Domenica XXVIII del tempo Ordinario
Il Signore invita ci invita al suo banchetto nuziale
La vita e la storia del’uomo continuano a sussistere per l’immensa pazienza e l’immenso amore di Dio, che non solo accetta i rifiuti dell’uomo senza scoraggiarsi, ma che sa trasformare questi ultimi in occasione di grazia. Dio non abbandona la sua volontà di salvezza, e continua, anche oggi, a mandare i suoi inviati per invitare l’umanità alla comunione con lui.
Alla festa del re senza l’abito nuziale
Tre immagini riassumono la parabola di oggi: la prima è quella di una sala vuota, preparata per una festa cui nessuno partecipa. In principio il dono; in principio un Dio inascoltato e ignorato che sogna una reggia piena di volti felici e di canti. Neanche Dio può restare solo. Il suo è come un esodo perenne in cerca dell’uomo, primo di tutti gli esodi da ogni solitudine. In principio un Dio che ha bisogno di dare per essere Dio, che dall’eternità celebra il rito dell’amicizia: «Andate per le strade e quelli che troverete, buoni e cattivi, chiamateli». Disposto perfino a stare in compagnia di gente non all’altezza, inadatta, sbagliata o cattiva. E noi ci aspettavamo che accanto a Dio potessero sedere solo i buoni, i senza peccato, i puri, i meritevoli. Ma Dio non si merita, si accoglie! «E la sala si riempì di commensali». Il paradiso non è pieno di santi, ma di peccatori perdonati, di gente come noi. La seconda immagine è quella delle strade. Se il dono non è accolto e le case si chiudono, il Signore apre strade lungo le siepi. Sono le strade percorse dai servi, ma prima ancora dagli invitati che se ne vanno al proprio campo e ai propri affari. La strada è il simbolo della libertà delle scelte: alcuni le percorrono verso la festa, altri verso i campi e gli affari. In queste poche parole è nascosto il motivo del rifiuto: gli invitati sono troppo impegnati per avere il tempo di vivere, seguono una logica mercantile e contabile, estranea alla gratuità del tempo e del dono. Così siamo noi: pronti a dare a Dio qualcosa in cambio di qualcosa (preghiere in cambio di aiuto) ma non a dare e ricevere gratuitamente amicizia. Non ad amare riamati.
La terza immagine è quella dell’abito nuziale. L’uomo che non l’ha indossato non è peggiore degli altri, buoni e cattivi si confondono nella sala stracolma. Ma lui non si confonde con gli altri: isolato, separato, solo, non può godere la festa perché non porta il suo contributo di bellezza. Forse quell’uomo non ha creduto al re: non è possibile che un re inviti a palazzo straccioni e vagabondi. Ha la mentalità di quelli che hanno rifiutato, è lì come se fosse altrove. È il dramma dell’uomo che si è sbagliato su Dio, che non immagina un Regno fatto di festa, convivialità, godimento. Cos’è l’abito nuziale? È Cristo: «rivestitevi di Cristo», passare la vita a vestirci e rivestirci di Cristo, dei suoi gesti e dei suoi doni.
Trova il tempo per…
Confiniamo il Signore solo per la Domenica, forse… O addirittura solo per le feste…
Però ci piace averlo intorno quando ci sono malattie, o disgrazie… e naturalmente durante i funerali…
Ma non abbiamo tempo per lui durante il tempo della nostra vita, mentre stiamo lavorando, studiando, divertendo…
Perché crediamo che queste cose sono alla base della nostra vita, mentre Dio crediamo che non lo sia?…
E non ci rendiamo conto che non potremmo fare neanche la più minima di queste cose senza il volere di Dio!!!
Gesù dice: “Se ti vergognerai di me, Io mi vergognerò di te davanti al Padre mio”. Un uomo racconta:
“Mi inginocchiai… ma non a lungo… avevo troppo da fare, e doveva fare in fretta: andare al lavoro, passare prima a pagare le bollette… Così mi inginocchiai e dissi una preghiera e altrettanto velocemente mi rialzai. Dentro di me mi sentivo a posto, avevo – a modo mio – adempiuto al mio dovere di cristiano, la mia anima poteva stare in pace.
Durante la mia giornata e durante tutte le giornate della mia vita non avevo tempo da dedicare a persone bisognose, non avevo tempo per pregare, non avevo tempo per parlare di Cristo agli amici… e anche se ce lo avessi avuto non l’avrei fatto, perché temevo che si prendessero gioco di me… Un giorno non avevo tempo, l’altro mi vergognavo… fino a che, alla fine venne il tempo anche per me, il tempo di morire…
Mi trovai davanti al Signore, e nelle sue mani vidi un libro: era il libro della vita.
Gesù guardò il libro e disse: “Non trovo il tuo nome. Una volta provai a scriverlo… ma non trovai mai il tempo per farlo…”.
Perché è così difficile parlare di Dio mentre è più facile parlare di cose inutili e dannose? Perché è così facile trovare il tempo per andare a divertirsi e distrarsi con le cose frivole che ci offre il mondo, mentre non troviamo mai il tempo, o abbiamo così poco tempo da trascorrere con Dio?
La preghiera ti può aiutare: prega!!!
Trova il tempo per pregare, prega sempre, ogni giorno, più volte al giorno… Ma nel pregare non usare solo preghiere imparate a memoria , né troppe parole, ma chiudi semplicemente gli occhi e apri il cuore… e parla con Dio, immaginando che sia di fronte a te… perché, anche se non lo vedi, lui c’è davvero, e ti sta ascoltando… e se lo preghi con il cuore non tarderà a farti sentire che è lì.