I domenica di Quaresima
Il pane dei figli
La Quaresima è il tempo favorevole per riscoprire la nostra dignità di figli di Dio. Lo siamo diventati per adozione nel giorno del battesimo, quando su di noi è stato invocato il nome del Padre e del Figlio eterno e dello Spirito santo. Apprestandosi a tentare il Signore per la prima e la seconda volta il diavolo premette la riserva: “Se tu sei Figlio di Dio…” Puntando sull’autorità divina, il demonio vorrebbe indurre Gesù ad una iniziativa autonoma, contro l’ordine delle cose e a sua vantaggio individuale. Se Gesù avesse fatto così avrebbe rinnegato nei fatti la verità dell’incarnazione e la solidarietà col genere umano.
Per dare l’assalto a Gesù il diavolo aspetta l’effetto del digiuno prolungato. Al momento del battesimo al Giordano il Signore aveva visto scendere lo Spirito su di Lui, ma dopo il soggiorno di quaranta giorni nel deserto nella sua umanità patisce una naturale prostrazione.
È per noi, con noi e più di noi che Gesù soffre la fame, per insegnare che la persona umana si qualifica per la dimensione spirituale nel rapporto con Dio. Verso l’uomo Gesù, come verso tutti, la strategia del demonio è di accostarsi in veste benevola, con una proposta apparentemente conforme e illusoriamente vantaggiosa.
L’esito del primo assalto è deludente. Gesù tronca la discussione citando la sacra Scrittura che invita a sottomettere gli appetiti dell’istinto all’anima razionale, capace di conoscere Dio e obbedirgli.
Per vincere le tentazioni Gesù non ricorre a miracoli, ma alla sopportazione e alla pazienza. In quel momento apparentemente Egli è solo, ma spinto dallo Spirito porta con sé nel deserto ogni uomo e a nostro favore combatte e vince.
San Matteo ci presenta la vittoria di Gesù ripercorrendo la sequenza della caduta di Adamo, che non resistette alla lusinga del frutto proibito. Dopo la tentazione del piacere sensibile, Gesù trionfa anche sulla tentazione dell'”essere come Dio”, ossia di asservire il Padre al proprio successo personale e sulla tentazione di arrogarsi un potere senza amore, al di sopra del “del bene del male”.
Alcune delle azioni di Cristo dobbiamo anche imitarle, altre possiamo solo ammirarle. Il Signore si espose alla tentazione a nostro vantaggio, per riparare la caduta di Adamo. Per noi è già tanto sopportare quelle tentazioni che non possiamo evitare.
Più precisamente, a seguito del peccato di Adamo, respingere senza danni gravi le suggestioni del maligno non è nelle possibilità umane, ma per la grazia di Cristo è nelle facoltà di un cristiano. C’è una grande differenza tra come tenta il demonio e come mette alla prova Dio. Attraverso privazioni e anche tribolazioni Dio corregge e procura un salutare giovamento, di modo che ciascuno non presuma di se stesso, si accorga di ciò che si agita nel suo cuore e si disponga ad una maggiore confidenza verso di Lui. Tattica del demonio invece è adulare per danneggiare.
Il demonio induce a trasgredire ignorando la voce della coscienza, i comandamenti di Dio e gli insegnamenti dei suoi rappresentanti. Egli tenta alle spalle, approfittando dello stato di debolezza della persona proprio quando è più influenzabile e instabile.
Se per assurdo trovasse un fedele del tutto radicato nella sua decisione per Dio, il demonio si guarderebbe bene dall’assalirlo con pensieri cattivi, sarebbe per lui una perdita di tempo. Purtroppo alcuni si sono già dati prigionieri senza combattere. Contro costoro che si gettano volontariamente alla ricerca dei piaceri e delle trasgressioni, il diavolo non ha di che affaticarsi.
Si trovano esposti al pericolo quelli nel mezzo del guado ed è per loro che il Signore si fa campione nella lotta. Nessuno dopo essere tornato ad una pratica più intensa della vita cristiana si deve meravigliare se per un certo tempo sperimenta una tentazione più violenta. Il diavolo che non si arrende facilmente, li prende di mirare più da vicino, ma possiamo stare sicuri che come per Gesù trovando chi gli resiste ad un certo punto si ritirerà privo di forza.
La solitudine è il luogo della tentazione, perché distacca dalla comunità e dalla solidarietà fraterna. “Meglio essere in due che uno solo, dice Qohelet, (che è il nostro libro per quest’anno)… Infatti, se cadono, l’uno rialza l’altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi.”
Chi si raduna è più forte, per questo ci ritroviamo insieme a pregare. Anche se uno soffre per la mancanza di appoggi umani, sappia che può sempre contare sulla vicinanza di Cristo e noi cristiani, in quanto battezzati e membra vive della Chiesa, dobbiamo sentirci coinvolti nel testimoniare questa verità.
Nella quotidianità l’azione del tentatore punta anzitutto a distaccare dalla comunanza fraterna. È più facile cedere all’impulso, perduto questo appoggio; e, dopo aver sbagliato, più difficile sperare nel riscatto.
L’isolamento che allontana dalla cordialità di rapporti umani, ma non è fatto per l’uomo, fosse anche il padrone di tutti i regni del mondo. Chi sta con Dio e dalla parte di Dio non si separa dagli altri, anzi impara ad essere più solidale con il prossimo, a imitazione di Gesù che avrebbe condiviso con i suoi il pane che nel deserto rifiuta di procurarsi ad uso proprio.
La tentazione
In una giornata estiva molto calda, un bracciante agricolo ricevette l’ordine di vangare il giardino del suo padrone. Si mise al lavoro di malavoglia, e cominciò ad inveire contro Adamo che, a suo parere, era l’unico responsabile di ogni sfruttamento. Le sue bestemmie e imprecazioni giunsero all’orecchio del padrone. Il quale gli si avvicinò e gli disse: «Ma perché inveisci contro Adamo? Scommetto che al suo posto avresti fatto la stessa cosa». «No di certo», rispose il bracciante, «io avrei resistito alla tentazione!». «Vedremo!» disse il padrone e lo invitò a pranzo
All’ora stabilita, il badilante si presentò in casa del padrone e questi lo introdusse in una saletta dove c’era una tavola imbandita con ogni ben di Dio. «Puoi mangiare tutto quanto vuoi» disse l’uomo al suo dipendente. «Soltanto la zuppiera coperta al centro della tavola non la devi toccare finché non torno». Il badilante non aspettò neppure un minuto: si sedette al tavolo e con il suo formidabile appetito cominciò ad assaggiare una dopo l’altra le leccornie che gli venivano servite. Alla fine il suo sguardo fu magnetizzato dalla zuppiera. La curiosità lo fece quasi ammattire, tanto che alla fine non resistette più e, con la massima circospezione, sollevò appena appena il coperchio che copriva la zuppiera. Saltò fuori un sorcio. Il badilante fece l’atto di acciuffarlo, ma il topo gli sgusciò di mano. Iniziò la caccia, mentre il giovane rovesciava tavoli e sedie. Il gran baccano richiamò il padrone. «Hai visto?» chiese, e ridendo lo minacciò: «Al tuo posto, in futuro, non imprecherei più a voce alta contro Adamo e il suo errore!».
«Ma io no! Io sono diverso! Io non mi sarei certamente comportato così!». «Quanto sei stato stupido! Dovevi fare così e così…». Quanti modi per puntare il dito contro gli altri. Ma chi punta il dito contro un altro ne punta tre contro se stesso.
Un discepolo parlava con disprezzo dell’avidità e della violenza della gente «fuori nel mondo». Il maestro disse: «Mi ricordi quel lupo che stava attraversando una fase di bontà. Quando vide un gatto che dava la caccia a un topo, si girò verso un lupo suo compagno e disse indignato: “Non sarebbe ora che qualcuno facesse qualcosa per fermare questi teppisti?
Diavolo
Nel Vangelo è detto anche Satana o il demonio. La parola greca “diavolo” significa “colui che divide”. Satana significa in ebraico “l’avversario”. Il diavolo rappresenta le forze del male che ci allontanano da Dio. Gesù ha affrontato queste forze, come noi. Lui ha trionfato perché è rimasto fedele alla Parola di Dio.
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