XVI domenica del tempo ordinario
Nel Vangelo di questa domenica ci vengono presentate le parabole raccolte da Matteo nel capitolo tredicesimo. Gesù nelle sue parabole (oscure alla folla ma spiegate in disparte a chi vuol capire) fa ricorso a delle immagini di vita concreta. Nella parabola della zizzania possiamo dare una chiave di lettura doppia.
Parlando ai discepoli che gli chiedono il senso della parabola Gesù dice che il campo è il mondo, il grano buono è stato piantata da Lui e la zizzania dal diavolo. «Vuoi che andiamo a togliere la zizzania?» domandano i servi al padrone. La risposta è perentoria: «No, perché rischiate di strapparmi spighe di buon grano!». Come è diverso lo sguardo di Dio dal nostro! Lui non è certo cieco al male, ma valorizza, mette in primo piano, il bene che vi è in mezzo al male. Gesù ci invita a guardare il buon grano che cresce piuttosto che guardare solo la zizzania. Quante volte noi perdiamo il tempo a guardare più le cose che non vanno nel mondo, nella stessa chiesa, diventando “uccelli del malaugurio” piuttosto che guardare e valorizzare tutto il bene che vi è spesso nascosto perché fa più audience il male. In fondo ci piace nutrirci, guardare, ascoltare più le cose brutte che quelle belle. Non siamo forse spesso pessimisti? Beh, un cristiano pessimista non vedo come possa incendiare di speranza, di ottimismo, i cuori delle persone che incontra! E così vorremo con spirito apocalittico distruggere tutto e tutta la zizzania che noi vediamo. Ma ogni cristiano vero cammina nella speranza che la tanta zizzania, cioè le tante persone che vediamo intorno a noi, possano cambiare diventando grano!
Quante volte abbiamo assistito a cambiamenti, a conversioni di persone che dal buio sono passate alla luce, dal peccato alla grazia. Quante testimonianze abbiamo di persone che in passato hanno vissuto nell’egoismo e poi sono giunte fino a dare la vita per gli altri! Come non pensare a tutti i pubblicani e peccatori che Gesù ha incontrato e chiamato, compreso qualche apostolo. Il cammino cristiano non parte dalla perfezione ma in modo graduale si avvicina sempre più al Signore, in un cammino comunque mai veramente compiuto.
«L’atteggiamento del padrone è quello della speranza fondata sulla certezza che il male non ha né la prima né l’ultima parola. Ed è grazie a questa paziente speranza di Dio che la stessa zizzania, cioè il cuore cattivo con tanti peccati, alla fine può diventare buon grano. Ma attenzione: la pazienza evangelica non è indifferenza al male; non si può fare confusione tra bene e male! Di fronte alla zizzania presente nel mondo il discepolo del Signore è chiamato a imitare la pazienza di Dio, alimentare la speranza con il sostegno di una incrollabile fiducia nella vittoria finale del bene, cioè di Dio» (Papa Francesco).
Ma non vi è solo la zizzania che sta intorno a noi e che spesso vediamo più facilmente, vi è anche quella nel nostro cuore. Padre Giovanni Vannucci, uno dei massimi mistici del ‘900, diceva: «il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme e assediato da erbacce; una zolla di terra dove intrecciano le loro radici, talvolta inestricabili, il bene e il male». Vediamo qualche germoglio di bene, ma spesso il male sembra prendere il sopravvento nella nostra vita. Spesso ci scoraggiamo, pensiamo di non essere in grado di cambiare su certi aspetti, a volte si diventa così pessimisti da giungere anche alla disperazione. Ma «la parabola ci invita a liberarci dai falsi esami di coscienza negativi, dallo stilare il solito lungo elenco di ombre e di fragilità, che poi è sempre lo stesso. La nostra coscienza chiara, illuminata e sincera deve scoprire prima di tutto ciò che di vitale, bello, buono, promettente, la mano viva di Dio ha seminato in noi: il nostro giardino, l’Eden affidato alla nostra cura» (Enzo Bianchi).
Coraggio dunque, camminiamo, non perdiamo mai la speranza perché la speranza non delude mai!