XVII domenica del tempo ordinario
La Parola di Dio ci regala pagine di una lucentezza abbagliante. Aprono squarci semplici e profondissimi di sapienza che scompigliano in profondità i nostri modi di pensare, le nostre abitudini mondane, e ci orientano decise verso il cuore di Dio.
Se Dio ci chiedesse: “Chiedimi ciò che vuoi?”, noi cosa risponderemmo? Quali sarebbero i desideri che affiorerebbero d’istinto alla nostra mente?
Non lasciamo cadere questa piccola provocazione; diamole l’importanza che merita per la nostra vita.
Chissà quante volte il Signore incontrandoci, ci ha chiesto di esprimergli i nostri desideri, le nostre aspirazioni, i nostri bisogni, le nostre priorità. Dovremmo fermarci a scavare dentro il nostro cuore per scoprire le risposte che sono emerse dalla profondità dei nostri desideri.
Dio chiede a Salomone: “Chiedimi ciò che vuoi”. Salomone da una risposta straordinaria, fuori del comune per un re, al di sopra di ogni visione di potere. Il giovane re si mette davanti a se stesso e riconosce i limiti che lo segnano: “Io sono solo un ragazzo e tu Signore mi affidi un compito immane. Non so come regolarmi. Il popolo che hai messo tra le mie mani è numeroso. Mi sento smarrito, mi sento inadeguato, mi sento bisognoso di tutto. Non ho esperienza, ho soltanto desiderio di obbedirti, Signore”. Dall’umiltà del cuore scaturisce una risposta generosa e autentica.
Se noi, discepoli di Gesù, appartenenti al popolo di Dio iniziassimo sempre le nostre preghiere di domanda dal prendere atto dei limiti che ci ridimensionano, forse raggiungeremmo quella luce che ci permette di intravedere le strade giuste.
Consapevole della sua povertà, il giovane re domanda una cosa sola: “ Signore concedi al tuo servo un cuore docile. Concedi un cuore aperto all’apprendimento della tua sapienza, concedi un cuore che sappia mettersi ai tuoi piedi per apprendere come si serve un popolo. Se mi dai un cuore docile saprò rendere giustizia al popolo, avrò appreso i criteri di valutazione che appartengono a te. Saprò distinguere il bene dal male, saprò indicare ciò che piace al tuo cuore e ciò che lo ferisce”.
Dio stesso rimane stupefatto da questa richiesta. Piace ai suoi occhi che il re scelto per il popolo non chieda ricchezze, potere, vittoria sui nemici; ma soltanto il dono del discernimento nel giudicare, alla luce della Parola del Signore.
Il Signore risponde alla sua maniera. Ricordate? Pietro gli aveva chiesto: “Signore abbiamo lasciato tutto, cosa ne avremo in cambio?”. Gesù aveva risposto: “Avrete il centuplo e il possesso del Regno”.
Dio dice al re: “Siccome mi hai chiesto le cose che contano, in particolare un cuore saggio e intelligente, riceverai da me ogni bene”.
E’ facile, alla luce di questa narrazione, comprendere le due parabole di Gesù. Sono semplicissime, piccole, ma così forti e coraggiose, così piene di splendore da rappresentare una vera novità per la nostra vita.
Noi stiamo cercando il Regno di Dio che Gesù ci ha promesso. Il Regno è Gesù stesso. Il Regno è la gioia del nostro cuore che vive come Gesù. Il Regno è la pace che Gesù dona al nostro cuore.
Il Maestro ci suggerisce quale deve essere il nostro atteggiamento davanti al Regno; quanto e come dobbiamo desiderarlo; quanto dobbiamo amarlo, e come dobbiamo cercarlo.
Gesù ci racconta che il Regno è come il tesoro nascosto in un campo. Un uomo lo trova. Vende tutto per acquistare il campo, per avere in eredità quel Regno, per sentire quel tesoro parte della sua vita, anzi, la sua vita.
Il Vangelo ci ricorda anche che un giovane buono attraversa le strade di Gesù. Gesù lo guarda in profondità e lo ama, poi gli svela il segreto del Regno: “Vuoi essere felice? Vendi tutto quello che hai e seguimi: io sono il Regno”. Quel giovane non ha il coraggio di una scelta così radicale perché era molto ricco di cose futili, passeggere. Si allontana dallo sguardo di Gesù col cuore oscurato dalla tristezza.
Proviamo a pensare una comunità che cerca il tesoro nel campo, ed è pronta a far diventare tutto secondario per quel tesoro, per il suo Signore. Brillerebbe dello stesso sguardo del Risorto. Diventerebbe irresistibile e non languirebbe più nella mediocrità.
Il Regno di Dio, cioè il Signore, è come una perla preziosa. Vale la pena vendere tutto per poterla acquistare. Le perle sono nel profondo del mare, se le vogliamo trovare dobbiamo tuffarci non una, ma due, cento volte, poi si fa trovare.
La vera Comunità del Risorto, è sempre pronta a vendere i mille nostri progetti umani, le idee che adora come infallibili, un pezzo di potere vanaglorioso e passeggero per acquistare la perla. Per mettersi decisa sulla strada del Regno, sulla strada di Gesù.
Gli uomini e le donne che ci circondano hanno fame e sete del Signore. Solo noi possiamo appagare questa fame ed estinguere questa sete. Ad una condizione: che nella nostra vita si intraveda l’esperienza di persone che si sono giocate tutto per il Signore e vanno povere ai fratelli, portando solo l’infinita, inestimabile ricchezza di Gesù.
Perché riusciamo ad essere questo fuoco che cammina in una umanità smarrita, siamo chiamati ad apprendere, come discepoli dello Spirito di Dio, la capacità di discernere tra una pescagione buona e una cattiva, e trarne le conclusioni.
Dobbiamo avere dentro di noi la memoria di tutta la storia della salvezza che è come uno scrigno dal quale l’uomo sapiente, una comunità illuminata, sa trarre cose nuove e cose antiche.
Tutto il bene possibile. Il Regno che l’umanità attende.
Gesù, quante volte ci siamo trovati a scavare con le mani la terra oscura per cercare il tesoro che ci appagasse.
Quando abbiamo compreso che il tesoro eri Tu, che Tu eri il Regno, abbiamo fatto la scelta radicale, acquistare tutto il campo. Questa generosità piace molto a te, Gesù. se non la facessimo, avresti difficoltà a riconoscerci.
Nel tuo campo non ci sono tesori che la ruggine consuma, non ci sono tesori per una stagione. Tu, Gesù, ci doni solo tesori definitivi. Tu, Gesù, ci doni la Tua Persona. Talvolta ci fa paura la profondità del mare. In quei segreti si nascondono meraviglie incredibili e pericoli incombenti.
Gesù, di che cosa dobbiamo avere paura se nelle nostre immersioni, se nella verifica dei nostri cuori, se nella ricerca dell’autenticità di noi stessi sappiamo che troveremo Te, la perla preziosa, l’unica capace di far diventare le nostre comunità un bene inestimabile per tutti?
Gesù, donaci la grazia urgente della docilità del cuore, del discernimento, della capacità di valutare con giustizia e rettitudine non perché noi siamo migliori di tutti, ma perché ci sentiamo giovani e inesperti, bisognosi di Te e bisognosi delle ricchezze degli altri.
Gesù dobbiamo scegliere Te, solo Te. Gli altri sapranno vedere nella nostra vita la tua vita.