V domenica del tempo ordinario
Il brano del Vangelo odierno presenta due episodi apparentemente diversi tra loro. Il primo riguarda la folla che si stringeva attorno al Signore da ogni parte. Gesù vide nei pressi due barche ferme mentre i pescatori già lavavano le reti, rassegnati perché non avevano preso alcun pesce. Salì sulla barca di Pietro e lo pregò di scostarsi un po’ dalla riva. A non molta distanza si sedette e cominciò a istruire le folle. Sembra quasi che per riflettere sulla parola di Dio si abbia il bisogno di distaccarsi dalle preoccupazioni quotidiane, di placarsi e di ascoltare. Sicuramente anche Simon Pietro ascoltava ammirato. Ce lo riferisce Luca dicendo che, solo alla fine, si sentì dire di andare a largo e di calare le reti per la pesca.
Pietro è sgomento e non lo nasconde: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte senza prender nulla…”, eppure obbedisce, “sulla tua parola calerò le reti”. Cancella tutte le sue opinioni di esperto pescatore, è umile e mette da parte ogni saccente presunzione. Il risultato è stupefacente: presero tanti pesci da rompere le reti e fecero cenno all’altra barca di venire a prendere il pescato e entrambe le barche furono così piene che quasi affondavano. Pietro, ultimato il lavoro, si gettò in ginocchio davanti al Signore confessandosi indegno peccatore. Il Cristo ripaga gli sforzi fatti per il suo Regno e rende vani quello fatti per il proprio tornaconto o la propria vanità.
Questo gesto di Pietro fu accompagnato dalla sorpresa di tutti i presenti a riprova che tutti i futuri apostoli erano sgomenti dell’accaduto. Il barano ci ricorda anche di Giacomo e Giovanni che erano soci in affari di Simone. Ma Cristo non si ferma alla pesca miracolosa, annuncia al pescatore che gli aveva messo a disposizione la barca un qualcosa ancora di più sorprendente: “Non temere: d’ora innanzi sarai pescatore di uomini”. Queste parole sconvolsero sicuramente i presenti al punto che l’evangelista in poche parole descrive quanto accadde: “E, ricondotte a riva le barche e lasciato tutto, lo seguirono”. Un’altra pesca li attendeva.
Questa vocazione di predicare il futuro Regno di Dio è quanto ci ricorda lo stesso Paolo. Un Regno convalidato dalla sua Resurrezione. È questa la notizia cruciale dell’apostolo delle genti. Lo ricorda ai Corinzi: “Cristo morì per i nostri peccati (…) e risorse il terzo giorno”. Che sia stato davvero così lo sanno in tanti perché prima apparve a Cefa, poi agli altri apostoli, poi a cinquecento persone, poi a altri ancora e in fine allo stesso Paolo che “sono il minimo degli apostoli, neppure degno di essere chiamato tale”.
Paolo ci dà una grande lezione di umiltà come indica il suo stesso nome. Non dimentichiamo che aveva un nome regale prima della conversione e poi prende un nome che indica un uomo di poco conto perché tutti i meriti sono solo di Cristo per il nuovo cammino che ha intrapreso. Si definisce un aborto, come se avesse avuto una nascita prematura e improvvisa, ma lo fa per mettere in risalto i meriti di Cristo senza il quale non sarebbe mai approdato al suo Regno.