dio manda loro il suo Figlio. Con l’autorità che lui solo possiede, Gesù annuncia l’approssimarsi della vendemmia degli ultimi tempi. Bisogna che la terra dia il suo frutto, che il popolo di Dio accolga il Messia! Ma i figli non sono migliori dei padri. Come quelli hanno rifiutato i giusti e i profeti, così gli scribi e i farisei si preparano ad assassinare l’erede della vigna tanto cara al cuore di Dio. Per causa loro, il popolo della promessa rischia di perdere il privilegio dell’elezione, rompendo l’alleanza attraverso cui doveva compiersi il disegno di Dio. È evidente che Gesù annuncia la propria morte. È venuto nel mondo, e i suoi non l’hanno accolto: l’hanno rifiutato, e finiranno per crocifiggerlo fuori dalle mura della città. La parabola termina con una minaccia, anch’essa profetica: la chiesa del risorto rileverà presto la missione un tempo affidata ad Israele. Matteo esprime la convinzione che questo nuovo popolo farà fruttificare la vigna. Bisogna però che i nuovi vignaioli non deludano a loro volta il Signore, che continua a richiedere i frutti. Non dobbiamo mai dimenticare che la Chiesa è stata costruita sulla pietra scartata dai costruttori: fondata da un escluso e sulla sua esclusione, essa deve aprirsi, come ha fatto il suo maestro, a coloro che il mondo bandisce e mette da parte, facendo essa pure delle scelte che forse dovrà pagare con una morte fuori dalle mura. Altrimenti, Dio potrebbe ancora suscitare da queste pietre altri figli ad Abramo.
Un Amico
Non basta essere un uomo, bisogna essere umano, avere sentimenti e cuore. Occorre saper parlare e tacere, soprattutto saper ascoltare. Bisogna saper godere della poesia, dell’alba, degli uccellini, del sole, della luna, del canto, dei venti e del mormorio della brezza. È necessario provare amore, un grande amore per qualcuno, in caso contrario, ne sentiremo la mancanza. Occorre amare il prossimo e rispettare il dolore che i passanti portano con loro. Bisogna essere capaci di mantenere un segreto senza difficoltà. Non serve che sia di prima mano, e nemmeno imprescindibile che sia di seconda mano. Può già essere stato ingannato poiché tutti subiamo dei torti. Deve avere un ideale e temere di perderlo e, in tal caso, sentire il grande vuoto che resta. Bisogna aver pietà delle persone tristi e capire il vuoto immenso delle persone sole. Occorre amare i bambini e rammaricarsi per quelli che potevano nascere e non sono nati. È bello avere un amico col quale condividere gli stessi piaceri e che si commuova quando lo chiamiamo amico…Che sappia conversare di cose semplici, dalla rugiada alle grandi piogge, e dei ricordi dell’infanzia.
Grazie, Signore
Grazie, Signore: per tutto ciò che mi hai concesso perchè te l’ho chiesto; per tutto ciò che mi hai dato senza avertelo chiesto; per ciò che mi hai dato senza essermelo meritato !