V domenica di Pasqua – S.Messa Celebrata da don Alessandro e Sussidi di preghiera
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COMMENTO ALLE LETTURE
1. Il Vangelo odierno ci riporta al cuore dell’ultima cena. Il Signore, essendo vicina la fine della sua vicenda terrena, cerca di rincuorare i suoi discepoli. “Non si turbi il vostro cuore”. Anticipa la loro gloria futura dicendo esplicitamente di andare a preparare un posto per loro perché “nella casa del Padre mio vi sono molte dimore”, ma aggiunge subito “ritornerò e vi prenderò con me”. Per ora vi basti sapere che “del luogo dove vado voi conoscete la via”. Gli Apostoli restano sorpresi e Tommaso chiede “come possiamo conoscere la via?”. Da qui la risposta di Gesù che diventa un itinerario per il cristiano e uno sforzo di emulazione: “Io sono la via e la verità e la vita”.
2. Via per la quale si arriva al Padre “se avete conosciuto me conoscerete anche il Padre mio”. Da qui la richiesta di Filippo di mostrargli il Padre e l’ennesima risposta di Gesù con la quale si rivela la Trinità evidenziando l’unione del Padre e del Figlio e la prossima venuta dello Spirito Santo. “Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me”. Se vi sembra impossibile, dice il Salvatore quasi mettendosi nelle deboli menti dei presenti, “credetelo a motivo delle mie opere”. Come a dire: avete visto quello che ho fatto in mezzo a voi, dal resuscitare i morti al moltiplicare i pani, dal guarire ogni malattia al placare i venti, vi sembra ancora impossibile che io e il Padre siamo una sola cosa?
3. Il Signore va oltre. Se tutto quello che ho fatto in mezzo a voi è stupefacente, voi, se lo volete, farete ancora di più: “chi crede in me farà anch’egli le opere che io faccio: ne farà, anzi, di più grandi”. Come potrà accadere questo? Proprio perché il Signore va al Padre e perché ha promesso che, qualunque cosa noi chiederemo nel suo nome, egli ci esaudirà. Non si tratta di vuote parole. Gesù è qui esplicito: “Le parole che io vi dico non le dico da me, ma il Padre, il quale dimora in me, compie le sue opere”. Ribadisce, dunque, che conoscere il Figlio è conoscere il Padre e che il Cristo è il tramite tra il Padre e quell’umanità che cerca e accoglie la redenzione.
4. Dopo la resurrezione, i discepoli vissero questo insegnamento con pieno fervore. Ce lo conferma la prima lettura: “si moltiplicava di continuo il numero dei discepoli” e anche di quelli che si mettevano a servizio della comunità, liberando gli apostoli che poterono dedicarsi più liberamente alla diffusione del Vangelo. Sette furono i prescelti per organizzare il servizio ai bisognosi e alle vedove. Costoro avevano in Stefano il loro modello “persona piena di fede e di Spirito Santo”.
5. Pietro, nella lettera, ci ricorda che se Cristo è la “pietra vivente rigettata dagli uomini”, anche noi dobbiamo essere pietre viventi. Su quella pietra bisogna poggiare la nostra fede e chi lo farà “non resterà deluso”. Molti sono chiamati, ma rinunciano alla fede. Per costoro quella pietra è divenuta “pietra di inciampo e roccia di scandalo: essi vi inciampano non dando retta alla parola”. Solo gli umili l’ascoltano e fanno sacrifici spirituali a Dio graditi.
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