XI dom del tempo ordinario

Il brano di vangelo di oggi narra di Gesù che prima di raccontare le due parabole inizia con una richiesta di “attenzione”, inizia cioè a raccomandarci di metterci in sintonia profonda con quanto andrà a raccontare, pena incomprensioni e confusione mentale di cui ognuno sarà responsabile. Come dire che a chi ascolta con attenzione verrà dato di capire qualcosa in più, mentre a chi ascolta distrattamente toccherà il curioso destino di capire ancor meno.

Quindi l’attenzione profonda è quella che consente di capire oltre la superficie delle metafore usate da Gesù nelle sue parabole.

Curioso notare che la parola parabola e la parola diavolo hanno una comune radice etimologica nel verbo della lingua greca “paraballein” (da cui parabola) che significa andare oltre il racconto per accedere al suo significato profondo, e nell’altro verbo della lingua greca “diaballein” (da cui diavolo) che significa separare, dividere e che, quindi, applicato alla parabola potrebbe significare di separare il racconto parabolico dal suo significato e quindi non capirlo.

Se ne deduce che “ascoltare distrattamente” potrebbe essere l’anticamera della tentazione, se non una tentazione vera e propria.

Detto ciò veniamo a cercare di cogliere uno dei possibili significati delle due parabole che hanno in comune di veder paragonato il Regno di Dio ad un seme, un seme di grandezza normale e uno di piccolezza assoluta.

Quello che ci pare di cogliere immediatamente è la sottolineatura dell’atteggiamento del seminatore. Un atteggiamento di totale fiducia nel seme (che cresce e si sviluppa “senza che egli sappia come”) e di paziente attesa del tempo della raccolta.

Il primo insegnamento che ne deriva è quindi quello di non affannarsi o dannarsi l’anima nel tentativo di volerla salvare, ma di lasciar fare allo Spirito in totale abbandono, serena fiducia e paziente attesa della maturazione del seme in frutto. Nessuna agitazione, frenesia, ansietà deve quindi caratterizzare la testimonianza del vangelo. “L’agitazione è la maledizione del mondo” scriveva San Pio da Pietrelcina.

Il secondo insegnamento ce lo offre il dettaglio relativo al seme di senape, il più piccolo fra tutti i semi. Potrebbe suggerire, questo riferimento alla estrema piccolezza del seme di senape, di non scoraggiarsi della piccolezza o addirittura invisibilità (penso ai monaci, agli eremiti, alle claustrali) del proprio testimoniare, ma di tirare avanti e perseverare con il sorriso del cuore e la quiete dell’anima.

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