Epifania del Signore
Il brano del Vangelo di oggi è conosciuto da tutti perché ci è stato raccontato sin da bambini ed è accostato all’idea dei doni. È anche un brano che non finisce mai di stupirci e di parlarci. Chi erano effettivamente questi personaggi? Quanti erano e perché si sono spostati affrontando un viaggio non facile? Domande destinate a non trovare risposta e che comunque invitano a meditare. Ecco allora che possiamo scoprire quanto ci sono vicini e quanto ci somigliano. Erano uomini saggi e in cerca del Salvatore. Non sarà questa la prima forma della vera saggezza? Cioè capire che, malgrado il nostro sapere sia più o meno fondato, da soli non riusciamo a salvarci.
Il vero senso dell’adorazione sta probabilmente proprio qui. È per questo che si sono messi in cammino per manifestare questo senso di dipendenza. Ma è proprio questo che non capisce Erode. Appartenendo alla tradizione del popolo eletto avrebbe dovuto sapere meglio e più dei Magi quello che stava accadendo. Non è per questo che radunò i sacerdoti e gli scribi del popolo per sapere dove sarebbe nato il Salvatore? La risposta è inequivocabile, le Scritture parlano chiaro: “in Betlemme di Giudea”. Ma Erode non si dispone al viaggio come i Magi, anzi si indispone. Trova che il nuovo Re possa fargli concorrenza: occorre eliminarlo.
Si preoccupa non di quello che potrà ricevere dal Messia, ma solo di quello che potrà perdere e, nel suo egoismo, rimane così accecato da comandare, poi, la strage degli innocenti. In modo subdolo non rivela il suo piano ai Magi, al contrario li sprona ad andare a Betlemme “e, quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch’io venga ad adorarlo”. I Magi vanno a prostrarsi a Gesù e Maria, li ricoprono di doni, che probabilmente faciliteranno il viaggio in Egitto della Sacra Famiglia, ma non torneranno da Erode. Si fidano del padrone della storia “e, divinamente avvertiti in sogno di non tornare da Erode, ritornarono per altra via al loro paese”.
Il Signore si rivela a chi lo cerca con cuore sincero e privo di malizia. A chi affronta il viaggio verso di Lui. A chi si sposta lasciando l’uomo vecchio per abbracciare quello nuovo. A chi accoglie i suoi doni e li riversa al prossimo smanioso di abbracciare il Salvatore. Paolo ce lo dice chiaramente: “Voi avete, certo, inteso dell’economia della grazia di Dio che è stata affidata a me a vostro vantaggio”. A vantaggio di tutti. Ecco il senso del viaggio dei Magi che non appartenevano al popolo eletto, ma bramavano la salvezza.
Paolo ribadisce più volte il senso di questo messaggio. Quello che era stato promesso durante la storia della salvezza e che hanno testimoniato gli apostoli, si è avverato: anche i pagani sono stati “ammessi alla stessa eredità e uniti nello stesso corpo e compartecipi della promessa in Gesù Cristo”. La salvezza non ammette distinzioni, è per tutti, basta volerla e disporsi ad adorare il Signore. È lo spirito di adorazione che ci rende servitori perché prima ci fa sentire debitori.