XXXIII domenica del tempo ordinario
In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Tutto passa: la vita, gli eventi, le cose belle e le cose brutte. Di questa transitorietà ne sono testimoni i nostri smartphone, attraverso i quali cerchiamo di fissare i bei ricordi: foto, video, audio, perché sappiamo bene che niente è per sempre. Ti è mai successo di perdere una persona cara e sembrarti impossibile che essa se ne sia andata? In quel momento constati di persona come tutto, ma proprio tutto è di passaggio.
Anche il sole, la luna e le stelle che a noi sembrano per sempre, anche loro finiranno. senza bisogno di essere apocalittici, è nella natura delle cose create iniziare e finire. Una potenza sconvolta è una debolezza, un venir meno, un finire.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Questa decadenza delle cose, degli eventi e delle persone non ci deve deprimere o scoraggiare: santa Teresa d’Avila ci viene in aiuto, esclamando: “Niente ti turbi, niente ti spaventi. Tutto passa, Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio ha tutto. Dio solo basta”. Un cielo che finisce ci rivela Dio che rimane per sempre, presente nei nostri momenti belli e meno belli. Un sole e una che si oscurano fanno luce su Dio che raduna, raccoglie, accoglie: sta bene con noi, ci ama, siamo i suoi prescelti, tutti quanti (questo significa il termine “eletti”). Se tutto ha fine, l’amore di Dio per noi non finisce, e proprio quando tutto crolla, Lui si mette in viaggio, come fa la chioccia coi suoi pulcini, per metterli al sicuro, al caldo, vicini al suo cuore.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina.
Dopo il rigido inverno, la natura torna a germogliare e a dare i suoi frutti. Tra tutti, il fico è l’albero più precoce, che dà i suoi frutti prima ancora delle foglie. Dopo un grande dolore si è senza forze, provati e stremati, senza energie, Da quell’abisso ci raggiunge un raggio di sole che scalda le nostre ossa e ci invita a tornare in vita, a sperare ancora. L’estate, la bella stagione è vicina: quando tutto sembra finito, lasciati cogliere dal calore della vita che ritorna, stendi ancora i tuoi rami, e lascia che la linfa torni a fluire per compiere meraviglie.
Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
In questa situazione di transitorietà descritta dalle parole del Signore, possiamo ancorare la nostra fiducia a due colonne: Dio resta, e resta vicino. Don Tonino Bello ci rincuora: “Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo. Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. Coraggio, tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga”.
Egli è vicino, è alle porte: queste parole, che ci accompagnano precocemente nel tempo di Avvento, tempo di attesa, di desiderio e speranza, sono la sintesi della tua vita, quale che sia la stagione che stai vivendo, Dio è il Vicino, il Presente, Colui che ti dà appuntamenti al buio, il tuo buio, per renderlo luogo di luce, abitazione di amore, sorgente di pace, culla di una vita che sa rinascere, ogni giorno. La Sua mano è già sulla maniglia, eccolo, corrigli incontro.