Spunti di Saggezza
IL DECALOGO DELLA FELICITA’ (di Papa Giovanni XXIII)
- Soltanto per oggi cercherò di vivere alla giornata, senza voler risolvere il problema della mia vita in una volta
- Soltanto per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno e non pretenderò di migliorare o disciplinare tranna me stesso.
- Soltanto per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
- Soltanto per oggi mi adatterò alle circostanze senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
- Soltanto per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche buona lettura, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell’anima.
- Soltanto per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
- Soltanto per oggi fsarò almeno una cosa che non desidero fare e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga.
- Soltanto per oggi mi farò un programma, forse non lo seguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.
- Soltanto per oggi crederò fermamente – nonostante la apparenze contrarie – che la Provvidenza di Dio si occupa di mke come se nussun altro al mondo esistesse.
- Soltanto per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nella bontà
Posso fare per dodici ore ciò che mi sgomenterebbe fare per tutta la vita.
DECALOGO DELLA VACANZA INTELLIGENTE
La vacanza è questione di stile, prima ancora che di gusto. Ebbene, ecco alcune proposte perchè la tua sia una vacanza davvero dignitosa e, nello stesso tempo, gioiosa.
1- Non correre. La fretta può guastare tutto. Fermati a contemplare, a parlare con persone ed amici nuovi. Han detto bene che “il viaggiatore più svelto è quello che va a piedi”.. Chia va a piedi non fa molta strada ma, arriva al cuore delle cose.
2- Godi la bellezza del creato: la poesia delle vette, il sussurro del mare… Più che a passeggiare per il mondo, impara a gustarlo.
3- Fissa i momenti gentili, poetici, per ricordare, domani, il gabbiano in volo, la luna sul monte, il cielo che scoppia di stelle… Per ricordare… Perchè chi non ricorda non vive!
4- Rispetta usi e costumi degli altri. Non imbrattare i paesi che vai a visitare con critiche, cattivi esempi e volgarità.
5- Non darti arie. Fà tu la prima mossa: non aspettare che siano gli altri a salutarti, a parlarti. Contagia tutti con il tuo buon umore, con la tua faccia allegra. Altrimenti, che vacanza è?
6- Mattina e sera, un pensiero al buon Dio. In fondo, dopo tutto quello che ci dà, non si merita un bel “grazie”?
7- Coltiva qualche hobby. E’ vero che il lavoro fa l’uomo, ma è l’hobby che lo decora.
8- Sorseggia un buon libro. Chi legge può viaggiare nei paesi più lontani, stando seduto. E poi, non è scritto da nessuna parte che in estate il cervello deve andare in vacanza. Le ferie sono, sì, tempo libero, ma non tempo vuoto.
9- Scopri le mille ricchezze nascoste nei luoghi nuovi, nelle loro tradizioni, nei modi di vivere diversi. Scopri e impara. Il viaggio incomincia veramente solo quando si capisce quello che si vede!
10- Finalmente, ricordati di tutti quelli che non hanno la fortuna di andare in vacanza. E’ un pensiero che aiuta ad essere meno esigente e più riconoscente.
IL DECALOGO DELLE VACANZE
Le vacanze sono un dono di Dio – per la nostra gioia e per la nostra crescita.
1. Ravviviamo il cuore con il nutrimento del dialogo e del ascolto.
2. Stacchiamoci dalla televisione: è vacanza. Vogliamo far provvista di vastità, vogliamo fare il pieno di creato.
3. Aggiustiamoci gli occhi: vogliamo che siano attenti alle stelle, ai fiori, ai boschi. Svegliamoci le orecchie: vogliamo sentire il vento, i passerotti e i grilli.
4. Dimentichiamoci di correre ed impariamo nuovamente a camminare. Sì, vogliamo andare a piedi, per poter guardare, ammirare, lodare, ringraziare.
5. Facciamo nuove amicizie. Le vacanze servono anche per avvicinare nuove persone, conoscerle ed amarle.
6. Facciamo vacanza ma non vogliamo mandare in vacanza le buone abitudini, la preghiera e la generosità.
7. Non alziamoci a mezzogiorno. Vogliamo vacanze firmate “intelligenza” e “fantasia”.
8. Rispettiamo gli usi, i costumi e le tradizioni dei luoghi in cui ci rechiamo, non li turbiamo con il cattivo esempio e le critiche.
9. Mentre godiamo le vacanze, ricordiamoci che molti non le fanno mai per difficoltà proprie o per dedicare tempo libero ai bisognosi. Ringraziamo Dio e preghiamo per loro.
10. Ricordiamoci che il buon Dio non va mai in ferie. Lo possiamo trovare ovonque: in Chiesa, nei fratelli, negli amici, in montagna, al mare, …
PER UNA VITA BEN RIUSCITA
1. Se tu ami gli uomini ed ogni cosa,
allora soltanto tu ami veramente Dio.
2. Fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te.
Fa il meglio che puoi e lascia a Dio il resto.
3. Ritorna a te quello che parte da te:
Semina il bene e raccoglierai amore.
4. Sappi volere: la volontà è il mezzo
più potente per chi sa valersene.
5. Ciò che tu pensi si avvera.
Perciò pensa a ciò che è costruttivo e che ti migliora
Non essere vittima di mali immaginari.
6. Il pensiero deve andare d’accordo
con le tue parole e le parole con le tue azioni.
7. Nulla è peggiore della depressione.
Accogli con viso sorridente qualunque cosa ti avvenga.
8. Questo mondo è come uno specchio:
se sorridi, ti sorride; se lo guardi arcigno e diffidente,�
con lo stesso viso arcigno e diffidente guarderà te.
9. Se sei fra coloro che vogliono riformare il mondo
comincia col riformare te stesso: sii pronto ad agire sempre
per il bene. Vinci tutte le antipatie. Vivi come volontario�
del Bene e sarai una benedizione per tutti.
10. Se vuoi imparare una vita più alta segui fedelmente
queste parole: sii buono, franco semplice.
Sii cortese, sereno e sicuro di te.
IL CERCHIO DELLA GIOIA
Un giorno, non molto tempo fà, un contadino si presento alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d’uva.
“Frate portinaio”, gli disse il contadino, “sai a chi voglio regalare questo grappolo d’uva che è il più bello della mia vigna?”.
“Forse all’abate o a qualche padre del convento?”. No. A te!”.
“A me?”. Il frate portinaio arrossì utto per la gioia. “Lo vuoi dare proprio a me?”.
“Certo perchè mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d’uva ti dia un pò di gioia”. La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui.
Il frate portinaio mise il grappolo d’una bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un ‘idea: “Perchè non porto questo grappolo all’abate per ader un pò di gioia anche a lui?”. Prese il grappolo e lo portò all’abate.
L’abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c’era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: “porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco”. Così il grappolo d’uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate a sudare sui fornelli, e glielo mandò.
ma il frate cuoco lo diede al frate sagrestano (per dare un pò di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro. Finchè , di frate in frate, il grappolo d’uva tornò dal frate portinaio (per portargli un pò di gioia). Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia.
Non aspettate che inizi qualcun altro. Tocca a te, oggi, cominciare un cerchio di gioia. Magari dove pensi che già ve ne sia abbastanza, in un rapporto che ti sembra già bello e nel quale invece puoi dare di più. Spesso basta una scintilla piccola piccola per far esplodere una carica enorme. Basta una scintilla di bontà e il mondo comincierà a cambiare. L’amore è l’unico tesoro che si moltiplica per divisione: è l’unico dono che aumenta quanto più ne sottrai. E’ l’unica impresa nella quale più si spende e più si guadagna; regalalo, vuotati le tasche, scuoti il cesto, capovolgi il bicchiere e domani ne avrai più di prima.
DECALOGO A MENSA CHE BUONA SALUTE DISPENSA
1. Ecco la regola d’oro da imparare: si mangia per vivere non si vive per mangiare.
2. Prima e dopo mangiare, ricordati di ringraziare:
– Dio Padre, datore d’ogni bene
– La natura che ci offre gli alimenti
– L’uomo che li coltiva, li trasforma, li confeziona, li cucina, …
3. Osservarsi mentre si mangia: in che attitudine mi pongo nei confronti dei cibi, quantità che ne prendo, ritmo con cui li assumo: pacato, avido, abbuffatorio, a imbuto… Nel modo con cui mangiamo riveliamo il nostro stato d’animo.
4. Accogliere, non divorare, considerando gli alimenti come un dono offerto alla mia gustosa e dilettevole consumazione. Gustando quel che c’è, si pranza come un re!
5. Mangiare, trattenendo il bocca e masticando bene i cibi.
Il mangiare calmo e piano, mantiene lo stomaco sano!
Più forte è la sete – più piano bevete,
colmando a misura – il gusto e l’arsura.
6. Mangiare solo a tavola e non assumere cibo fuori pasto, salvo si tratti di frutta.
Chi non è regolato nel mangiare, farà più fatica a campare.
7. Si chiamano posate, perchè vanno deposte sulla tavola tra un boccone e l’altro e non brandite come armi con cui combattere la lotta per la fame.
8. Per dimagrire senza cure strambe,
basta chiuder bocca e muover gambe!
Chi ama mangiar grasso e succulento
farà ben presto un magro testamento!
9. Chi ogni tanto si allena – al salto della cena,
mantiene vispo e snello – il corpo ed il cervello.
Ricordati: digiuno serale: non fece mai male!
10. Esistono tre bocconi: il boccone della sobrietà (è il boccone di meno, quando ci si allontana da tavola con un residuo di appetito); il boccone della sazietà (quando si raggiunge la misura di cibo sufficiente); il boccone della golosità (è il boccone in più, che prepara le nostre malattie future e che prendiamo a tutto benificio di medici e medicine).
DECALOGO DEL GIORNO DEL SIGNORE
1. La domenica è il dono prezioso che Dio fa a te e a tutto il suo popolo, perchè ritrovi la gioia di essere persona libera, protagonista non assoggettata a nessun ritmo o lavoro particolare: “una tregua salutare”.
2. Gusta il regalo che Dio ti fa e rispondi partecipando all’Eucarestia. Dopo l’incontro con il Signore che ti carica d’amore, va incontro agli altri donando gioia, pace, aiuto, assistenza, vedendo negli altri dei fratelli.
3. La domenica è giorno di festa: libera le energie e la creatività che sono in te. Approfitta delle occasioni proposte o inventane di nuove.
4. Il giorno festivo sia la “scuola dei giorni”: che in essa tu possa imparare e ricordare lo stile secondo il quale vivere la settimana (in relazione con se stesso, gli altri, Dio, l’ambiente in spirito di libertà, responsabilità, gratuità).
5. “Vi esorto ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (RM 12,1): cantaimo le lodi di Dio “vivendo” il nostro corpo, “liberandolo”, esprimendone il suo significato più autentico.
6. Il gioco produce un’atmosfera festosa e la festa trova nel gioco un’espressione gioiosa di partecipazione e di coinvolgimento: non c’è festa senza gioco.
7. Mentre giochi getti ponti verso gli altri, ti apri al dialogo, sei stimolato all’amicizia, ti educhi alla gratuità. Per essere uomo o donna “più”, gioca.
8. Poichè è festa “vivi insieme” con ala tua famiglia, gli amici, in mezzo alle persone, cerca l’incontro. (Non dimenticare l’ammalato e le persona sola).
9. L’oratorio è, nella comunità, un luogo privilegiato del tempo libero e di divertimento. Il tempo che vi “perdi” ti ricrea: non restarne fuori.
10. Sii generoso con te stesso: regalati una domenica alla settimana per ritrovare tutto te stesso e liberare dal pericolo dell’atrofia la tua mente, il tuo cuore, il tuo corpo, il tuo spirito.
IL GIURAMENTO
Un antico imperatore cinese fece, un giorno, un solenne giuramento:
“Conquisterò e cancellerò dal mio regno tutti i miei nemici”.
Un po’ di tempo dopo, i sudditi sorpresi videro l’imperatore che passeggiava per giardini imperiali a braccetto coi suoi peggiori nemici, ridendo e scherzando.
“Ma … – gli disse sorpreso un cortigiano – non avevi guirato di cancellare dal tuo regno tutti i tuoi nemici?”
“Li ho cancellati, infatti – rispose l’imperatore -. Li ho fatti diventare tutti miei amici!”
Un uomo aveva deciso di curare il praticello davanti alla sua casetta, per farne un perfetto tappeto verde “all’inglese”. Dedicava al suo prato tutti i momenti liberi. Era quasi riuscito nel suo intento, quando, una primavera, scoprì che nel suo prato erano nati alcuni tarassachi, dai brillanti fiori gialli. Si precipitò a sradicarli, ma il giono dopo altri due fiori gialli spiccavano nel verde del prato. Comprò un veleno potente, ma niente da fare. Da quel momento la sua vita divenne una lotta contro i tenaci fiori gialli che ad ogni primavera diventavan sempre più numerosi. “Che posso fare ancora” confidò scoraggiato alla moglie.
“Perchè non provi ad amarli?”, gli rispose la moglie. L’uomo ci provò. Dopo un po’ quei brillanti fiori gialli gli sembrarono un tocco d’artista nel verde smeraldo del suo prato. Da allora vive felice.
Quante persone ti irritano? Perchè non provi ad amarle?
DECALOGO DELL’AUTOMOBILISTA…
1- Ricordati, quando guidi un automezzo
che la vita è un tesoro senza prezzo.
2- Guida con attenzione e precauzione
se non vuoi provocare una collisione.
3- Non immolarti all’idolo della velocità:
rischieresti di finire nell’immobilità!
4- Non scambiare la strada provinciale
per un autodromo personale!
5- Il codice stradale obbliga in coscienza:
rispettalo e armati di tanta pazienza!
6- Sfidi stupidamente la morte da stolto pagliaccio
se corri veloce con nebbia fitta o ghiaccio!
7- Le varie parti dell’auto controllate tieni,
specialmente le gomme, l’olio e i freni!
8- Chi guida con alcool o stupefacienti,
porta in sè la miccia di esplosivi incidenti!
9- Sii cortese e tollerante con gli altri automobilisti
e non arrabbiarti per eventuali contrattempi e imprevisti.
10- Impara ad usare i mezzi pubblici, specie in citta’
e usa l’auto solo quando ne avrai vera necessità!
… CHE VUOL MANTENERSI IN PISTA!!
BEATO IL CUORE…
Beato il cuore
che fa spazio a tutti dentro di sè e trova sempre al suo interno un angolino libero per l’ultimo che arriva.
Beato il cuore
che non riesce a chiamare estraneo anche il più diverso, ma che vive l’accoglienza come legge fondamentale, perchè questo è il Vangelo.
Beato il cuore
che vive un continuo “Eccomi” agli altri, a Dio e a se stesso: crescerà fino alla pienezza.
Beato il cuore
che si fà solidale nella verità con tutti e ciascuno, in ogni situazione, nella buona e nella cattiva salute: sarà artefice della civiltà dell’amore.
Beato il cuore
che non è gonfio di sè, non si vanta, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia: sarà beato perchè perdendo se stesso si ritrova.
Beato il cuore
che si compiace della verità, della giustizia e della purezza: sarà specchio di Dio e città sul monte.
Beato il cuore
che si lascia compromettere dalla sofferenza e dall’ingiustizia che gli altri soffrono ed è pronto a offrire solidarietà, asilo, speranza:realizzerà l’unità dei fratelli.
Beato il cuore
che non conosce il colore della pelle o la diversità delle lingue, ma solo il linguaggio degli occhi, del sorriso, del volto e della luce di Dio: sarà rigeneratore di speranza.
Beato il cuore
che vive l’attenzione agli altri, la generosità, l’autenticità della vita, la responsabilità lucida e leale, e una presenza operosa: sarà costruttore del regno di Dio.
Beato il cuore
mite e umile, perchè sarà una nuova incarnazione del Cuore di Cristo.
LA RICETTA DELLA FELICITA’
Ecco il menu’ da preparare ogni mattina
per vivere una giornata con gioia sopraffina.
Prendete almeno due litri di pazienza
una tazza di bontà e un bicchiere di sapienza;
quattro cucchiai di buona volonta’.
e ingredienti vari, purchè onesti e di buona qualità.
Non scordate un pizzico di speranza adamantina
e una buona dose di fede genuina.
Usate buone maniere con delicata affettuosità,
accompagnate da dolcezza e tanta carità.
Aggiungete due manciate di tolleranza,
un bel tocco di saggia prudenza e tanta costanza.
Unite, poi, alcuni fili di simpatia.
Con tanti bei sorrisi di allegria.
Infondete l’estratto della pianta di rara qualita’.
ma molto preziosa, che si chiama umiltà.
Ricordate che occorre una pentola di buonumore
che a tutte le cose darà un buon sapore.
Condite il tutto con buon senso e cuor contento
e lasciate cuocere a fuoco lento, lento.
Avrete una bella giornata, gioiosa, serena e beata.
E alla fine della vita
vi aspetta una gioia infinita.
COSA SIGNIFICA “ESSERE BUONI”
Essere buoni è dimenticare se stessi
per pensare agli altri.
Essere buono è perdonare sempre,
pensando che la debolezza umana
è più grande della cattiveria.
Essere buono è avere pietà della debolezza
altrui, pensando che noi non siamo diversi
dagli altri e che, nelle loro condizioni,
forse saremmo stati peggiori.
Essere buono è chiuderegli occhi
davanti all’ingratitudine.
Essere buono è dare
anche quando non si riceve,
sorridendo a chi non comprende
o non apprezza la nostra generosità.
Essere buono è sacrificarsi,
aggiungendo al peso delle nostre pene
di ogni giorno quello delle pene altrui.
Essere buono è tenere ben stretto
il proprio cuore, per riuscire a soffocare
le sofferenze e a sorridere costantemente.
Essere buoni vol dire accettare
il fatto poco simpatico che
più doneremo più ci sarà domandato.
Essere buono è acconsentire
a non aver più nulla riservato a se stessi,
tranne la gioia della coscienza pura.
essere buono è riconoscere con semplicita’
che davvero buono è solo Dio.
(Papa Giovanni XXIII)
LA SAGGEZZA DEI POPOLI
Dio scrive dritto anche sulle righe storte. (America Latina)
Dio non ci ha costruito i ponti, ma ci ha fatto le mani per poterli costruire. (Inghilterra)
Una guerra lascia il paese con le mani armate: una di infermi, una di donne piangenti e una di ladri. (Germania)
Una bella donna è il paradiso degli occhi, l’inferno dell’anima e il purgatorio della borsa. (Spagna)
La menzogna può correre un anno: in un giorno la verità la raggiunge. (Africa)
Se non puoi spingere, tira. Se non puoi tirare, togliti di mezzo. (America)
Nessuno è tanto ricco da poter fare a meno di un vicino. (Danimarca)
Domani è il giorno in cui i pigri hanno moltissimo da fare. (Norvegia)
Con una parola dolce e un pò di garbo, puoi trascinare un elefante per il pelo. (Persia)
Un pilastro solo non basta a costruire una casa. (Zaire)
Una mano sola non può applaudire, l’unione delle volontà produce una forza notevole. (Cina)
Il fratello aiutato dal fratello è una roccaforte, e gli amici i catenacci alla porta della cittadella. (Spagna)
Un uomo non è buono se non quando rende gli altri migliori. (Russia)
Dio nutre quegli uccelli che si nutrono con le loro ali. (Scandinavia)
L’ape industriosa non si posa mai su un fiore appassito. (Romania)
Non respingere con il piede la piroga che ti ha fatto attraversare il fiume. (Madagascar)
La mamma capisce il linguaggio del suo figlio muto. (Georgia)
Dove ci si ama non scende mai la notte. (Burundi)
Se qualcuno è troppo stanco per darti un sorriso, lasciagli il tuo. (Cina)
Non c’è nuvola così nera che non sia orlata d’argento. (Gran Bretagna)
Tutta l’oscurità dell’universo non potrà mai spegnere una candela. (Cina)
Non si uccide un pidocchio con un dito: ce ne vogliono due. (Malawi)
Il mondo è nato dall’amore, è retto dall’amore, va verso l’amore e sfocia nell’amore. (Antico detto Indiano)
Lavora come se avessi l’eternità davanti, ma convinto che domani puoi morire. (Paesi Arabi)
AMO
L’amore è il nocciolo della vita.
L’uomo riuscito
non è l’uomo bello e forte dei greci;
non è il guerriero disciplinato dei romani;
non è l’asceta degli induisti;
non è l’uomo completamente sottomesso
all’onnipotente Allah dei mussulmani.
L’uomo riuscito è l’uomo che ama!
Proprio questa
è stata la grande scoperta di Gesù.
Gesù non ha mai usato telefonino,
non ha mai visto la televisione…
non ha inventato niente…
eppure è un uomo a circuito mondiale.
Perchè?
Perchè Gesù ha insegnato ad amare.
E’ stato il genio dell’amore,
lo specialista dell’amore,
lo scopritore del vero amore.
Se la scoperta di Gesù
sarà anche la mia scoperta,
ringrazierò d’essere nata/o:
l’amore è l’unica cosa che ripaga d’essere vivi.
Papa Giovanni XXIII diceva:
“Amare: questa è la mia festa”
LA MANO E LA SABBIA
Giorgio, un ragazzo di tredici anni, passeggiava sulla sabbia assieme alla madre.
Ad un tratto le chiese: “Mamma, come si fa a conservare un amico quando finalmente si è riusciti a trovarlo?”.
La madre meditò qualche secondo, poi si chinò e prese due manciate di sabbia. Tenendo le palme rivolte verso l’alto, strinse forte una mano: la sabbia le sfuggì tra le dita, e quanto più stringeva il pugno, tanto più la sabbia sfuggiva.
Tenne invece ben aperta l’altra mano: la sabbia vi restò tutta. Giorgio osservò stupito, poi esclamò: “Capisco”.
Dietro un’immaginetta della Madonna, dimenticata in un santuarietto di montagna, ho trovato la “Preghiera dell’accoglienza”. Eccola:
Signore, aiutami ad essere per tutti un amico,
che attende senza stancarsi,
che accoglie con bontà,
che dà con amore,
che ascolta senza fatica,
che ringrazia con gioia.
Un amico che si è sempre certi di trovare
quando se ne ha bisogno.
Aiutami ad essere una presenza sicura,
a cui ci si può rivolgere
quando lo si desidera;
ad offrire un’amicizia riposante,
ad irradiare una pace gioiosa,
la tua pace, o Signore.
Fà che sia disponibile e accogliente
soprattutto verso i più deboli e indifesi.
Così senza compiere opere straordinarie,
io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino,
Signore della tenerezza.
GIOCARE CON GESU’
Un giorno, un uomo si fermò in mezzo ad un gruppo di ragazzi, che giocavano in un cortile. L’uomo si mise a fare capriole e ogni sorta di buffonate per far divertire i ragazzi. La madre di uno dei ragazzi osservava dalla finestra. Dopo un pò scese in cortile e si avvicinò a suo figlio: “Ah! Costui è veramente un santo!”, gli disse. “Figlio mio, và da lui”.
L’uomo pose una mano sulla spalla del ragazzo e gli chiese: “Mio caro che cosa vuoi fare?”
“Non lo so”, rispose il ragazzo. “Che cosa vuoi che io faccia?”.
“Devi essere tu a dirmi che cosa avresti voglia di fare”.
“Oh, a me piace giocare”.
“E allora, vuoi giocare con il Signore?”.
Il ragazzo rimase interdetto, senza sapere che cosa rispondere. Allora il santo soggiunse: “Se tu riesci a giocare con il Signore, farai la cosa più bella che si possa fare. Tutti prendono Dio talmente sul serio da renderlo mortalmente noioso. Gioca con Dio, figliolo. E’ un compagno di gioco incomparabile”.
Un Dottore della Legge osservava lo spettacolo della piazza del mercato formicolante di gente. Improvvisamente gli aparve il profeta Elia. Il Dottore della Legge approfittò dell’occasione e chiese al profeta: “Illumina la mia ignoranza: c’è qualcuno di questi mercanti che entrerà nel regno di Dio?”.
“Nessuno, proprio nessuno!”, rispose il Profeta, scrollando il capo.
In quel momento arrivarono sulla piazza del mercato due uomini. Si misero a fare giochi di abilità, scherzi e buffonate per attirare la gente. Intorno a loro si formò un cerchio di grandi e piccoli che si divertivano e battevano le mani ridendo.
Il profeta esclamò: “Questi certamente entreranno nel futuro regno di Dio!”
Il Dottore della Legge andò a parlare ai due pagliacci.
“Che cosa vendete?” chiese.
Risposero: “Anche se spesso il nostro cuore è triste, vogliamo vendere a tutti la nostra gioia di vivere”.
IL VOLTO DI GESU’
In Sicilia, il monaco Epifanio un giorno scoprì in sé un dono del Signore: sapeva dipingere bellissime icone.
Voleva dipingerne una che fosse il suo capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un modello adatto che esprimesse insieme sofferenza e gioia, morte e risurrezione, divinità e umanità?
Epifanio non si dette più pace: si mise in viaggio; percorse l’Europa scrutando ogni volto. Nulla.
Il volto adatto per rappresentare Cristo non c’era.
Una sera si addormentò ripetendo le parole del salmo: “Il tuo volto Signore io cerco. Non nascondermi il tuo volto”.
Fece un sogno: un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva quel volto simile a quello di Cristo: la gioia di una giovane sposa, l’innocenza di un bambino, la forza di un contadino, la sofferenza di un malato, la paura di un condannato, la bontà di una madre, lo sgomento di un orfano, la severità di un giudice, l’allegria di un giullare, la misericordia di un confessore, il volto bendato di un lebbroso. Epifanio tornò al suo convento e si mise al lavoro.
Dopo un anno l’icona di Cristo era pronta e la presentò all’abate e ai confratelli, che rimasero attoniti e piombarono in ginocchio.
Il volto di Cristo era meraviglioso, commovente, scrutava nell’intimo e interrogava.
Invano chiesero a Epifanio chi gli era servito da modello.
Non cercare Cristo nel volto di un solo uomo, ma cerca in ogni uomo un frammento del volto di Cristo.
LA FONTANA
In un villaggio del Libano, dove tutti sono musulmani, un piccolo gruppo di persone decide di farsi cristiano.
Immediatamente per loro si chiudono tutte le porte della comunità.
Gli uomini non possono più stare con gli altri uomini in piazza a fumare e chiacchierare; le donne non possono più attingere acqua dalla fontana del villaggio. I nuovi cristiani sono costretti a scavarsi una fontana per conto loro.
Ma accadde che, un giorno, la fontana del villaggio si inaridì e seccò.
Allora i cristiani invitarono tutti i compaesani a venir ad attingere acqua dalla loro fontana. Fecero di più: sulle case appesero un piccolo cartello che diceva: “Qui abitano le famiglie cristiane”.
E così ciascuno sapeva che in quelle famiglie avrebbero trovato un aiuto e una mano tesa.
Il poeta francese Paul Claudel definiva con queste parole in cristiano: “Cristiano è colui che da una mano”.
Stampa Articolo