II domenica di Pasqua
In questa seconda Domenica di Pasqua, detta Domenica della Divina Misericordia, il Vangelo ci narra di due apparizioni di Cristo avvenute tutte e due nel cenacolo. Nella prima non era presente l’apostolo Tommaso. Quando gli altri gli narrano l’accaduto, egli se ne uscì con la ben nota dichiarazione: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Prima di raccontare a Tommaso della visita del Maestro Risorto, l’evangelista narra che «La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco». Gesù, dunque, si presenta improvvisamente. Era una visita inattesa e quasi imprevista per loro. Gesù saluta i suoi amici, saluta coloro che avevano condiviso con lui tre anni di vita.
Gesù, annota l’evangelista, continua dicendo: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”». Ebbene, il Risorto comunica loro lo Spirito Santo e li abilita all’unica missione veramente essenziale: rimettere i peccati, perdonare in nome di Dio, riconciliare tutti gli uomini.
Gesù sa bene che l’essere umano ha peccato, sa che l’essere umano dubita, sa che l’essere umano tradisce, sa – purtroppo – che l’essere umano spesso si vergogna di lui… Gesù sa tutte queste cose perché conosce cosa c’è nel cuore dell’uomo. E allora in questo ordine «perdonate» è delineato il volto misericordioso del Padre: «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi» (cf Mt 6,14). Oltre al volto misericordioso di Dio è delineato anche il volto della Chiesa in cammino: la Chiesa terrena non sarà mai una comunità di perfetti, non sarà mai una famiglia di soli santi, ma sarà un luogo di perdono, ossia la casa del perdono perché il perdono è il primo frutto della carità, è il segno della presenza di Dio-Carità, Dio-Amore dentro di noi e in mezzo a noi.
Ebbene, ritornando a Tommaso, poiché egli non era presente a questo primo incontro di Gesù, non crede alla parola dei suoi amici, non si fida. Non è convinto della loro testimonianza. È incredulo. Tommaso vuole avere un rapporto immediato e diretto con il Signore
Quante volte anche noi ci comportiamo come Tommaso! Quante volte dubitiamo di Dio! Quante volte mettiamo in dubbio la sua esistenza! Quante volte dubitiamo del suo amore per noi!
Orbene, Giovanni scrive che «Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso». A questo apostolo che ha avuto un atteggiamento incredulo e che ora si trova davanti al Risorto, Gesù lo invita a contemplarlo attraverso i segni della passione e della morte dicendogli: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Tommaso, colui che non aveva creduto, colui che aveva diffidato, non osa toccare il Risorto ma si inginocchia davanti a lui per adorarlo ed esclama: «Mio Signore e mio Dio!». Il credente ebreo riservava questi appellativi solo a Dio ma Tommaso ora li indirizza a Gesù: siamo di fronte alla più alta confessione di fede in Gesù di tutto il Nuovo Testamento.
Tommaso non ha avuto bisogno di «mettere il dito», eppure ha dovuto vedere con i suoi occhi; ma è grazie a lui se Gesù può pronunciare l’ultima beatitudine: «beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». I destinatari di queste parole siamo tutti noi, chiamati a sperimentare la beatitudine di chi vede Gesù con gli occhi della comunità cristiana, radunata nel giorno del Signore, la domenica, e in ascolto della parola di Dio. Ecco dove si incontra il Signore risorto!
Si comprendono dunque le parole con cui si conclude il Vangelo: «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome».
Ebbene, un giorno, varcata la soglia di questa vita, vedremo anche noi le ferite delle mani e del costato di Cristo, Figlio di Dio (l’Apocalisse dice che egli conserva anche in cielo i segni della sua passione) e, come Tommaso, pieni di gioia esclameremo: «Mio Signore e mio Dio!».
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