XXII domenica del tempo ordinario
Può accadere che dopo aver ricevuto una promozione, un titolo o addirittura le chiavi di un regno, come accade oggi a San Pietro nel Vangelo, ci si monti la testa!
Chi ha la testa “montata” notoriamente tende a sopravvalutarsi e, se le cose gli vanno bene, comincia a pensare che tutto, compreso la legge e la sapienza, è dalla sua parte, che nulla gli è impossibile. Pietro, nel Vangelo di domenica scorsa, pericope precedente a quella di questa domenica, aveva ricevuto addirittura le chiavi del Regno dei cieli, dopo aver apertamente riconosciuto che Gesù è il Cristo, figlio del Dio vivente, cioè colui che è mandato da Dio per dare la salvezza, la vita eterna agli uomini. Dopo pochissimo dalla sua “elezione” a clavigero e fondamento della Chiesa stessa di Gesù, Pietro smette di ascoltare Gesù, proprio mentre Gesù comincia a parlare di come, nel piano di Dio, egli realizzerà la Salvezza degli uomini, di come il suo futuro arrivo a Gerusalemme sarà l’epilogo, ma anche la realizzazione, della sua missione.
Una volta smesso di ascoltare la Parola -e la Parola stessa è Gesù in persona!- Pietro si chiude nelle sue misere considerazioni, forte del fatto che quella sua “elezione” a capo del popolo dei salvati gli dia anche il diritto di poter correggere il piano di Dio e adeguarlo al suo misero pensiero, ai suoi miseri piani. In pochi minuti da ispirato direttamente dallo Spirito Santo passa ad essere addirittura fonte di ispirazione delle decisioni di Dio, di più, colui che addirittura corregge il piano di Dio – che riteneva evidentemente sbagliato!- sino a riprendere Gesù pubblicamente su quello che annunciava! È l’errore che commettono di continuo gli uomini: pensare che Dio realizzi i loro piani e dimenticarsi che è ciò che Dio fa per gli uomini la cosa giusta in assoluto. Dio sceglie la via della croce, della sofferenza, del nascondimento, del rifiuto della popolarità, soprattutto sceglie di amare infinitamente su questa sua via, rivelando apertamente e senza dubbi che questa strada deve essere percorsa da chi aspira alla vita eterna, al dono di salvezza.
Gli uomini solitamente pensano che Dio si adegui ai loro pensieri, ai loro piani, ingannandosi di essere loro stessi Dio, consumando così uno dei peccati più orribili: l’idolatria di se stessi! È il peccato per eccellenza dell’”avversario”, di satana, come Gesù, senza peli sulla lingua, chiamerà Pietro, un peccato talmente sottile e pernicioso che non basta aver fatto la professione di fede nel Cristo, né essere stati riconosciuti da Cristo stesso come “ispirati” dallo Spirito Santo. Nessuno dovrebbe sentirsi al sicuro da questo peccato!
Cosa portiamo a casa da questo Vangelo? Ci portiamo la considerazione che se anche dovessimo fare la cosa più santa secondo Dio non dovremmo mai attribuircene il merito, soprattutto la grazia, dobbiamo stare ben attenti a non cadere nella superbia di pensare di poter dire a Dio quello che deve fare e come deve salvarci. Dovremmo allenarci coltivando l’umiltà e la docilità di cuore, accettando serenamente che le croci purifichino i nostri pensieri e ci aprano la strada del vero amore. Dovremmo mantenere vivo l’ascolto della Parola senza avere la pretesa di possederla, senza mai stancarci di esserne discepoli. Dovremmo liberarci da ogni forma di protagonismo e ansia di potere, ricordandoci che il solo potere che ci viene concesso è quello del servizio, la sola poltrona che possiamo occupare è la croce, la stessa “poltrona” da cui Gesù stesso ancora oggi salva ogni uomo!
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