I^ Domenica di Quaresima
Lieta notizia anche dentro la prova
Il passo evangelico della prima domenica di Quaresima è divisibile in due parti: il racconto della tentazione, che si collega strettamente alla scena precedente del battesimo al Giordano, e l’introduzione al ministero pubblico di Gesù che contiene l’imperativo che costituisce il programma dell’intera Quaresima: convertitevi. Al contrario di Matteo e Luca, Marco non racconta nulla sulla modalità della tentazione e sul suo svolgimento. Gli interessa dire, semplicemente, che Gesù fu tentato. Da questo punto di vista il suo racconto è incompiuto e rinvia al resto del Vangelo: per ora l’evangelista si accontenta di dire che Gesù, in risposta al battesimo, ha iniziato un’esistenza segnata dal confronto con Satana e contemporaneamente dall’aiuto di Dio («gli angeli lo servirono»). Marco ha strettamente congiunto il battesimo e la tentazione («e subito dopo») per mostrare che lo Spirito, donato al battesimo, non separa Gesù dalla storia e dalle sue ambiguità: al contrario, colloca Gesù all’interno della storia e all’interno della lotta che in essa si svolge. Il racconto di Marco è un invito a leggere il seguito del Vangelo. E dal seguito non è difficile ricostruire la tentazione che Gesù ha incontrato non soltanto nel deserto, ma lungo tutta la sua vita: percorrere la strada suggerita dalla Parola di Dio oppure preferire i suggerimenti degli uomini che sembrano scorciatoie più sicure e convincenti? A questo punto le applicazioni sono chiare: chi si pone alla sequela di Gesù deve sapere che incontrerà ad ogni passo la tentazione. C’è la tentazione di far coincidere il progetto di Dio con il progetto costruito dall’uomo. C’è la tentazione di pretendere da Dio segni chiari e risolutori, dominatori, e se Dio non li compie, non è raro che siano gli uomini stessi a tentare di compierli, al suo posto. C’è soprattutto la tentazione di servirsi della logica del mondo per rendere più facile la venuta del Regno. La Quaresima si caratterizza per un tema particolarmente importante: la conversione. Ma per capire la conversione, il discepolo deve prima capire la lieta notizia annunciata da Gesù. Per Marco la lieta notizia è la proclamazione che la solidarietà di Dio è definitiva e stabile. Dio si è talmente avvicinato a noi da farsi uomo, nostro fratello: è entrato nella storia, coinvolto nella nostra avventura senza possibilità di pentimento. Dio non può più tirarsi indietro. Questa solidarietà di Dio nei nostri confronti è universale: Cristo ama ogni uomo. dichiara decadute tutte le barriere. È confrontandosi con questa lieta notizia che il cristiano deve rifare tutte le sue relazioni. È una lieta notizia vicina, a portata di mano, ma occorre allungare la mano per afferrarla: bisogna, appunto, convertirsi.
– Breve presentazione della lettera Pastorale del Vescovo –
«Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?» (Mt 21,42)
E’ su questa citazione ovvero con l’affermazione che il Cristo Gesù, da molti considerato inutile, riduttivo, o controproducente, è stato posto da Dio quale “pietra d’angolo”; fondamento solido per una vita riuscita; che il Vescovo Gianfranco Agostino Gardin presenta il piano “pastorale diocesano” 2011/212.
È bello: per parlare di formazione cristiana degli adulti il vescovo non comincia dai difetti e neanche dai doveri, non dalle tecniche o dai percorsi, ma dalla bellezza affascinante della meta che ci attende. Diventare cristiani adulti (o meglio: crescere nella fede) significa scoprire e fare nostro sempre di più lo stile di Gesù Cristo, Salvatore e maestro. II percorso prevede un 2° anno dedicato agli adulti cristiani diventati capace di fare a loro volta formazione, e un 3° anno dedicato a raccogliere esperienze, aspettative e progetti sul contributo dei cristiani laici nella vita delle nostre comunità.
Lo sfondo appare evidente: si tratta del progetto pastorale della Chiesa italiana per il prossimo decennio intitolato “Educare alla vita buona del Vangelo”; è anche chiaro il riferimento al Convegno ecclesiale del Triveneto ad Aquileia. aperto dal Papa nel maggio scorso e che si chiuderà a metà aprile 2012. Diceva il Papa Benedetto a Mestre lo scorso maggio: “Occorre rendere conto della speranza cristiana all’uomo moderno”.
Rendere conto = non imporre, con trascinare, ma “dare ragione” con la testa e con il cuore, motivare… speranza cristiana = prima della fede, perché oggi la speranza è la porta di ingresso alla fede, perché è l’annuncio bello di Gesù Cristo, futuro dell’uomo (e non una religione, o una tradizione);
uomo moderno = con tutte le conseguenze di `aggiornare’, di re-inventare, di trovare una nuova `grammatica’ per essere compresi da mentalità nuove e spesso lontane dalle nostra abitudini.
Ecco, il vescovo cammina su questo terreno con un suo stile ” francescano “: parla di vita, di cose concrete, di natura e di bellezza, di Gesù Cristo conosciuto, ammirato, seguito, amato, imitato, predicato, come San Francesco. “Innamorarsi di Cristo” per essere con lui e fare che egli abiti tutta la nostra vita, questa è la chiave della lettera, di qui penso sia partito il Vescovo, qui dobbiamo raggiungerlo. Ma non in modo sentimentale, la fede non è un trasporto di emozioni, ma la scelta di fare la strada insieme. nella buona nella cattiva sorte, come una coppia matura, dopo i facili e magari ingenui slanci del primo innamoramento.