III domenica di Avvento
Oggi siamo nella terza domenica di Avvento e tutta la celebrazione è dedicata alla gioia del Natale che si sta avvicinando. La terza Domenica, infatti, è a metà del tempo di Avvento e si chiama domenica “Gaudete” che è una parola latina che significa “Rallegratevi!”. L’antifona di ingresso, infatti, dice così: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”.
Ma sapete cos’è un’antifona? Sono parole della Bibbia, o di un inno liturgico, che ci invitano a preparare il nostro cuore a ciò che si sta per celebrare. L’antifona di oggi, dunque, ci invita a rallegrarci sempre nel Signore perché è vicino.
Nella prima domenica di Avvento Gesù ci ha invitato a fare attenzione e a vegliare, nella seconda ci ha fatto capire cosa significa concretamente preparare la via del Signore. In questa terza domenica ci viene spiegato lo spirito che dobbiamo avere per riuscire a fare tutto questo: la gioia. Nella seconda Lettura di oggi, san Paolo ci invita a preparare la venuta del Signore in tre modi: “Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie”. Dunque la gioia, la preghiera, il rendere grazie a Dio. La gioia è la caratteristica del cristiano non perché non sente più la sofferenza o perché tutte le cose gli vanno a gonfie vele, ma per il fatto che il cristiano sa che il Padre lo ama fino a dare il suo Figlio per lui. La nostra gioia nasce dunque dall’esperienza che facciamo di Dio, perché lui riempie di senso la nostra vita.
Per capire questo, facciamo un esempio che penso viviate quotidianamente. Voi che esperienza avete dei vostri genitori? Credo che siate tutti coscienti di quanto fanno per voi, dei loro sacrifici per farvi felici, di tutto ciò che vi donano (e non parlo solo di cose materiali), del loro affetto, del loro tempo, della loro disponibilità e amore nei vostri confronti e così via. L’esperienza che fate dei vostri genitori, cioè, è una esperienza di gioia: loro riempiono di senso, di significato la vostra vita… senza di loro voi sareste perduti.
Ecco, così è anche con Dio: senza di Lui, senza il suo amore noi saremmo perduti, abbandonati, soli, la nostra vita non avrebbe alcun motivo di essere perché lui è il nostro papà con la “P” maiuscola!
Certo, lo sappiamo bene, le angosce, i problemi, le sofferenze ci sono… tutti noi le conosciamo, e tante volte la realtà che ci circonda sembra essere difficile e arida proprio come il deserto di Giovanni Battista del Vangelo di oggi. Ma le parole di Giovanni ci dicono che la nostra gioia si basa su una certezza: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete».
È Gesù. Gesù che non ci lascia mali soli nemmeno nel deserto delle nostre difficoltà, che è venuto sulla terra per ridare agli uomini la dignità di figli di Dio che abbiamo ricevuto nel giorno del nostro Battesimo. È questa la nostra gioia.
Se avete notato, il colore dei paramenti di oggi è rosa, a differenza delle due precedenti domeniche in cui era viola. Questo non significa che la nostra gioia sia un qualcosa di “dolciastro”, ma significa che il tempo dell’attesa e della tristezza sta per cambiare, sta diventando sempre più luminoso perché il Signore viene ad abitare in mezzo a noi. Ma dove si basa la gioia che contraddistingue l’attesa del Gesù? Sulla preghiera. San Paolo dice: «Pregate ininterrottamente». Ma che cosa vuol dire “pregare ininterrottamente”? Vuol dire stare in ginocchio tutto il giorno a recitare Padre Nostro, Ave Maria o altre preghiere imparate a memoria? No!
Anche le preghiere imparate a memoria, naturalmente, sono belle ed efficaci, ma pregare significa parlare con Dio, vuol dire ascoltare la sua Parola. Significa essere sicuri che in ogni momento della giornata il Signore è vicino a noi che ci aiuta, che ci guida nelle scelte quotidiane. Pregare significa fare silenzio per ascoltarlo ma anche dirgli tutto: le nostre preoccupazioni, le paure ma anche ciò che ci rende felici. Significa anche accettare ciò che ci rattrista e chiedere a Lui di starci vicino nelle difficoltà. Sempre e dappertutto è il momento per una breve preghiera. È come mandare un WhatsApp a Dio: quando ti alzi, quando fai colazione, quando cammini per strada, quando sei a scuola, quando giochi, quando vai a dormire…
Chi prega solo quando ne ha voglia è come un amico che non è un amico, uno che viene solo quando gli fa comodo o quando vuole qualcosa da te. Gesù non è questo tipo di amico!
Grazie alla preghiera possiamo stabilire un’amicizia con Gesù che è motivo di vera gioia… e questa gioia il cristiano la deve condividere con gli altri. È infatti una gioia contagiosa che rende meno faticosa sia la vita nostra sia la vita di tutte le persone che incontriamo.
Il terzo modo in cui San Paolo ci invita a preparare la venuta del Signore è: “In ogni cosa rendete grazie”. Credo che tutti voi siate riconoscenti a chi vi fa un dono, o un piacere, o a chi vi aiuta a fare qualcosa che da soli non riuscite a fare… Cosa dite, generalmente, come risposta a queste persone?
Credo che diciate tutti un bel GRAZIE!
Ecco, anche nei confronti di Dio dobbiamo avere l’atteggiamento di riconoscenza per l’amore che Lui ha nei nostri confronti: un continuo ringraziamento. Provate a pensare a tutti doni che ogni giorno ci fa: la vita, i genitori, la possibilità di godere di tutte le bellezze della natura, il dono degli amici e di tutte le persone che ci vogliono bene, i doni anche materiali che ci permettono di fare una vita serena, la sua pazienza, la sua bontà nei nostri confronti, il suo amore per noi… L’atteggiamento di ringraziamento per tutto ciò che abbiamo è, allora, anche un invito a concretizzare questo “grazie” condividendo, donando, donandoci…
Il Vangelo di oggi ci parla di luce: luce del mondo che è il Signore Gesù. Anche noi possiamo diventare luce se ci impegniamo a vivere come ci ha suggerito san Paolo! Anche a noi è chiesto di vivere come Gesù per poter illuminare anche quelli che fanno fatica a credere! Anche a noi è chiesto di far capire a tutti quanto è bello vivere secondo gli insegnamenti che ci ha mostrato con la Sua vita!
“Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce”.
Così inizia il Vangelo di oggi. Ci impegniamo ad essere anche noi come Giovanni?
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