Icona della Madre di Dio in Trono – Via Crucis Papa Francesco 10 Aprile 2020
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Icona della Madre di Dio in trono
Per il titolo da scrivere nell’iconografia normalmente si prendono la prima e l’ultima lettera del Nome e in carattere maiuscolo dunque:
Madre di Dio in greco: Μήτηρ (του) Θεοῦ; abbreviato ΜΡ ΘΥ
Gesù Cristo in greco Ἰησοῦς Χριστός, abbreviato IC XC.
Dentro la croce segnata nell’aureola è posta l’iscrizione greca del Nome di Dio:
O WN (l’Essente)
L’icona mette insieme diverse tipologie iconografiche.
- Anzitutto, segue la traccia della Madre di Dio del Tolga (Russia – 1314) che deve il nome al luogo in cui fu ritrovata e dove venne poi costruito un monastero. Per una spiegazione vedi: http://www.sentiericona.it/public/icone/?p=3000
- È icona della Tenerezza: il segno tipico di questa rappresentazione iconografica è il toccarsi guancia a guancia della Madre e del Bambino, segno di tenerezza e di umanità. Umanità del Bambino che, anche nel segno della braccia tese e che abbracciano la Madre, cerca la sua protezione dinanzi a ciò che lo attende nel futuro. In Lei dunque tutti noi possiamo trovare rifugio (Sub tuum praesidium…). Lo sguardo umano assorto della Madre dice la mestizia e la preoccupazione di Colei che meditava tutte queste cose nel suo cuore. Di rimando dice anche la preoccupazione e perciò la preghiera di intercessione della Madre di Dio per la salvezza di tutta l’umanità, di ciascuno di noi.
- Ci sono anche alcuni elementi dell’icona dell’Odigitria: di Colei che con la mano indica la Via, il Cristo, che è anche Verità e Vita.
- È anche l’icona Madre di Dio in trono. Il trono rappresenta simbolicamente la Tradizione ebraica dell’Antico Testamento. Talvolta lo schienale è rappresentato a mo’ di arpa e per questo detto anche “arpa di Davide” e ricorda che Maria è nata dalla radice di Davide. La Madre di Dio dunque è il frutto maturo del popolo di Dio; Essa rappresenta il legame tra il Vecchio e il Nuovo Testamento perché con lei nasce la Chiesa. La Madre di Dio simbolicamente, rappresenta la Chiesa, perché come la Chiesa teneva dentro di sé il Cristo (arca della nuova alleanza) e perché ha udito, custodito e meditato dentro di sé tutte le cose riguardanti il mistero di Cristo. E in questo senso l’abbraccio di Cristo a Maria e l’abbraccio di Cristo a tutta la sua Chiesa.
Frate Roberto, iconografo, Monastero della SS. Trinità, Dumenza (VA), Pasqua 2020,
ICONA donata da PADRE ILDEFONSO DAL BELLO, (2003 ?) alla sua chiesa di Villa d’Asolo.
Come molte icone, è venerata con una doppia festa, collocata, nel calendario liturgico ortodosso, in date ravvicinate: il 18 luglio e l’8 agosto. Si tratta dell’immagine della Madre di Dio del Tolga, appartenente alla tipologia “della tenerezza”, molto amata anche in Occidente.
La sua storia è direttamente collegata a un prodigio avvenuto proprio l’8 di agosto del 1314 quando, secondo la tradizione, la Vergine comparve al metropolita di Rostov, Procoro, in viaggio verso Jaroslavl’ (Russia). Durante una sosta per la notte non distante dal luogo in cui il fiume Volga confluisce nel Tolga. Intorno a mezzanotte, mentre tutti dormivano, Procoro venne svegliato da una luce, intensa e brillante, proveniente dall’altra riva. Preso il bastone, il futuro santo si diresse verso il luogo da cui quel segnale giungeva attraversando un piccolo ponte: appena fu nei pressi del punto da cui la luce promanava, vide l’icona della Madre di Dio sospesa nell’aria. Attonito per quanto vedeva, si inginocchiò e si raccolse in preghiera. Poi tornò indietro, dimenticando però il suo bastone.
Il giorno dopo, al momento della partenza, egli si accorse di averlo perduto: le persone del seguito cominciarono a cercarlo ovunque, ma senza esito. Solo dopo aver rovistato ovunque, il metropolita ricordò di aver lasciato il bastone sull’altra riva del fiume. I servitori gliene domandarono la ragione e solo allora egli rivelò di aver avuto la miracolosa visione: subito un gruppo di loro partì a bordo di un’imbarcazione e, al ritorno, tutti confermarono di avere veduto un’icona della Madre di Dio fra i rami di un albero, accanto al bastone di Procoro.
Quest’ultimo, allora, volle tornare nel luogo del prodigio e qui riconobbe l’immagine davanti alla quale, la notte precedente, si era raccolto in preghiera. Lo stesso tornò a fare subito insieme agli altri che erano con lui i quali, alla fine, decisero di ripulire il bosco e predisporre le fondamenta di una chiesa.
E qui avvenne il secondo miracolo: appena la gente di Jaroslavl’ apprese ciò che era successo, accorse in massa. Tutti cominciarono a darsi da fare e nel giro di poche ore i muri della chiesa vennero ultimati.
Il metropolita dedicò l’edificio alla Presentazione al Tempio della Madre di Dio, vi collocò all’interno l’icona e stabilì che ogni anno, nel giorno dell’apparizione, se ne celebrasse la festa. Vicino alla chiesa, negli anni successivi, Procoro fece erigere anche un monastero.
Morì il 7 settembre 1328.
ICONA “Madre di Dio del Tolga”, tempera all’uovo su tavola, Russia, XVIII secolo, 62,5×49 cm, Collezione Banca Intesa Sanpaolo.
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