IV domenica di Avvento
Il cammino dell’avvento arriva al suo culmine con questa domenica: la Parola di Dio annuncia Colui che ogni anno l’avvento ci chiama ad attendere nella nostra vita di oggi e di domani, e lo fa raccontandoci come è venuto nella storia duemila anni fa, cioè come un bambino nato da Maria e accolto da lei insieme a Giuseppe, una umile coppia di Nazaret.
I cristiani dei primi tempi hanno contemplato questo mistero, cioè il modo con cui Dio ha deciso di entrare nella storia: un modo che ha sorpreso tutti, perché ha scelto una strada di estrema umiltà e nascondimento; ma che la rilettura della Scrittura ha permesso di riconoscere nelle parole dei profeti.
Il profeta Michea nella prima lettura loda il villaggio di Betlemme, patria del re Davide, al quale Dio aveva promesso un regno senza fine. È da quel paesino che verrà l’erede di Davide; verrà come viene al mondo ogni essere umano su questa terra, cioè nascendo da una donna che porta in grembo un figlio.
Il salmo 79 chiede a Dio che venga a visitare la sua vigna, il suo popolo; e lo faccia accompagnando il “figlio dell’uomo” che rende forte, che invia per rendere saldo il patto di alleanza con il suo popolo.
I discepoli di Gesù riconoscono il compimento di queste promesse nella storia di Gesù di Nazaret, con cui gli apostoli hanno vissuto e che, dopo la sua morte e risurrezione, hanno annunciato come il Messia di Dio. Per rafforzare questa fede hanno anche ricostruito alcuni dati della sua origine, della sua nascita. Erano fortunati, perché la madre di Gesù, Maria di Nazaret, era presente nella comunità cristiana nei primi tempi del suo costituirsi. Di certo hanno potuto accogliere e meditare i ricordi e la fede della madre del Messia. Alcuni di questi possono stare sullo sfondo dei primi capitoli del vangelo di Luca, di cui la liturgia di oggi ci presenta un breve passaggio.
Esso ci presenta Maria che, subito dopo l’esperienza del dialogo con l’angelo, va in fretta a visitare la sua anziana parente, Elisabetta, della cui gravidanza le aveva parlato l’angelo. Va per verificare se è vero quello che ha ascoltato dall’angelo (a riguardo della cugina come di se stessa?). Possiamo credere che non sia così. Perché al termine del dialogo con l’angelo Maria si è resa totalmente disponibile al piano di Dio, e ciò significa che credeva già alle sue parole, non aveva bisogno di una prova. Perché allora Maria va a visitare la cugina? Forse per aiutarla nella sua gravidanza? Può darsi; ma se è così, perché rimane con lei per tre mesi (cioè fino alla nascita di Giovanni) e quando il suo aiuto poteva essere ancora più utile se ne ritorna a casa sua? Il perché di questa visita (e il messaggio che la Parola ci rivolge in questa domenica) lo possiamo cogliere, più che dalle intenzioni di Maria o di Elisabetta, dalle intenzioni dell’evangelista Luca, che costruisce con arte la scena dell’incontro tra due donne incinte, quasi interamente occupata dalle loro parole, prima di Elisabetta rivolta a Maria (è la parte della liturgia di oggi), poi di Maria che loda il Signore (con il canto del magnificat). La scena dell’annunciazione si era conclusa con la disponibilità di Maria. Ora Elisabetta, guidata dallo Spirito Santo, riconosce che, grazie a questa disponibilità, Dio ha iniziato ad attuare il suo progetto: Maria porta in grembo il Figlio dell’Altissimo e per questo Elisabetta la saluta come la “madre del mio Signore”; e conclude con la beatitudine che contiene il motivo principale della grandezza di Maria: beata colei che ha creduto che quanto il Signore dice, lo porta anche a compimento.
Dio ha compiuto le promesse dei profeti anche grazie alla fede di una giovane donna, che nel cammino dell’avvento più di ogni altro personaggio biblico ci indica il cammino per accogliere Gesù: quello della fede. Lungo l’anno liturgico ci sono molte feste dedicate a Maria; ma la quarta domenica dell’avvento è per alcuni versi il giorno in cui possiamo contemplare la fede di questa donna, grazie alla quale il Figlio di Dio si è incarnato.
Il brano della lettera agli Ebrei che ascoltiamo nella seconda lettura parla dell’offerta che Gesù ha fatto di sé entrando nel mondo, della sua obbedienza alla volontà del Padre che istituisce un sacrificio nuovo e definitivo. Se Gesù ha vissuto la sua vita come offerta totale al Padre (che l’Eucarestia di ogni domenica rende presente), è di certo perché ha scoperto la sua vocazione nel rapporto filiale con Dio. Ma non possiamo dubitare che questo cammino sia stato umanamente preparato dallo stile di vita di Maria, che Gesù ha respirato sin dal primo giorno della sua nascita: uno stile di disponibilità a Dio in nome della sua fede in Lui.
Chiediamo dunque a Maria di essere nostra compagna e esempio nella missione di accogliere Gesù e di vivere la nostra vita in un atteggiamento di obbedienza profonda alla volontà di Dio.