III domenica del tempo ordinario
Questo brano del vangelo di Matteo si colloca subito dopo il battesimo di Gesù (3,13-17) e le tentazioni nel deserto (4,1-11). Gesù dopo aver ricevuto lo Spirito Santo e dopo aver definito la propria missione secondo il volere di Dio e non di Satana, comincia finalmente ad agire. La sua missione si pone in continuità con quella di Giovanni. Quando questi si ritira dalla scena, allora compare Gesù, anche se il teatro della sua predicazione non sarà la Giudea ma la Galilea. Il suo annuncio è simile a quello di Giovanni Battista, parla ancora del regno dei cieli. Gesù poi chiama a sé dei compagni, dei collaboratori, i primi quattro apostoli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, due coppie di fratelli. Infine Matteo ci dà un riassunto generale sull’opera di Gesù in Galilea: insegnamento, predicazione e guarigione dei malati. Prepara così il capitolo 5 dedicato al discorso della montagna.
Lectio
12 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,
In Matteo l’incarcerazione del Battista sembra la causa del ritorno di Gesù in Galilea. Sia Matteo che Marco (Mc 1,14) vogliono situare l’inizio del ministero di Gesù dopo il termine di quello del Battista. Per Luca il venir meno del Battista avviene prima del battesimo di Gesù (Lc 3,19-20).
Giovanni sottintende un periodo in cui sia il Battista che Gesù operano in modo parallelo (Gv 3,24). Il verbo “essere consegnato” (paradidomai) è lo stesso che verrà utilizzato per indicare l’arresto di Gesù. Ciò suggerisce il parallelismo tra la figura di Giovanni e di Gesù.
Gesù si ritirò, è il verbo anachoreo che abbiamo già visto nel vangelo della Santa Famiglia e dell’Epifania. Il motivo per cui Gesù si ritira non sembra essere il desiderio di sfuggire a una fine simile a quella di Giovanni Battista: anche la Galilea era sotto la giurisdizione di Erode Antipa. Sembra piuttosto essere stata una scelta di campo: Gesù per i sinottici operò soprattutto in Galilea, mentre solo in Giovanni lo vediamo spaziare da un capo all’altro della Palestina. Perché la Galilea? Lo vedremo tra qualche versetto.
13 lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,
Gesù si trasferisce a Cafarnao, dove prenderà dimora presso la casa di Pietro. Le rovine di Cafarnao, recentemente riportate alla luce, sono molto ben conservate e permettono di individuare la domus Petri e in essa la stanza dell’ospite. Cafarnao è dunque la base operativa di Gesù, anche se questa città non fu del tutto capace di accogliere il suo messaggio (vedi le “invettive” di Gesù verso Cafarnao di Mt 11,23).
14 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
La profezia di Isaia 8,23-9,1 era un oracolo di speranza dopo la devastazione della Galilea operata dagli
Assiri nel 732 a.C.
15 Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti!
Zabulon e Neftali sono due tribù di Israele stabilitesi a nord le quali furono deportate in Assiria dopo l’occupazione del VII secolo, al tempo di Isaia. Questa deportazione aveva provocato nella regione un tale rimescolamento etnico da meritarle il nome di “curva delle genti” ( ghelil ha-gojim, cioè Galilea). La regione venne poi rigiudaizzata nell’epoca dei Maccabei, ma rimase sempre caratterizzata da una popolazione mista di ebrei e pagani. Non deve stupire dunque che in Galilea ci fossero comunità ebraiche fortemente influenzate dalla cultura greca, come quella per cui scrive Matteo. Anzi l’importanza che quest’ultimo dà alla Galilea è stata recentemente interpretata dagli studiosi come un indizio che la comunità di Matteo si trovasse proprio in questa regione e non ad Antiochia come è stato spesso affermato.
La via maris della citazione di Isaia si riferiva al Mediterraneo, indicando la strada che collegava l’Egitto alla Siria, e che correva per un gran tratto lungo la costa mediterranea. Per Matteo la via del mare è quella che passa da Cafarnao. Si trattava di una rotta carovaniera molto frequentata e questo faceva di Cafarnao un centro commerciale abbastanza importante.
16 Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.
Matteo come sempre cita l’Antico Testamento ma lo adatta alle proprie esigenze. In questo caso, nel testo di Isaia, la luce sarebbe sorta in un futuro, mentre qui, trattandosi del compimento di una profezia, il verbo è posto al presente. La citazione ricorda un altro testo dell’Antico Testamento: la profezia di Balaam (Nm 24,17) “Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele”.
E’ la luce del Messia: la semplice venuta di Gesù in Galilea, la sua visita che risana sono una grande luce ( phos mega) per tutto il popolo, ma anche per le genti. Ecco dunque il probabile motivo per cui Gesù scelse la Galilea: una regione che faceva parte di Israele, e parte del popolo prescelto da Dio, ma era anche una regione di confine, i cui abitanti si erano mischiati a popoli e a usanze pagane (Galilea delle genti), per cui offriva un campione rappresentativo di tutti coloro ai quali Gesù era stato inviato (ebrei e pagani).
17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
Da allora Gesù cominciò: queste parole si trovano in Matteo solo qui e a 16,21, dove Gesù incomincia a predire ai discepoli la propria passione. Si tratta di due momenti molto decisivi della vicenda di Gesù: l’inizio della sua predicazione e l’annuncio della sua futura passione.
Le parole della predicazione di Gesù sono le stesse di Giovanni Battista (3,2). Però in Giovanni l’accento era posto sulla conversione, mentre in Gesù l’importanza è data all’avvento del regno dei cieli. Il regno dei cieli è un evento che ha già avuto luogo nel tempo e i cui effetti perdurano: si è avvicinato e quindi è alle porte. Il “regno dei cieli” è un’espressione tipica del vangelo di Matteo e viene usata anche in ebraico e aramaico per dire “Dio”, evitando per reverenza di pronunciarne il Nome e anche in quanto egli esercita un dominio che si contrappone ai regni “della terra” o “del mondo” (4,8).
18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
Il mare di Galilea si trova chiamato così sia in Matteo che in Marco. Anzi spesso loro lo chiamano “mare” in senso assoluto. Luca, invece, viaggiatore internazionale lungo le rotte del Mediterraneo lo chiama molto più realisticamente “lago di Genezaret”. Questo riflette la prospettiva piuttosto provinciale e palestinese di Marco e Matteo. Per loro quel lago è un vero e proprio mare, con tutte le implicazioni teologiche del caso.
Di fatto si tratta di un lago a forma di arpa che ha una larghezza massima di 13 km e un perimetro di 51 km.
La sua superficie è di 165 kmq. Per grandezza si situa dunque tra i nostri laghi Maggiore (212,2 kmq) e di
Como (145,9 kmq).
Passeggiando lungo il mare Gesù si imbatte in due fratelli che sembra incontrare per la prima volta. Pietro ha un nome ebraico, Andrea greco. E’ questo un sintomo dell’integrazione culturale tra ebraismo ed ellenismo diffusa nella Palestina dei I secolo, soprattutto in Galilea.
Erano pescatori: il giudizio degli antagonisti di Pietro e Giovanni in At 4,13 («considerando che erano senza istruzione e popolani») non va preso troppo alla lettera. La pesca era un’importante attività economica sul mare di Galilea e i primi discepoli erano proprietari delle attrezzature. Inoltre non c’è nessun motivo per supporre che non fossero istruiti.
19 E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”.
Gesù chiama Pietro e Andrea “dietro a sé” (opiso mou). E’ la situazione tipica del discepolato (cf. 2Re 6,19).
L’espressione “pescatori di uomini” deve essere un’invenzione di Gesù. E’ simile a Ger 16,16: “Ecco io mando molti pescatori, dice il Signore, che li pescheranno”, ma in quel caso il contesto era di giudizio, pescare significava “catturare, mettere in prigionia”. Pescare nel senso di conquistare al regno di Dio è un’altra cosa.
20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Pietro e Andrea lo seguono subito. Questo fa risaltare la capacità di attrattiva e di persuasione di Gesù.
21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò.
Anche Giacomo e Giovanni vengono chiamati, anche questo verbo è un termine tecnico della sequela di Gesù. Questi quattro discepoli sono coloro che saranno più vicini a Gesù e saranno testimoni privilegiati di alcuni momenti significativi della sua esistenza (la risurrezione della figlia di Giairo, la trasfigurazione, la preghiera del Getsemani).
22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Anche Giacomo e Giovanni lo seguono senza dire una parola. Il racconto è di una stringatezza estrema e con queste rapide pennellate dà l’impressione di accelerazione che l’irruzione del regno imprime alla storia degli uomini.
23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Con questo versetto redazionale Matteo ricapitola l’attività di Gesù in Galilea. E’ interessante il fatto che Matteo posizioni geograficamente l’attività di Gesù. E’ un’indicazione di più riguardo alla sua incarnazione.
Le attività compiute da Gesù in Galilea sono espresse usando tre participi attivi:
a) insegnando: è un insegnamento di stile rabbinico, che si realizza nelle sinagoghe e ha per oggetto l’interpretazione delle Scritture.
b) predicando: il contenuto della predicazione invece è l’evangelo del regno. E’ il lieto annuncio della prossimità del regno dei cieli.
c) guarendo: si tratta di un’eco della promessa divina di Dt 7,15: “Il Signore allontanerà da te ogni infermità e tutte le malattie dell’Egitto”. L’attività taumaturgica di Gesù è molto sottolineata in Matteo: egli guarisce ogni infermità e ogni malattia.
Meditatio
– Non ti capita mai di sentire il desiderio di “ritirarti” per compiere meglio la tua “missione”?
– In che senso per te Gesù è stato la luce che ti ha illuminato mentre sedevi nelle tenebre?
– Chi sono i pagani a cui ancora oggi Gesù si rivolge? Quale conversione chiede?
– Chi è per te il pescatore di uomini?