Natale del Signore
Come sole che sorge dall’alto il Salvatore è venuto a visitarci.
Nella notte santa appena trascorsa, quando ancora le tenebre ricoprivano la terra, egli è nato, è venuto tra noi.
In questo Natale particolare, come particolare è stato tutto questo anno, Dio viene. Al di là dell’ora in cui si è celebrata la messa, che siano le 18, le 19, o le 20, invece che a mezzanotte, Egli è venuto nella notte dell’uomo e del mondo. È nato nella mia notte.
Sì, tra i miei timori, le mie angosce, lo smarrimento del momento, Gesù viene.
E noi, come i pastori di Betlemme, siamo accorsi alla grotta, per scoprire l’evento annunciato dal canto degli angeli. Entrati, siamo rimasti stupiti dell’immagine che si è presentata ai nostri occhi: una giovane coppia, un bambino in una mangiatoia, alcuni animali. Niente di più semplice e di più povero. Dio nasce nel disagio per dirci che non si ferma davanti ai nostri disagi, ma vi entra dentro.
Ecco allora che arriva forte l’annuncio del profeta Isaia: “Regna il tuo Dio”! Oggi, su questo nostro mondo segnato dalla morte, come già un tempo sui monti umiliati di Giuda, risuona finalmente un annuncio di gioia.
Un messaggero – come abbiamo letto nel libro di Isaia – viene da lontano, da Babilonia, per annunciare il ritorno degli esuli. Erano partiti cinquant’anni prima nel pianto e nell’angoscia, adesso tornano nella gioia. L’annunciatore viene chiamato “evangelizzatore” e il suo messaggio è racchiuso in tre brevi parole: pace, bene, salvezza.
Il lieto annunzio, cioè il “vangelo”, si riassume in questa semplicissima espressione rivolta a Gerusalemme: “Regna il tuo Dio”.
Tutto qui: ormai non è più Nabucodonosor che impone il suo giogo su Israele. Non è il male, non è il potere del mondo, non è la logica del profitto, non è un virus qualunque che regna, ma Dio!
E dove regna Dio? Risponde l’evangelista: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”.
L’evangelista Luca ci aveva raccontato come è nato Gesù. A distanza di anni, san Giovanni, che scrive verso la fine del primo secolo, quindi a quasi cento anni dalla nascita del Salvatore, non ci dice più come è nato, ma vuole andare “al principio”, vuole dirci “perché” è nato. Per entrare nella nostra carne. La “carne” ossia la fragilità umana, la nostra corporeità, il nostro essere mortali, diventa il “luogo” dove regna Dio, la presenza del Verbo di Dio, la rivelazione della gloria di Dio.
È la nostra umanità concreta che accoglie il Signore. Egli diventa uno di noi.
La Luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta! Questo è il messaggio forte di questo Natale 2020! La Luce di Dio vince le nostre tenebre, regna su di noi!
Il suo Amore non è “etereo, celeste, disincarnato”; al contrario: è tangibile, terreno, Incarnato. Questo è il senso del Natale.
Avevamo bisogno che Dio venisse a regnare in mezzo a noi per poter sperare in un mondo nuovo. In Gesù di Nazaret, finalmente vediamo Dio nel volto dell’uomo. Sì, in Lui intravediamo il volto misterioso di Dio e, nello stesso tempo, riconosciamo il volto perfetto dell’uomo.
Qualcuno potrebbe obiettare: ma cosa ha veramente portato la nascita di Cristo? In fondo non è cambiato nulla, ci sono sempre le guerre, i cataclismi, le malattie, le epidemie come questa pandemia che sta mettendo in difficoltà tutto il mondo. Cosa ha portato Gesù?
È vero, siamo immersi in un mondo malato e sembra non sia cambiato nulla. In realtà è cambiato tutto, perché da quell’evento di Betlemme di più di 2000 anni fa, è entrato Dio. Gesù ci ha portato Dio, a condividere nella nostra carne la nostra umanità e a illuminarla da dentro.
La festa del Natale – quest’anno priva di tanti elementi che ci mancano un po’ – non è una bella emozione da bambini che attendono il regalo sotto l’albero fatto di luci intermittenti. Forse proprio in questo Natale particolare noi potremo andare all’Essenziale, a vedere ciò che conta veramente, a incontrare Dio, a ritrovare quella speranza che è una virtù che viene da Lui.
La speranza cristiana non è un semplice: “Tutto andrà bene!”… La speranza cristiana ci fa dire: “Tutto è già andato bene!” Se un Bambino è nato per noi, tutto è già andato bene.
Siamo in cammino, allora, illuminati da questa Luce… Non è un Natale “sottotono”, quasi “sprecato”, “da dimenticare”. Può essere, se lo vogliamo, un Natale vero, pieno, splendido! Il Natale che ci riporta all’Essenziale, a Dio!
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