XIX domenica del tempo ordinario

Domenica scorsa abbiamo riflettuto sul mistero della trasfigurazione di Gesù; poco prima il Signore aveva interrogato i Dodici su cosa pensassero di Lui; a nome di tutti Pietro aveva dichiarato: 
Tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivente!”Una proclamazione solenne, segno di una fede, quella dell’apostolo, (in apparenza) certa ed incrollabile… tanto da meritarsi una promozione sul campo:
“Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne, né il sangue te l’hanno suggerito, ma lo Spirito Santo! e io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli: tutto quello che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli; e tutto quello che legherai sulla terrà sarà legato
anche nei cieli!”.

Ma eccolo qui, con gli Undici, sulla barca in balia delle onde, in preda al terrore… non tanto perché il mare era agitato dal vento contrario; ma perché vedeva il suo Signore avanzare verso di loro camminando sulle acque. “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque.”. 
Dov’è finita quella fede che lo aveva ispirato a proclamare la divinità del suo Signore?
Brutta bestia la paura! E proprio quando abbiamo paura, la fede vacilla, lasciando il posto alla tentazione. La domanda di Pietro – “Signore, se sei tu, comandami…” – è la stessa domanda che il diavolo rivolge al Nazareno nel deserto… una domanda che è anche una sfida a provare la Sua identità… Sfida alquanto maldestra, quella di Pietro, ai limiti del grottesco: “Comandami di venire verso di te camminando sulle acque!”. La risposta di Gesù è altrettanto grottesca – “Vieni!” -… La fine della storia la conosciamo…

Il primo Evangelista presenta il fatto avendo in mente la situazione della sua Chiesa, debole di fede e piena di paura. Tra i giudei da una parte e la politica dell’Impero certo non favorevole alle neonate comunità cristiane, dall’altra, la Chiesa riceve botte da destra e da sinistra, e fa acqua da tutte le parti; appunto, come una barca sballottata dai flutti del mare in tempesta. Ma Cristo corre in aiuto “camminando sulle acque”… del resto, non potrebbe essere diversamente! il figlio di Dio non ha certo paura dei venti contrari… è il Signore dell’universo, figuriamoci!!

Tuttavia i Dodici non credono abbastanza nella superiorità del loro Maestro sulla violenza degli elementi. Inutile invocare Dio!! Siamo nella disperazione più totale, quando non si crede più in niente e in nessuno, neppure in chi, fino ad un istante prima, si era mostrato nostro amico e salvatore. Brutta bestia la paura!

Anche questa vicenda, come la Trasfigurazione, verosimilmente fa parte delle cosiddette apparizioni post pasquali; molti esegeti propendono per questa tesi, anche se c’è chi ipotizza un episodio drammatico vissuto dagli Apostoli durante una delle tante traversate del lago di Tiberiade, uno specchio d’acqua notoriamente infido, spesso agitato dai violente perturbazioni, a causa delle quali molti pescatori non avevano più fatto ritorno alle loro famiglie…

Comunque siano andati i fatti, si tratta indubbiamente di una rivelazione di Cristo, apparso ai discepoli nello splendore della sua gloria divina.

Denso di valore simbolico è il fatto di Pietro che, anche lui, cammina sulle acque: rappresenta la Chiesa che confessa Cristo risorto, e tuttavia barcolla tra fede e incredulità. La professione di fede di Pietro, con la quale si conclude questa movimentata pagina di Matteo, merita tutta la nostra considerazione: “Tu sei veramente il figlio di Dio!”. Non importa se Pietro ha mancato di fede davanti al suo Maestro… Ciò che conta è che Cristo non gli ha voltato le spalle, ma lo ha tratto in salvo e, con lui, tutti gli altri.

Nella sua seconda lettera all’amico Timoteo, Paolo dichiara: “Se moriamo con Cristo, vivremo anche con lui. Se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo. Se lo rinneghiamo anch’Egli ci rinnegherà. Se noi manchiamo di fede, Egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.” (2,12-13).

Tanto Matteo che Paolo scrivono a comunità che stanno attraversando la prima tragica stagione delle persecuzioni. L’invocazione di Pietro: “Signore, salvami!”, rappresenta allora l’unica via di salvezza: riporre ogni speranza in Dio. Il Signore non volta le spalle a nessuno. Siamo noi che gli voltiamo le spalle, mancando di fede, riponendo aspettative ed illusioni in ciò che non è Dio.

Ma – non lo ripeteremo mai abbastanza – nonostante le nostre infedeltà, le nostre cadute, i nostri tradimenti, Dio rimane fedele. La fedeltà assoluta è una Sua prerogativa.

Come potrebbe essere Amore infinito se reagisse ai nostri meschini e capricciosi abbandoni, abbandonandoci a sua volta?

Devo confessarvi che anch’io mi sono lasciato distrarre dai risvolti drammatici del racconto, rischiando di sorvolare sulla conclusione, che rappresenta invece la parte più importante, il vero messaggio da cogliere e da realizzare: Pietro cammina sulle acque come Gesù, ma non per potenza propria. Il suo potere non è suo, ma dipende unicamente dalla parola del Signore: “Vieni!”. La sua forza sta tutta nella fede. Aggrappato a questa fede il discepolo può addirittura ripetere gli stessi miracoli del suo Signore, camminando financo sull’acqua. Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.” (Lc 17,6).

Ma se la fede si incrina, allora il discepolo torna ad essere facile preda delle forze del male e soccombe nella tempesta. Dopodomani celebreremo colei che è per tutti il modello perfetto della fede, Maria Santissima Assunta: Lo Spirito Santo accresca in noi la fede; perché le persecuzioni in odio al Cristo non sono finite…

Scarica Foglietto Avvisi Settimanale

Stampa Articolo Stampa Articolo

Articolo precedente

Trasfigurazione del Signore

Articolo successivo

XX domenica del tempo ordinario