XII domenica del tempo ordinario
Nel Vangelo è custodito un promemoria che ritorna come un messaggio affettuoso e particolarmente caro a Gesù. E’ un verbo destinato a ciascuno di noi, ad ogni comunità, all’uomo che si trova immerso nella prova o nella tentazione della sfiducia: “Non abbiate paura, non abbiate paura”. Sembra che Gesù, conoscendo la nostra fragilità e la nostra propensione a tirarci indietro davanti alle difficoltà, ci incoraggi senza stancarsi.
Gesù ci affianca per sostenerci, per stimolarci ad andare avanti, per sfidare le prove della vita dei credenti.
Non si stanca, quindi, di ripeterci sempre: “Non temete!”.
La consolazione e la forza racchiusa in questo verbo è così efficace, da rappresentare una certezza per chi annuncia il Vangelo. Racchiude un richiamo deciso a fidarci di Dio e allo stesso tempo un atto di fiducia nelle nostre persone.
Fidarci di Dio è sempre un atto che coinvolge anche la nostra responsabilità e la nostra disponibilità ad ascoltarlo. Quando Gesù ci dice: “Non temete”, non vuol dire: “ State tranquilli perché penso a tutto io”. Vuole dirci: “Ho ricolmato la vostra persona di doni, di qualità, di risorse capaci di sormontare ogni ostacolo. Poi non siete mai soli nella lotta perché Io sono con voi. Non vi abbandono mai. Fidatevi quando vi dico: Non temete”.
Chi può farci paura? Gli uomini che tramano di uccidere il nostro corpo? Noi dobbiamo rifuggire da coloro che possono uccidere la nostra anima; che possono precipitare il corpo e l’anima nella distanza oscura dell’inimicizia con Dio.
Capiamo con chiarezza l’insistenza di Gesù: “Non abbiate paura, non abbiate mai paura, ad annunciare il Vangelo, la vostra adesione al Vangelo, il vostro amore per me e per il Vangelo alla luce del giorno, dalle terrazze. Abbiate il coraggio della testimonianza a qualsiasi costo. Non avete nulla da temere io vi ho reso forti, ho reso il vostro volto duro come il bronzo”.
Se Dio è con noi, chi può essere contro di noi? Siamo davvero una comunità di beati ad avere un Dio così vicino, pronto a confondersi nella mischia della nostra vita, pur di rendere credibile il Vangelo che annunciamo e viviamo.
Gesù non scappa dalla nostra esistenza. Ha imparato questo dal Padre. Quello che ha imparato ci trasmette. Cosa valgono due passeri? Eppure Dio si prende cura di loro. Dio ha contato i capelli del nostro capo. Nessuno di essi cade senza che Lui lo voglia.
Noi valiamo più di molti passeri. Questa è la ragione per cui non dobbiamo avere mai paura. La forza del Vangelo di Gesù è talmente irresistibile che possiamo annunciarlo davanti agli uomini senza mezze misure, senza fughe, senza finzioni, senza pigrizie, sfidando una mentalità ostile.
Il frutto di questa forza e di questo coraggio è il riconoscimento che Gesù stesso farà di ciascuno di noi davanti al Padre. Se per paura scegliamo una misura avara nell’amore, siamo come il sale che ha perso il sapore: deve essere solo buttato via. O siamo come la luce nascosta. E’ inutile, inefficace. Tanto vale tenerla accesa.
La Parola che Gesù propone alle nostre comunità e alle nostre persone è una parola per coraggiosi, per credenti appassionati, per discepoli decisi, per amici che non tradiscono mai l’amore verso il Maestro.
Le nostre comunità, attraversano momenti oscuri, a volte: ci spaventa il piccolo numero, ci spaventa anche la nostra mediocrità, ci spaventa l’ostilità di un mondo che rema contro.
Non possiamo tirarci indietro, l’amore ci spinge. L’amore ci aiuta a comprendere che, in mezzo a tanta cattiveria che circonda l’uomo, c’è anche tanto amore silenzioso e sofferente che è come il pizzico di lievito che lentamente e nascostamente dà sapore alla pasta.
Noi siamo questo piccolo gregge, come lo chiama Gesù. Non dobbiamo temere. Non dobbiamo avere paura.
Gesù, Uomo nuovo, ha già sconfitto il peccato del vecchio Adamo. Ha fatto di noi una cosa nuova. Questa è la Chiesa della speranza. Questa è la Chiesa che parla all’uomo. Questa è la Chiesa dei valori irrinunciabili. Questa è la Chiesa che non fa silenzio, anche se molti cercano di soffocarne la voce.
Oggi come ieri, le nostre comunità radunate si ritrovano, come se fossero disorientate e incapaci di fiducia. Devono solo ripetersi la parola d’amore di Gesù: “Non temete, non abbiate paura. Il Padre vostro vi tiene fra le mani. Il Padre vostro ha chiesto a me, suo Figlio, di rimanere con voi sempre”.
Gesù, cosa provi quando vedi le nostre comunità vacillanti, impaurite o terrorizzate? Ti sentirai talmente deluso da dover ripetere anche a noi il rimprovero, amoroso e forte, rivolto ai dodici nel furore della tempesta: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.
Oggi, Gesù, vedi di nuovo le nostre esitazioni, devi lottare col nostro scoraggiamento e gridi: “Non temete, non abbiate paura”.
Tu, Gesù, conosci le nostre persone deboli, le nostre comunità vacillanti e incerte. Tu vedi le nostre scelte spesso troppo mondane, lontane dai tuoi modi di pensare.
Tu, Gesù, conosci la causa delle nostre paure, dei nostri tentennamenti, delle nostre resistenze. Conosci le nostre esperienze povere. Abbiamo bisogno che cammini accanto a noi e per diventare di nuovo, senza stancarti, il terapeuta paziente dei nostri complessi, delle nostre valutazioni errate, delle nostre frustrazioni.
Gesù, non ti stancare con noi. Indicaci la strada della guarigione: un percorso obbligato lungo il quale inciampiamo nella tua persona. Non possiamo schivarti. Non è buon segno schivarti.
Abbiamo capito, Gesù, che nell’incontro, faccia a faccia, vuoi dirci ancora una volta: “Non abbiate paura. Il Padre vi ama. Voi state a cuore al Padre”. Ci metti nella condizione di essere nuovi.
Ci chiedi di fidarci solo di te. Di Te, Gesù, che sei e rimani l’unica nostra certezza.