I domenica di Avvento
Il tempo di avvento ogni anno inizia con una pagina di vangelo che annuncia la venuta ultima di Gesù. Questo ci ricorda che l’incontro con il Figlio di Dio non è qualcosa che appartiene solo a un tempo che è passato e abbiamo perso, ma è un mistero che illumina il nostro futuro. La vita cristiana, anche se parte da un evento che si è verificato nella storia che sta dietro di noi, non è un guardare indietro, ma un guardare avanti, e il futuro per il cristiano è l’incontro con il Signore che viene. Il significato più importante dell’avvento è di mantenere i cristiani attenti alla venuta del Signore oggi e domani, più che la sua venuta nel tempo dell’impero romano.
Ecco perché la liturgia di oggi ci propone la parte finale del discorso che Gesù rivolge ai discepoli sul monte degli ulivi pochi giorni prima di morire parlando della fine dei tempi e della venuta del figlio dell’uomo. Siccome il tempo di questa venuta non può essere previsto, ecco la necessità della vigilanza. Per far capire cosa è la vigilanza, come in tante altre occasioni, Gesù racconta una parabola. Quella di un uomo che parte per un viaggio e affida la sua casa e i suoi beni ai servi, affidando a ciascuno un compito; per colui che sta alla porta il comando di vigilare è rafforzato. Il padrone infatti deve ritornare; ma nessuno può sapere quando. Per i servi è importante farsi trovare svegli al momento in cui il padrone ritorna e non addormentati.
Non è difficile comprendere che i servi della parabola rappresentano i discepoli e il padrone rappresenta Gesù. Raccontando la parabola Gesù sa che gli resta ancora poco tempo per rimanere fisicamente insieme ai suoi discepoli; e per questo li prepara per il tempo in cui affiderà loro la sua casa, che è la comunità dei credenti, fino al tempo in cui tornerà di nuovo.
Neppure è difficile capire che il sonno e la veglia di cui parla Gesù non sono quelli fisici, ma si riferiscono a due modi diversi di vivere: quello di chi conosce la strada da percorrere (come chi vigila) e quello di chi si perde per la via e non raggiunge il suo destino (come chi si addormenta).
San Paolo nell’indirizzo di saluto ai cristiani di Corinto si rivolge a loro come coloro che aspettano la manifestazione del Signore Gesù Cristo, che li rende saldi sino alla fine. Anche nel tempo della vigilanza non siamo soli e non siamo lasciati solo alle nostre forze: la fede ci rende saldi, con essa ci appoggiamo su Gesù e ci teniamo stretti a lui, che ha vinto ogni avversità. Il desiderio espresso dal profeta Isaia: “se tu squarciassi i cieli e scendessi!”, si è già realizzato con l’incarnazione di Gesù e si realizzerà di nuovo con la sua venuta nella gloria. La nostra vita è un cammino verso quell’incontro.
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