II domenica del tempo ordinario
Giovanni il Battista, che domenica scorsa abbiamo incontrato al battesimo di Gesù, oggi si manifesta quale testimone di Gesù Agnello-Servo di Dio e Figlio di Dio.
Nel quarto vangelo di Giovanni appare fin dal prologo l’inviato da Dio come «testimone per rendere testimonianza alla luce» – la Parola di Dio fatta carne – «perché tutti credessero per mezzo di lui» (cf Gv 1, 7). Una delegazione di sacerdoti e leviti arriva da Gerusalemme e si reca da Giovanni presso il Giordano, dove battezza, e lo interrogano: «Chi sei tu? Sei Elia? Sei un profeta?». Per tre volte egli risponde: «Non lo sono», confessando di non essere ciò che altri pensano di lui (cf Gv 1, 19-22). E quando usa l’espressione: «Io sono», lo fa solo per definirsi «voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia» (cf Gv 1, 23). Giovanni, dunque, non pretende alcuna attenzione alla propria persona, ma è tutto teso a indicare un altro. L’evangelista, infatti, annota che «Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”». Per definire Gesù, Giovanni si serve di un titolo che in aramaico indica sia l’Agnello che il Servo del Signore descritto da Isaia: «Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca» (cf Is 53, 7). Il riferimento va anche all’agnello pasquale di Esodo 12; agli agnelli che ogni giorno venivano sacrificati nel tempio di Gerusalemme; al «capro espiatorio» su cui, nel giorno del Yom Kippur, si imponevano le mani scaricando su di lui il peccato di tutti e veniva poi condotto a morire nel deserto. Gesù è dunque l’Agnello atteso, che ci libera dal nostro peccato (cf 1Sam 7, 8-9). Ebbene sì, Gesù è colui che per amore ha portato i peccati degli uomini su di sé e li ha perdonati, versando il suo sangue «per molti per il perdono dei peccati» (cf Mt 26, 28).
L’evangelista, inoltre, dice che il Battista dopo aver ribadito: «Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me», lascia trasparire qualcosa circa l’identità di Gesù. Egli non conosceva – «io non lo conosco» – da subito Gesù nella sua identità messianica, ma l’ascolto della parola di Dio ha reso acuto il suo sguardo e intelligente il suo cuore, fino a fargli comprendere che Gesù, pur venendo dietro a lui, era prima di lui; e al momento del battesimo ha saputo contemplare «lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere» su Gesù, abilitandolo a «battezzare» gli uomini in quello stesso Spirito: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo». L’immagine di Gesù-Agnello offre un messaggio di non violenza e di mitezza e manifesta il carattere della missione di Gesù. Gesù, umile e accogliente, è il Messia dei miti e dei giusti, degli anawim, di coloro che lo attendono nella fedeltà.
Giovanni conclude la sua testimonianza affermando: «E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». All’udire questa testimonianza di Giovanni due dei suoi discepoli si metteranno alla sequela di Gesù (cf Gv 1, 35-37): ecco dove sta la grandezza di Giovanni, nella sua capacità di farsi piccolo, di «diminuire affinché Cristo cresca» (cf Gv 3, 30), di condurre gli altri a Cristo e poi di ritirarsi.
Concludendo, potremmo dire che di fronte al Battista che dichiara e testimonia chi è Gesù, dovremmo chiederci se siamo disposti a conoscere meglio Cristo, se siamo disposti a trovarlo e a incontrarlo, se siamo disposti ad annunciare e a mettere in pratica il lieto annunzio del Vangelo.
Preghiamo con tutto il cuore Gesù, l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo, dicendo: «Signore, fa’ che io ti conosca! Signore, fa’ che io mi lasci salvare, liberare, redimere da te! Signore, fa’ che io non abbia la presunzione di importi una mia strada, ma abbia l’umiltà e la fede per camminare nella tua strada. Amen».
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