XXXII domenica del tempo ordinario
Il vangelo di Luca di questa XXXII domenica del tempo ordinario ci presenta una questione di non poco conto, rispetto alla domanda posta a Gesù da un gruppo di sadducei che come dice il testo non credevano alla risurrezione e pertanto la pongono una domanda molto seria, mettendola sul ridico. Quando si tratta di affrontare un argomento molto serio come quella della vita, della morte e della risurrezione non si possono usare stratagemmi giuridici o terminologici per mettere in dubbio verità di fede.
I sadducei che interrogano Gesù sulla questione di una donna che aveva preso in sposi ben sette uomini, dai quali non aveva avuto discendenza (o per sterilità maschile o femminile) richiamano all’attenzione del maestro la norma del levirato, così come era stato codificato dalla legge mosaica. Cioè una donna sposata de non aveva figli da uno dei fratelli poteva e doveva sposarne il secondo, fino a quando non arrivava una discendenza, ovvero un figlio. In questo caso Gesù dà una risposta non risposta, in quanto non vuole mettere in discussione la norma mosaica, bensì vuole affermare una verità di fede fondamentale che è quella della risurrezione. Dio, infatti, ricorda, che è il Dio della vita e non della morte, come Cristo stesso ha testimoniato con la sua morte e risurrezione, evento da cui non si può prescindere per capire il grande mistero della vita oltre la vita. La fede nella risurrezione è attestata da vari testi biblici dell’Antico Testamento a partire dai sette fratelli Maccabei, che affrontano il fuoco e la morte, in quanto sono certi di una vita oltre la vita e per questo non rinnegano la fede dei propri avi.
I Sadducei, al contrario, non credono nella resurrezione. E’ gente di alto rango, appartenente alla borghesia sacerdotale di Gerusalemme, pochi ma influenti. Hanno talmente messo sul ridico la questione della resurrezione, da inventarsi un caso umanamente impossibile, come quello di sette fratelli che muoiono l’uno dopo l’altro sposando la stessa donna senza lasciare discendenza. Già il numero sette è simbolico, già il fatto che nessuno di questi uomini hanno dato un figlio a questa donna, già il fatto che la donna si sposa ben sette volte, rimanendo vedova ogni volta che muore uno dei fratelli la dicono lunga sul che binario i sadducei voglio porre la questione della risurrezione. Su binario della incredulità e dell’impossibilità che ci sia davvero.
Quindi, domanda quanto mai fuori luogo eppure nella loro ostinata idea di mettere in difficoltà il Maestro, la pongono al solo scopo di avere di cosa accusarlo.
E allora questa donna che praticamente ha sotterrato ben sette mariti nell’altro mondo, a chi andrà moglie? Modo di pensare all’umano e al materiale. Il cielo ha un’altra storia ed un altro cammino e un’altra realtà da vivere.
La reazione di Gesù, come al solito, è sorprendente. Egli si limita a utilizzare un metodo di “lettura globale” della scrittura con particolare riferimento a Mosè, al roveto che arde e non si consuma!”. Per dire che è così la vita di ogni essere umano. Non si spegne una volta venuta all’esistenza, in quanto la vita di ogni creatura umana è riflesso di Dio creatore. Siamo stati fatti ad immagine e somiglianza di Lui e di certo non possiamo finire per sempre in una fossa o un loculo da cui non risorgere mai più.
La vita futura, infatti, sfugge agli schemi mondani, non è un luogo di piaceri e soddisfazioni carnali, non ci si sposa e si fanno figli, in quanto il corpo mortale verrà trasformato in realtà ben diversa della vita terrena e temporale.
Si tratta di una vita divina che assomiglia a quella degli angeli! Una vita che appartiene e riguarda solo “quelli che son giudicati degni della resurrezione”, insinuando, così, l’idea che i suoi interlocutori non siano tra questi figli degni della risurrezione. Chi ci crede alla resurrezione, ne sarà degno. Chi crede che la vita dell’uomo finisce con la morte corporale, la sua vita finisce con la morte e con il sepolcro.
La nostra è la fede nella resurrezione non solo di Cristo, ma anche nella nostra risurrezione. Cristo è la primizia di noi fiori sbocciati, dopo di Lui, per l’eternità in una vita senza fine, immersa in Dio, eterna vita che dona la vita a chi crede nella vita, ama la vita e spera in una vita senza fine, come noi tutti pellegrini verso la Gerusalemme celeste.
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