XI domenica del tempo ordinario

Gesù, narratore di parabole, sceglie sempre parole di casa, di orto, di lago, di strada: parole di tutti i giorni, dirette e immediate, laiche. Racconta storie di vita e le fa diventare storie di Dio, e così raggiunge tutti e porta tutti alla scuola delle piante, della senape, del filo d’erba, perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della natura coincidono; quelle che reggono il Regno di Dio e quelle che alimentano la vita dei viventi sono le stesse. Reale e Spirituale coincidono.

Accade nel Regno ciò che accade nella vita profonda di ogni essere. C’è una sconosciuta e divina potenza che è all’opera, instancabile, che non dipende da te, che non devi forzare ma attendere con fiducia. Gesù ha questa bellissima visione del mondo, della terra, dell’uomo, al tempo stesso immagine di Dio, della Parola e del regno: tutto è in cammino, un fiume di vita che scorre e non sta fermo. Tutto il mondo è incamminato, con il suo ritmo misterioso, verso la fioritura e la fruttificazione. Il paradigma della pienezza regge la nostra fede. Mietiture fiduciose, abbondanti. Gioia del raccolto. Sogni di pane e di pace. Positività.

Il terreno produce da sé, per energia e armonia proprie: è nella natura della natura di essere dono, di essere crescita. È nella natura di Dio. E anche dell’uomo. Dio agisce in modo positivo, fiducioso, solare; non per sottrazione, mai, ma sempre per addizione, aggiunta, incremento di vita. Con l’atteggiamento determinante della fiducia!

Il terreno produce spontaneamente. Non fa sforzo alcuno il seme, nessuna fatica per il terreno, la lucerna non deve sforzarsi per dare luce se è accesa; il sale non fa sforzo alcuno per dare sapore ai piatti. Dare è nella loro natura. È la legge della vita: per star bene anche l’uomo deve dare. Quando è maturo infine il frutto si dà, si consegna, espressione inusuale e bellissima, che riporta il verbo stesso con cui Gesù si consegna alla sua passione. E ricorda che l’uomo è maturo quando, come effetto di una vita esatta e armoniosa, è pronto a donarsi, a consegnarsi, a diventare anche lui pezzo di pane buono per la fame di qualcuno. Nelle parabole, il Regno di Dio è presentato come un contrasto: non uno scontro apocalittico, bensì un contrasto di crescita, di vita. Dio viene come un contrasto vitale, come una dinamica che si insedia al centro, un salire, un evolvere, sempre verso più vita. Quando Dio entra in gioco, tutto entra in una dinamica di crescita, anche se parte da semi microscopici:

Dio ama racchiudere
il grande nel piccolo:
l’universo nell’atomo
l’albero nel seme
l’uomo nell’embrione
la farfalla nel bruco
l’eternità nell’attimo
l’amore in un cuore
se stesso in noi.

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