III^ Domenica di Quaresima
Gesù porta l’uomo sulla via del cuore
Probabilmente già un’ora dopo i mercanti, recuperate le loro bestie, avevano ripreso possesso delle loro postazioni. Il denaro scorreva di nuovo di mano in mano, necessario e benedetto: «è per la devozione dei pellegrini, è per le elemosine»! Eppure il gesto di Gesù non è rimasto senza effetto. Quell’evento è ancora rivelativo dell’autentica fede evangelica. È profezia che si rivolge ancora oggi agli abili custodi dei templi, e li invita a credere più nei progetti dove sono coinvolte persone, che in quelli dove è coinvolto denaro. Ma che interpella ciascuno, tentato di instaurare con Dio la legge del mercato, di rinnovare in sé l’eterno errore di pensare che Dio, la salvezza, la croce si possano meritare. Dio non si merita, si accoglie. La croce di Cristo è immeritato eccesso, divina follia, gratuità assoluta. Il capovolgimento portato da Gesù è un Dio che non chiede più sacrifici, ma che sacrifica se stesso per noi, prende su di sé il male e lo porta fuori dal mondo, fuori dal cuore, lo inchioda sulla croce. Quando i Giudei gli chiedono di giustificare il suo gesto, Gesù porta gli uditori su di un altro piano: “Distruggete questo tempio e io lo riedificherò”. Non per una sfida a colpi di miracolo, ma per una alternativa: tutt’altro è il tempio di Dio. Gesù instaura la religione dell’interiorità, porta l’uomo sulla via del cuore, va fino in fondo alla linea della persona, e non a quella dell’istituzione o delle cose. Non è questione di templi, come aveva pensato la Samaritana, non è questione di luoghi (dove si adora? A Gerusalemme o sul monte Garizim?), ma di spirito e verità. Di autenticità, di cuore. Nel Vangelo vediamo Gesù frequentare talvolta il tempio, ma molto più spesso la vita, case, campi, lago, villaggi e polvere, tanta polvere delle strade di Palestina. Gesù insegna che Dio ci raggiunge nella vita di tutti i giorni, suo tempio fragile e bellissimo e infinito. Se potessimo imparare a camminare nella vita, nella vita interiore e in quella degli altri, con venerazione; a camminare nel cosmo facendo di ogni passo un pellegrinaggio sacro! L’ultima parola del Vangelo oggi dice: «Egli infatti sapeva quello che c’è in ogni uomo». O Dio, che conosci cosa c’è di ansie, di paura, di forza, di tenebra nel cuore dell’uomo, tu che ci hai fatti così, ricordati che siamo deboli e cadiamo facilmente, ma ricordaci anche che siamo tuo tempio, che in noi c’è il bene più forte del male, c’è il bene più antico del male, e l’amore di domani.
Breve presentazione della lettera Pastorale del Vescovo
…Ma per educare occorrono educatori, è una specie di legge di natura. “Se mancano cristiani adulti nella fede, difficilmente questa potrà essere trasmessa ai piccoli, agli adolescenti, ai giovani, così che anch’essi raggiungano la condizione di cristiani adulti” (n. 22). Il cristiano adulto è testimone della verità, della libertà, della bellezza e del bene” (Educare alla vita buona del Vangelo).
Parliamo di cristiani adulti. Che significa? I1 Vescovo dedicala IIIparte della sua agile lettera a questa questione, decisiva per impostare correttamente il fare, l’educare, la vita cristiana oggi.
II cristiano adulto non è un cristiano “arrivato”, che ha concluso la crescita e la ricerca. “La fede è vita, relazione con Dio e con gli altri, è capacità di mettere il Vangelo dentro le diverse vicende del nostro vivere, e pertanto la fede va ri-compresa, ri-motivata, ri-assunta nelle varie stagioni e circostanze della vita, anche in relazione alle esperienze personali e alle diverse sottolineature dei contenuti della fede chela Chiesa pratica nel suo cammino” (n. 28).
Quali sono le caratteristiche di una fede adulta? E’la IV e ultima parte della lettera (pp. 45-59):
. è una fede in movimento, aperta alla ricerca, attraversata dalle domande e dai dubbi, rinnovata e “fatta propria” in continuazione.
. è risposta alla iniziativa di Dio, non conquista. Il Dio cristiano è “gratuito, sorprendente, come un invito che mai ci saremmo aspettati, come un gesto d’amore che mai avremmo pensato di ricevere…” (n. 29). Questo, ricorda il Vescovo, è il cuore e il motivo della lettera e questo dovrà essere il percorso del nostro anno pastorale, personale e comunitario. “Ai bambini del catechismo, ai loro genitori, ai catecumeni adulti, ai fidanzati che chiedono il matrimonio cristiano, ai cristiani dalla fede incerta che cercano Dio, ai cristiani che sono “sulla soglia”, dovremmo poter comunicare l’esperienza di questa meraviglia. Sol da qui scaturisce un annuncio del Vangelo convinto, convincente e coraggioso” (n. 30).