XXV domenica del tempo ordinario
“Dio, non è giusto!!”
Ci capita mai di pensarlo o addirittura dirlo apertamente quando succede qualcosa di terribile nella nostra vita o attorno a noi, e ci sembra che Dio non abbia agito come a noi sembrava giusto?
Se è Dio che è davvero il padrone del mondo, a noi non sembra giusto che accadano tragedie che colpiscono innocenti, e non ci sembra giusto che chi commette errori contro altri non sia giustamente punito. Come padrone del mondo davvero Dio sembra proprio fallimentare…
La parabola del Vangelo sembra davvero essere una irritante giustificazione verso le ingiustizie lavorative, di cui vediamo molti esempi anche oggi: salari bassi a chi lavora tanto e paghe da favola a chi fa poco o addirittura ruba. Non è giusto! Ma anche Dio è proprio così, un padrone ingiusto?
Ancora una volta però Gesù non ci vuole parlare di lavoro e salari, ma attraverso un esempio dai colori forti vuole fare il suo “lavoro”, che è quello di smontare la nostra idea sbagliata di Dio, che nonostante siano passati 2000 anni da Gesù, ancora oggi condiziona il nostro rapporto con Lui e di conseguenza tra noi, fatti a sua immagine!
Dio è davvero un padrone strano, che come quello della parabola sembra più interessato ai lavoratori che al lavoro da fare. Non vuole che nessuno sia senza lavoro e rimanga inattivo, senza salario e quindi senza futuro. È un padrone buono che però non viene capito immediatamente dai suoi lavoratori, specialmente i primi che ha preso a giornata. Con loro ha fatto un patto chiaro e non li vuole “fregare”. Ma sembra proprio che non questi ultimi non abbiano capito che questo padrone non è come gli altri, cioè orientato solo ai propri interessi economici, ma il suo interesse vero è quello che ognuno abbia qualcosa, anche gli ultimi arrivati, che la sfortuna, le situazioni sbagliate della vita, le scelte errate loro o di qualcun altro li ha portati alla fine della giornata alla soglia della disperazione. Per questo padrone non ci possono essere disperati, ma anche agli ultimi dà una opportunità e li mette insieme ai lavoratori radunati durante tutta la giornata. Il lavoro di questo padrone è quello di radunare e creare unità. Ma l’invidia corrode il cuore dei primi lavoratori, incapaci di mettersi nei panni degli ultimi e tanto meno nella mentalità del padrone. L’invidia crea fratture, giudizi, cattiverie e divide la comunità. L’invidia non fa vedere la bontà che si manifesta nelle scelte apparentemente ingiuste di questo padrone.
Gesù parla di se stesso e di Dio, di cui è l’immagine perfetta (Figlio di Dio). Dio è questo padrone dal cuore di padre, che ama gli operai e li tratta da figli. Un padre non ama il primo figlio più dell’ultimo, e non calcola il suo amore in base ai risultati. Dio non è ingiusto, ma buono! E la bontà si comprende non facendosi accecare la mente il cuore dalle invidie, dai giudizi, dall’egoismo. Difficile capire la bontà se non si cerca di essere buoni e generosi. E la bontà di Dio contagia la nostra se ci lasciamo contagiare.
Gesù è proprio Dio stesso che si è fatto ultimo e povero perché capissimo che Dio è un padrone-padre e non un padre-padrone.