VII domenica del tempo ordinario
Siate figli del Padre
Gli inviti di Gesù a superare le prime emozioni che rispondono al male con il male trovano riscontro in tante esortazioni della Scrittura. All’uomo sono date molte possibilità. Ma spesso queste sono avvizzite perché ignorate e soffocate da momentanee sensazioni che, assolutizzate, diventano il senso della vita. Dice il libro del Siracide: Non abbandonarti alla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri… Quanto toccano il cuore queste parole oggi! Basta guardare i volti della persone che si incontrano: sguardi perduti in chissà quali orizzonti di pensiero, vite abbarbicate e imprigionate nei labirinti di sillogismi astrusi… Non abbandonarti alla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri… Allarghiamo lo sguardo, apriamo il cuore. Più amore circola in noi e attorno a noi, più il cielo delle anime nostre farà sorgere raggi di speranza sui giorni che passano. La gioia del cuore è vita per l’uomo… ma può un cuore gioire se non vive di amore? Un amore dato a piene mani, un amore incondizionato, un amore senza confini: questo è ciò che allarga gli spazi della vivibilità e genera vita. Ma se la nostra capacità di amare è stretta in tormentosi pensieri, non sarà che i nemici siano proprio nella nostra mente? Ci perseguitano notte e giorno e spingono ad agire. L’amore, solo l’amore può fugare ogni paura e mettere a tacere ogni triste pensiero. Comincia a donarti, fa’ la prova. Il cuore traboccherà di vita nuova, e tornerai a nutrirti di pensieri semplici, scaturiti dalla fonte di un cuore dilatato a misura di Dio.
Gesù chiede ai suoi discepoli qualcosa di più che non agli uomini che non sanno di essere figli di Dio. E’ naturale rendere a ciascuno ciò che fa: bene con bene, male con male. La legge antica regolava la misura della vendetta: occhio per occhio, dente per dente significava: Non puoi per farti giustizia uccidere chi ti ha tolto solo un occhio, sarai giusto se fermerai la tua vendetta a togliere soltanto un occhio. Non è una legge morbida per chi vive fortemente in sé l’ira del male ricevuto. Gesù chiede molto di più. Chiede di fare un salto, di attingere a un amore diverso. Il Padre che sta nei cieli non fa distinzione tra uomo e uomo. Dona la luce del sole a ognuno, come anche la pioggia. L’oggetto della sua attenzione non è chi riceve, ma il dono che Lui fa. Quando Gesù dice: Io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra … è come dicesse: Approfitta del fatto che l’altro se la prende con te e prova a togliere il male dal suo cuore. Come? Rendendogli il bene in quel momento, mentre lui ti fa del male. Fagli conoscere l’amore che sovrabbonda nel tuo cuore, fagli sentire che in quel momento tu non stai concentrato su di te contro di lui, ma che il tuo sguardo va a lui e a ciò che lo fa star male: la sua malvagità. Solo con i fatti noi possiamo far conoscere l’amore di Cristo all’uomo. Imparare a dare la vita quando l’altro ne ha bisogno è l’impresa più ardua nello spirito che noi possiamo intraprendere. Il disinteresse per sé parla di un amore autentico. Se io mi difendo, faccio diventare l’altro nemico. Se io non mi difendo, lascio all’altro il volto del “fratello”, uno da cui non difendersi, uno da amare, amare di più quanto più sta in difficoltà. L’altro ti costringe a camminare con lui? Tu fallo, anzi dimostragli che è un piacere stare con lui. Vai oltre la costrizione. Il segreto delle parole di Gesù sta tutto qui: VAI OLTRE. Amare i nemici. Perché? Perché nel tuo cuore non può esistere l’odio, ma tu sei chiamato per natura ad essere come Dio, AMORE. E allora, se non c’è odio in te, non esistono nemici. Chi ti fa del male è un fratello che è offuscato nelle sue capacità esistenziali, tu puoi e devi aiutarlo. Pensa a lui, non a te! Ha bisogno del tuo amore per non farsi più male. Finché tu sei attento a ciò che ti tocca, a ciò che ti fa soffrire, a ciò che non ti va, sei chiuso, l’altro non esiste che in funzione tua. Ma questo dimostra che la tua vita non è vita: esisti solo tu! L’altro esiste perché è altro, non perché è un aspetto di te o perché ti fa comodo o perché ti fa da inciampo. Essere figli del Padre che è nei cieli chiede di essere perfetti, vale a dire: compiuti. Se tu ami chi ti ama, non sei compiuto, sei all’abc della vita umana. I bambini ragionano in termini di accentramento: tutto è mio. Sono io al centro del mondo. Quanti di noi, discepoli di Gesù, si trovano ancora alle prime armi nel dono di sé? Bambini nell’affidamento al Padre e nell’amore incondizionato sì, ci è chiesto. Ma per il resto siamo invitati ad essere, come Gesù, persone capaci di uscire da sé per incontrare l’altro nella sua realtà, amandolo fino alla fine, fino a dare tutto di sé.
Il Vangelo dei piccoli
Gesù sa che nel nostro istinto, quando riceviamo un torto, sentiamo un dolore che ci spinge a restituire con la stessa moneta. Ma sa anche che, se entriamo in questo modo di ragionare e di fare, non ne usciamo più, ci consumiamo nella rabbia e finiamo nell’isolamento. Ci insegna il segreto dell’amore. Quando l’istinto ti dice: Ti ha dato un pugno? Ridaglielo! Tu puoi dire a questo istinto: No. Se uno ti da un pugno senza motivo, forse non sta tanto bene, forse ha dei problemi. Ecco. Tu devi guardare non alla tua offesa, ma ai problemi che ha per aiutarlo a risolverli. Quindi non è più questione di pugni, ma di intelligenza per capire che in quel momento l’altro ha bisogno delle tue premure e della tua presenza. Noi invece siamo tutti concentrati su di noi e non ci accorgiamo che quel pugno è come una richiesta di aiuto in codice. Gesù ci dice anche: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano… Quanto è difficile! Come si fa ad amare uno che ti viene sempre contro? Se lo pensi come un nemico, non ci riesci. Pensalo come fosse tuo fratello, chiuso nella sua rabbia, che ti viene contro non perché ce l’ha con te, ma perché ce l’ha con la vita, con il mondo, con tutti, e tu diventi l’occasione per tirare fuori quella rabbia. Quella rabbia è come un urlo, l’urlo di chi vuole essere amato, ma non se lo dice e si chiude. E fa vedere che non ha bisogno di niente e di nessuno, se la comanda così nessuno lo disturba. È importante saper leggere nel cuore dell’altro, non mettersi subito sulle difensive. Gli altri sono fratelli. Noi dobbiamo imparare ad amare come ama il Padre nostro che è nei cieli. Te l’immagini se il sole lo regalasse solo a chi fa il bene? E se su chi fa il male facesse grandinare? Impossibile. A tutti è dato ciò che è necessario. E tu puoi dare tanto amore. Questa è l’arma vincente di ogni situazione.
Quando finisce la notte
Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno.
“Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?”.
“No”, disse il rabbino.
“Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?”.
“No”, ripeté il rabbino.
“Ma quand’è, allora?”, domandarono gli allievi.
Il rabbino rispose: “E’ quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore”.
“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli” (Martin Luther King).
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