II domenica di Avvento – Immacolata Concezione
L’odierna solennità mariana, inserita sapientemente nel tempo di Avvento, si presenta come un faro puntato sulla Redenzione, mistero salvifico d’amore della Santissima Trinità, al quale Maria Santissima ha partecipato e collaborato come creatura prescelta e prediletta fin dall’eternità.
Prima di tutto cerchiamo di entrare nel cuore di questa festa per comprenderne il significato e l’origine. La Chiesa ci invita a contemplare la concezione immacolata della beata Vergine Maria, cioè la sua preservazione, fin dal concepimento, da ogni macchia del peccato originale. Come spiega la Bolla Ineffabilis Deus di papa Pio IX, si tratta di una grazia singolare, di un «privilegio che le è stato concesso da Dio onnipotente in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano». Maria quindi è la prima creatura che ha beneficato in pienezza dei frutti della redenzione operata dal Figlio. Questa verità di fede, divenuta dogma nel 1854, era professata fin dagli inizi della cristianità. Infatti, invocandola come Madre di Dio (Theotokos), la Chiesa già credeva implicitamente che, colei in cui doveva realizzarsi questo titolo sublime, non aveva avuto mai nulla in comune con il peccato, e che Dio l’avrebbe in ogni modo preservata.
Veniamo ora alla Liturgia della Parola. Siamo condotti lungo un vero e proprio itinerario dalla maledizione alla benedizione, dalle tenebre alla luce.
La prima lettura si apre con la “notte del peccato”. Nel terzo capitolo della Genesi è descritto il dramma più grave della storia dell’umanità: la caduta originale. Adamo ed Eva si sono fatti capo, radice e rappresentanti reali dell’umanità disobbediente, come ci ricorda Paolo in Rm 5,19: «per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori». Il peccato originale ha introdotto nella creazione la morte e nel cuore dei progenitori la paura, il sospetto su Dio e il disordine relazionale.
Dio ascolta i tre colpevoli: Adamo, Eva e infine il serpente. Ci si aspetterebbe una condanna generalizzata, invece solo il serpente viene maledetto, e infine viene prospettato un castigo che ha i tratti di un cammino di purificazione in vista di una salvezza già promessa: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15). L’umanità sarà insidiata e ferita al calcagno, mentre il serpente sarà colpito alla testa e definitivamente sconfitto. Compare un barlume di speranza, il cosiddetto protoevangelo, cioè l’annuncio di un piano salvifico. Dio che non si arrende mai al male ricuce lo strappo preannunciando la redenzione operata in Cristo Gesù. L’Immacolata Concezione di Maria si inserisce proprio in questa cornice: Lei è il primo frutto della vittoria di Cristo sul male e sulla morte, e nella notte del peccato brilla come Stella mattutina, come Colei che preannuncia la venuta del Salvatore.
Nella seconda lettura l’apostolo Paolo afferma che in Cristo il Padre «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4). Per l’uomo ferito dal peccato l’immacolatezza diviene chiamata, vocazione, cammino di conversione, sul quale Maria ci viene donata come madre e maestra. In Lei già risplende il compimento della nostra santificazione.
Il Vangelo infine ci proietta nella pienezza dei tempi, nell’ora in cui la salvezza è entrata nella storia umana attraverso l’umile e generoso amen della Vergine di Nazaret. Come prima redenta degli uomini Maria ha avuto un ruolo particolare nell’opera salvifica: libera dal peccato, ha vissuto in una totale adesione e donazione a Dio, divenendo la prima corredentrice dall’annunciazione al calvario.
Soffermiamo l’attenzione su due espressioni dell’angelo rivolte a Maria: «piena di grazia» e «il Signore è con te». Nelle quali è adombrata la concezione immacolata di Maria; ecco perché la Chiesa ha scelto di leggere il passo dell’annunciazione in questa solennità.
Il messaggero divino la proclama «piena di grazia». S. Pier Crisologo afferma che «in altri abita la grazia, ma in Maria abita la pienezza della grazia». Come per dire che negli uomini opera la grazia divina, ma lei ne è ripiena! In Maria tutto risplende della purezza divina, e il peccato non ha mai gettato la sua ombra sulla sua bellezza. Maria è la tota pulchra, la tutta bella perché la colpa originale non l’ha sfiorata.
Gabriele continua poi ad elencare le ricchezze soprannaturali di Maria e le dice «il Signore è con te». Non si tratta di un momento speciale di unione con il Signore, è la condizione in cui Maria ha sempre vissuto. Come scrisse don Prosper Guéranger: che cosa significa questo, se non che prima di aver concepito il Signore nel suo purissimo grembo, Maria lo possiede già nell’anima sua? Chi non sente qui il contrasto tra Eva, nella quale non abita più il Signore, e Maria che, avendolo ricevuto in se stessa fin dal primo istante della sua esistenza, l’ha custodito con la sua fedeltà, essendo rimasta così come fu fin dal principio?
In questi primi passi d’Avvento lasciamoci guidare dall’Immacolata, che come Madre premurosa ci chiede di purificare i nostri cuori da ogni peccato e da ogni attaccamento al male, perché i nostri occhi possano contemplare lo splendore vittorioso del Sole divino, il Verbo fatto carne nella grotta di Betlemme!
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