XXV domenica del tempo ordinario

Una parabola un po’ difficile da interpretare. Ma ciò che appare evidente è che l’amministratore infedele ha saputo, sotto l’urgenza della situazione, provvedere in fretta, con scaltrezza e con furbizia, al suo avvenire. Tutto è male quello che ha fatto, ma il rimedio rapido e drastico adottato è una lezione per chi ascolta l’annuncio del regno di Dio.

Si parla di iniqua ricchezza, causa di tante ingiustizie. Lo possiamo applicare alla realtà che constatiamo ogni giorno. Ai suoi discepoli Gesù vuol far capire che il denaro è pericoloso. Gesù continua a mettere in guardia i credenti dal pericolo delle ricchezze, invita a farsi un tesoro nei cieli dandole in elemosina, esorta ad amministrare il denaro in maniera saggia, con una sana furbizia, quella dei figli della luce. Che rapporto ho coi soldi? Che uso ne faccio? Mi chiudono in me stesso o nelle mie prospettive mondane o nei miei vizi o in miraggi di grandezza oppure mi aprono all’amore, ad un senso alto della vita, alle prospettive della solidarietà, della giustizia, della rettitudine di coscienza?

Se penso all’eternità, alla quale devo prepararmi, cosa mi servono i soldi? Nelle parabole della vigilanza, dei talenti, del giudizio sulla carità come si collocano? Certo: la famiglia, il futuro, la cura della salute, una vita dignitosa… tutte cose giuste. “Non potete servire a due padroni, non potere servire Dio e la ricchezza”, afferma Gesù. Ma poi dobbiamo ricordare quando Gesù dice: “Che cosa serve all’uomo guadagnare anche il mondo intero, se poi perde l’anima”.

La tentazione dell’attaccamento ai soldi c’è per tutti, c’è sempre. Ha inquinato e rovinato tante società, ha inquinato e in certi momenti ha rovinato anche la vita della Chiesa. Papa Francesco nell’Evangelii gaudium dice con forza: “No ad una economia dell’esclusione, no alla nuova idolatria del denaro, no ad un denaro che governa invece di servire…”

Per fortuna, ci sono stati e ci sono persone e famiglie che hanno scoperto e hanno vissuto la grazia della semplicità, della virtù della povertà, dell’amore pieno, gioioso e libero a Dio e ai poveri. Io penso in questo momento a S. Francesco o ad Annalena Tonelli, martire in mezzo ai poveri, a famiglie che hanno criteri alternativi di vita nelle missioni o nelle case-famiglia…

Quando si parla dei poveri bisogna essere molto concreti, come è concreta e tragica la loro miseria. Non vorrei limitami a qualche bella parola o a qualche disquisizione sull’interpretazione della parabola. Non è questo che vuole Dio e neanche voi volete questo.

Parlando dei poveri, ripenso ad alcune notizie serie di questi giorni: “I DIMENTICATI. Tra Siria e Giordania 75mila profughi sono bloccati nel deserto sena cibo, tra la vita e la morte. La loro fuga si è arenata lì, in quella terra di nessuno. E stanno morendo uno dopo l’altro. Non ricevono più cibo da due mesi. L’ultima volta gli aiuti sono stati lanciati con una gru, poi più nulla. Le immagini satellitari, le uniche possibili, mostrano cimiteri improvvisati all’interno dei campi”. I politici, gli Stati vanno avanti a forza di pronunciamenti, interessi, compromessi, lasciando peggiorare sempre più la situazione o peggiorandola essi stessi.

Seguo con apprensione le tendopoli soprattutto di Amatrice, dove sono stato, allagate e in mezzo a tanto fango a causa dei violenti temporali e delle nuove scosse, in una situazione indescrivibile per quelle persone superstiti, in gran parte anziani. Così è necessario pensare con amore, vera compassione, struggimento di cuore alle tante situazioni dei poveri, vicini e lontani. E vivere, muoversi, agire con fiducia, perché tanta gente sta costruendo la pace, la giustizia, il bene e noi dobbiamo metterci su questa strada.

Papa Francesco è molto chiaro e coraggioso quando parla dell’inclusione sociale dei poveri: Ci invita ad ascoltare il loro grido di fronte a Dio, ad essere fedeli al vangelo, per non correre invano (cioè a costruire la vita senza senso e a rovinarla per l’eternità), a cercare il posto privilegiato dei poveri.

Vogliamo pensare queste cose con la sincerità di Annalena: “Ho scelto di vivere povera, ma povera come loro, come quelli a cui dedico tutta la mia vita, non sarò mai”.

Il profeta Amos pronuncia queste parole del Signore: “Ascoltate, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese…”

“Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero, perché noi potessimo diventare ricche per la sua povertà”, scrive S. Paolo.

Stampa Articolo Stampa Articolo

Articolo precedente

XXIV domenica del tempo ordinario

Articolo successivo

XXVI domenica del tempo ordinario