IV domenica di Avvento
Il Vangelo odierno, senza alcuna retorica, può essere considerato l’apice della storia, della nostra storia, di tutta la storia. Senza questo annuncio e senza il conseguente fiat di Maria, la nostra fede sarebbe vuota e la nostra speranza priva di senso. Invece, in questo evento che si consuma nel silenzio e nel nascondimento, la storia della salvezza ci dona un approdo sicuro. Il brano, che pure richiama un fatto unico e irripetibile, assume per l’uomo d’oggi una valenza del tutto particolare perché è un passo che ci richiama non solo all’umiltà di Maria, che commuove tutto il creato, ma invita ciascuno di noi ad assumere un atteggiamento di remissività alla volontà di Dio, se veramente vogliamo essere salvati.
Diciamolo chiaramente: la nostra mentalità razionalista è poco incline ad accettare il mistero, ad abdicare alla nostra presunzione di spiegare tutto. Eppure nel Vangelo, che quasi profetizza questo nostro atteggiamento, c’è un ammonimento anche per noi e che vale per tutti i tempi: “nulla è impossibile a Dio”. L’angelo lo dice a una Maria esterrefatta alla quale ricorda, a mo’ di spiegazione, “Elisabetta, la tua parente, anch’ella ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per colei che era detta sterile”. In Elisabetta si ripete quanto avvenuto per Sara: l’impossibile. È un richiamo alla fede nella grandezza di Dio che dovremmo recuperare, anche in giorni nefasti come quelli che stiamo vivendo.
Dovremmo avere il coraggio di dire: sì, anche in questi frangenti crediamo che nulla è impossibile a Dio. Invece, spesso, abbiamo una fede che vacilla. Maria non è né ingenua né sprovveduta. Il vangelo sottolinea che “a queste parole rifletteva sul significato di questo saluto” e aggiunge che “fu sconvolta”, tanto che l’angelo si deve affrettare a dire: “Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”. La grandezza dell’Onnipotente trova nell’umiltà della creatura quello che cercava e ne rispetta la libertà. Non solo Maria deve pronunciare il suo fiat, che tutti conosciamo, ma non vuole recedere dai suo propositi di purezza, che il Signore rispetta.
In quella decisa affermazione: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo”, c’è la fermezza di chi non intende tirarsi indietro dal proprio proposito. La giovane donna esprime qui con fermezza il suo intento dall’astenersi dall’usare del suo matrimonio. Subito l’angelo spiega che non è questo che le viene chiesto e che la sua volontà di purezza sarà esaltata. Solo a quel punto il dialogo celestiale si chiude. Maria si proclama ancella del Signore e ne accetta la volontà e l’angelo si ritira esaurita la sua missione.
Paolo sembra riprendere questa dichiarazione della nascosta potenza di Dio, nascosta a coloro che si rifiutano di capirla. Dice infatti che solo il Signore “ha il potere di rendervi saldi nel mio vangelo e nel messaggio di Gesù Cristo”. Perché questo avvenga occorre un nostro gesto di umiltà, cioè l’ammissione, da parte nostra, di sottomettersi alla fede in “lui, Dio, che è il solo sapiente”.
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