III domenica di Pasqua
Nel Credo diciamo ogni Domenica: “Credo la Chiesa, una, santa cattolica e apostolica”.
La Chiesa è apostolica perché è appoggiata, come un edificio sulle colonne, sui Dodici apostoli.
Per questo, sulle pareti delle Chiese consacrate dal Vescovo, ci sono 12 croci, e sotto ciascuna croce è scritto il nome di un apostolo. A volte le croci sono sulle colonne della Chiesa. Se togliessimo le colonne, l’edificio crollerebbe. Allo stesso modo possiamo dire che se togliessimo alla nostra fede apostolica la testimonianza degli apostoli, la Chiesa non potrebbe più stare in piedi.
E la testimonianza degli apostoli riguarda innanzitutto la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.
Nell’apologetica ci si rivolge spesso una domanda: ma gli apostoli sono credibili?
La risposta che riceviamo dalla liturgia odierna è chiara: gli apostoli sono credibili quando parlano della risurrezione di Gesù.
Uno dei motivi che potremmo citare, a favore della loro credibilità, come testimoni della risurrezione, sta nel fatto che all’inizio, proprio loro non ci credevano affatto alla risurrezione.
Poi è accaduto qualcosa. Si tratta di qualcosa che ha cambiato la loro mancanza di fede in certezza assoluta: hanno visto personalmente il Signore, risorto, più volte. Hanno potuto toccarlo, cenare con lui, verificare di persona che era veramente risorto.
Per difendere questa certezza sono stati disposti perfino a farsi ammazzare.
Uno non si fa torturare e uccidere per qualcosa di cui dubita.
La tradizione ci ricorda che Pietro è stato crocifisso a testa in giù, Bartolomeo è stato scuoiato vivo (gli hanno tolto tutta la pelle del corpo, lentamente e dolorosamente, secondo una tecnica di tortura nota tra i Medi), Andrea è stato crocifisso su una croce decussata (fatta a forma di X), Giacomo di Zebedeo fu trucidato con la spada, Giacomo d’Alfeo massacrato a colpi di pietra, Tommaso fu fatto a pezzi con una lancia, Simone Zelota fu tagliato, vivo, in due parti con una sega, Taddeo fu macellato vivo a colpi di clava, Filippo fu inchiodato su una albero a testa in giù, Matteo fu trucidato a coltellate mentre celebrava la Messa, Mattia fu torturato e decapitato con un’ascia, ecc.
Non ci si fa uccidere per difendere una bugia.
Si è disposti a farsi martirizzare se si è veramente convinti di qualcosa: in questo caso è evidente che gli apostoli hanno creduto totalmente nella risurrezione e per evitare di rinnegare questa fede hanno preferito farsi uccidere. Proprio loro, che all’inizio non credevano affatto.
Avrebbero potuto salvarsi, se avessero affermato che Cristo non è risorto. A ciascuno di loro, secondo venerande tradizioni, era stata offerta un’ultima possibilità di negare la loro fede, ma hanno preferito morire dopo atroci torture, pur di mantenere la loro fede in Cristo risorto.
Questo è uno dei motivi per cui gli apostoli sono credibili: perché hanno testimoniato col sangue la loro fede in Gesù risorto dai morti.
E la Chiesa è apostolica perché crede alla loro testimonianza e li considera attendibili.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato Pietro, il capo degli apostoli, mentre annuncia con coraggio e parresìa (franchezza) la risurrezione di Gesù.
É un Pietro abbastanza diverso da quello che ha rinnegato Gesù tre volte: il suo annuncio stavolta è pieno di forza e capacità di persuasione. Ora il suo parlare è determinato, deciso, privo di timori: “Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente”.
Il suo è un annuncio che raggiunge il cuore di migliaia di persone e che parte da un requisito fondamentale: “Questo Gesù Dio lo ha risuscitato dai morti e noi tutti ne siamo testimoni”.
Nella seconda lettura lo stesso Pietro ribadisce l’annuncio da un’altra prospettiva, chiamando in causa Dio Padre: Voi, fratelli, credete in Dio che ha risuscitato Gesù dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza sono rivolte a Dio”.
Dio Padre ha risuscitato il suo Figlio, non lo ha abbandonato, ma ha adempiuto le sue promesse.
La risurrezione di Gesù è la conferma che possiamo fidarci del Padre, credere in lui e avere speranza nella sua parola.
Il Vangelo ci ricorda un altro aspetto fondamentale della risurrezione.
Gesù è presente nella sua Chiesa, vivo e risorto, ogni volta che “spezziamo il pane”. É così che riceviamo sostentamento ed energia.
La preghiera eucaristica quinta riassume questa idea con semplici e chiare parole: “Ti glorifichiamo, Padre Santo, tu ci sostieni sempre nel nostro cammino, soprattutto in quest’ora in cui il Cristo tuo figlio ci raduna per la santa cena. Egli, come ai discepoli di Emmaus, ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi”.
Ogni Domenica, quando ci riuniamo per la celebrazione eucaristica, il Signore Gesù è vivo e risorto in mezzo a noi e ripete il gesto fondamentale di spezzare il pane per noi.
Preghiamo che anche i nostri occhi si possano aprire, gli occhi della fede, e possiamo riconoscerlo.